La Casa dell'hockey

Le scosse di Cereda e un sollievo che non basta

Reduce dalla sofferta rimonta ai danni dell’Ajoie e dalle scelte radicali del coach (Pestoni in tribuna e Zwerger 13. attaccante), la formazione biancoblù dovrà alzare il livello domani sera contro il Friburgo
©KEYSTONE/GEORGIOS KEFALAS
Giacomo Notari
06.01.2025 21:22

Ha evitato la figuraccia, l’Ambrì Piotta. E non era scontato, considerando che dopo poco più di un quarto d’ora, domenica, in casa del fanalino di coda della National League, il tabellino indicava 3-0 per l’Ajoie. Il fatto che la squadra allenata da Luca Cereda sia riuscita a rimettersi in sesto e a portare a casa un risultato positivo non va sminuito, ma il successo ai supplementari non deve neppure occultare i diversi segnali di vulnerabilità e di insicurezza mostrati dai biancoblù sul ghiaccio di Porrentruy, sintomatici del periodo attraversato dalla squadra. «È però positivo vedere che, anche senza fornire le prestazioni migliori, siamo in grado di portare le partite a casa, - ha indicato André Heim dopo la vittoria nel canton Giura -. Sappiamo che ora arriva il momento della stagione nel quale il gioco si fa serio, e quindi dovremo batterci per tutto e contro tutti. Dobbiamo ripartire dallo sforzo collettivo prodotto contro l’Ajoie».

Tra (in)costanza e (s)fiducia

Sì, a livello di attitudine è sicuramente stato un altro Ambrì rispetto a quello visto contro il Langnau nella prima uscita del nuovo anno. Il contrario sarebbe però stato inaccettabile, a maggior ragione dopo un avvio di partita inguardabile come quello di domenica. «Prendere gol sul primo cambio ci ha fatto male e ci ha aggiunto tanta tensione nelle gambe, nelle mani e nelle teste, - ha ammesso Luca Cereda -. Siamo stati bravi a non mollare e a crescere pian piano che la partita andava avanti per poi portarla a casa». Non si lascia illudere, tuttavia, l’allenatore di Sementina. Il coach biancoblù è il primo ad ammettere che di questi tempi le prestazioni della sua squadra sono al di sotto di quanto ci si potrebbe attendere. O almeno che non sono all’altezza su tutto l’arco dei sessanta minuti.

Più che la fiducia, quello che ci manca ultimamente è la costanza
Luca Cereda, coach dell'Ambrì Piotta

La fragilità leventinese è di fatti nuovamente emersa contro l’ultima della classe di National League. E non solo durante il quarto d’ora iniziale, per intenderci. Il migliore in pista, dal 3-0 in poi, è infatti stato il subentrato Senn. Non proprio un segnale che inciti all’ottimismo, anzi, piuttosto un indicatore della poca fiducia che in questo momento sembra esserci tra le file dell’Ambrì Piotta. «Più che la fiducia, quello che ci manca ultimamente è la costanza, - analizza Cereda -. Sia sull’arco di una partita che tra una gara e l’altra. Ogni volta che abbiamo sentito qualcosa sotto i piedi siamo inciampati. Si tratta di rimanere con i piedi ben saldi per terra e di riuscire a tenerci sotto quello che abbiamo, senza pensare che nulla sia acquisito». Testa bassa e pedalare, come si dice in questi casi.

Le mosse del «Cere»

Quella di cambiare portiere dopo il terzo gol non è stata l’unica mossa radicale provata da Luca Cereda per dare una scossa alla propria squadra. Qualche minuto prima, subito dopo il 2-0 incassato in shorthand, il coach leventinese ci aveva già provato con un «time-out». Ancora prima dell’inizio della partita, a far discutere - e parecchio - erano invece state le scelte a livello di formazione, soprattutto con Pestoni finito in sovrannumero, ma anche con Zwerger schierato come tredicesimo attaccante. Come a dire: la situazione nella quale siamo non permette a nessuno di rilassarsi. «Non è una questione di mandare dei segnali in particolare, - ha commentato Cereda -. Da allenatore hai diverse mosse a disposizione per cercare di scuotere la tua squadra e per questa partita, sia prima che durante, ho cercato di usarle tutte. Siamo in un momento complicato a livello offensivo, quindi ho cercato di portare nuova linfa all’interno del gruppo. Ciò non vuol dire che Inti e «Zwergy» non restino pedine fondamentali per noi. Da qui alla fine del campionato avremo bisogno che portino la loro creatività, energia e quel pizzico di follia». In questo contesto, a esaltarsi sono quindi stati gli inattesi Tim Muggli, richiamato dal prestito a Coira qualche ora prima, così come anche Hedlund, al primo centro in assoluto in National League. I leader più attesi hanno dal canto loro scelto i minuti finali per indirizzare la partita in modo decisivo. Maillet, dapprima, con il pareggio in sei contro cinque a meno di due minuti dalla sirena. Kubalik, infine, con il gol vittoria nel supplementare. Sicuramente un modo positivo di chiudere una partita tutt’altro che indimenticabile, ma anche una conferma che il concetto di costanza avanzato da coach Cereda vale anche per i singoli. E, domani sera, contro un Friburgo tornato dalla vittoria alla Spengler con una tutt’altra linfa non basterà di certo una prestazione solo parzialmente convincente.

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