Per il Lugano è ossigeno, l’Ambrì Piotta cola a picco
È del Lugano il secondo derby stagionale. La sfida che nessuno poteva permettersi di perdere consente ai bianconeri di respirare: i tre punti sono una vera e propria boccata d’ossigeno. L’Ambrì Piotta - alla sua sesta sconfitta consecutiva - la nona nelle ultime dieci uscite - cola invece a picco in un mare di dubbi e di interrogativi senza risposte.
Chi si sacrifica e chi no
Non è stato un bel derby, dal punto di vista della qualità tecnica, ma era francamente difficile attendersi qualcosa di diverso. Tanti, troppi errori da una parte e dall’altra hanno fatto da fil rouge alla partita. Alla fine a spuntarla è stata la squadra che ha cercato di più la vittoria, che ha voluto maggiormente i tre punti. Quello del Lugano è stato il successo del sacrificio difensivo e della capacità - una volta tanto - di sfruttare le indecisioni del suo avversario. I biancoblù al contrario non hanno fatto abbastanza per pretendere di tornare in Leventina con qualche punto. Paradossalmente la formazione di Luca Cereda in alcuni frangenti si è anche fatta preferire al Lugano, ma è mancata la cattiveria agonistica, quel fuoco sacro che un tempo era il marchio di fabbrica di un Ambrì Piotta in caduta ormai libera. Ed allora sì, la vittoria che permette al Lugano di rialzare la testa è assolutamente meritata.
La tuta da lavoro
Capitan Grassi e compagni hanno iniziato meglio il derby, rispetto ai bianconeri. E si sono meritatamente portati in vantaggio con un gioiellino di Tommaso De Luca. Ma poi, dopo il pareggio trovato da Michael Joly favorito da un erroraccio di un Virtanen in sorprendente difficoltà, il Lugano ha quasi sempre gestito meglio dei leventinesi i momenti chiave della sfida. Con Thürkauf di nuovo sul ghiaccio a far sentire tutto il suo peso - ma poi senza Mirco Müller a partire dal periodo centrale - i bianconeri hanno indossato la tuta da lavoro e hanno badato al sodo. Negli ultimi venti minuti di gioco, per esempio, dopo aver trovato la terza rete grazie a Fazzini, il Lugano è riuscito a concentrarsi come si deve sulla fase difensiva, lasciando l’iniziativa ad un Ambrì incapace di cavare un ragno dal buco. Mai i bianconeri hanno dato l’impressione di poter perdere il derby, mai i biancoblù hanno dato l’impressione di poterlo vincere.
Questione di attitudine
Il Lugano ha insomma fatto ciò che doveva, per tornare al successo. L’Ambrì Piotta ha invece confermato un’involuzione a tutti i livelli che si sta facendo vieppiù preoccupante. Ad immagine di un power-play sempre più inguardabile. Dominik Kubalik - invisibile - ha trascorso la serata a litigare con il disco, mentre un nervosissimo Chris DiDomenico ha pensato più a provocare Thürkauf che al bene della sua squadra. Non è questa attitudine che permetterà all’Ambrì Piotta - scivolato al 13. posto, con 6 sole lunghezze di vantaggio sull’Ajoie - di rivedere un po’ di luce.
Pazienza eterna?
Sull’onda del derby il Lugano cercherà ora qualche conferma in casa degli ZSC Lions, mentre alla Gottardo Arena contro il Friburgo i leventinesi non possono davvero più sbagliare. Il presidente Lombardi non ha mai messo in discussione Cereda, ma la pazienza - anche ad Ambrì - non può essere eterna.