Calcio

La nuova Champions League di Carlo Ancelotti

Questa sera scatta la massima competizione europea per club, fresca di rivoluzione: intervista esclusiva del Corriere del Ticino al tecnico del Real Madrid
©EPA/SERGIO PEREZ
Alberto Cerruti
17.09.2024 06:00

Lunedì scorso ha cantato alla festa per il nuovo matrimonio di Adriano Galliani, che lo volle due volte al Milan prima come giocatore e poi come allenatore. Otto sere dopo, invece, si limiterà ad ascoltare la musichetta della nuova Champions League. Musica per le sue orecchie, è il caso di dirlo, perché nessuno come Carlo Ancelotti ha vinto questa coppa sette volte: due in panchina con il Milan (2003 e 2007) e tre con il Real Madrid (2014, 2022 e 2024), più i due precedenti successi in maglia rossonera nel 1989 e 1990. Ecco perché questa è l’occasione perfetta per chiedere ad Ancelotti un’intervista in esclusiva per il Corriere del Ticino, alla vigilia della Champions che scatta oggi.

Ancelotti, un anno fa disse che la squadra favorita è sempre quella campione in carica e quindi non può nascondersi: stavolta è il suo Real Madrid la grande favorita…
«Noi non ci nascondiamo mai, perché il Real Madrid ha sempre il dovere di vincere per la sua storia, incominciata proprio con quella che allora si chiamava Coppa dei Campioni. Nessuno ha conquistato cinque coppe consecutive e nessuno ne ha conquistate quindici come noi, eppure come si fa a non considerare tra i favoriti anche il Manchester City che ha uno squadrone, il PSG che ha un anno di esperienza in più, o il Bayern Monaco assetato di rivincita tra l’altro con la possibilità di giocare la prossima finale in casa?».

Sono queste, quindi, le rivali più pericolose sulla strada del vostro sedicesimo successo?
«In teoria sì, ma la Champions League è una competizione particolare in tutti i sensi e spesso riserva sorprese. Un anno fa, per esempio, alla vigilia nessuno poteva immaginare che il Borussia Dortmund sarebbe arrivato in finale. E quindi occhio alle sorprese».

Quali potrebbero essere stavolta?
«Al primo posto metto l’Arsenal che nel campionato scorso è arrivato alle spalle del City, dimostrando di avere acquisito esperienza e maturità».

Chiuda gli occhi e faccia un sogno: chi vorrebbe trovare di fronte in finale?
«Intanto li tengo aperti e dico che sarà già dura tornare in finale, per cui qualsiasi avversario mi andrebbe bene. Ma se proprio devo sognare, dico Milan. Ormai mi sento madridista al mille per mille, perché alleno il club migliore del mondo e vivo nella città più bella del mondo. Il Milan, però, mi è rimasto nel cuore e quindi gli auguro di arrivare in finale, anche se prima cercheremo di batterlo nella quarta giornata al Bernabeu».

Questo nuovo Milan, però, è partito male, come può arrivare tra le prime otto nel girone?
«Sono convinto che migliorerà e comunque se non arrivasse tra le prime otto potrebbe sperare nei playoff per qualificarsi alla seconda fase».

Come vede le altre italiane in Champions?
«L’Inter è la più forte, perché ha vinto lo scudetto e soprattutto due anni fa ha saputo tenere testa al Manchester City in finale. Il Bologna è all’esordio e non avrà nulla da perdere, mentre la nuova Juventus è un’incognita che incuriosisce tutti. E poi c’è l’Atalanta che ci ha impegnato in Supercoppa e ritroveremo nel nostro girone».

La affronterete a Bergamo nella sesta giornata e la troverete con tanta voglia di rivincita dopo la sconfitta in agosto: un’insidia in più?
«Non cambia niente. In ogni caso cercherà di vincere, perché con la nuova formula non si possono fare calcoli».

Ecco, che cosa pensa della nuova formula con 36 squadre, 8 gare a testa e una classifica finale con le prime otto qualificate che non piace a molti, come il suo ex compagno Filippo Galli?
«Io dico invece che può essere una novità interessante, da scoprire strada facendo, perché fino all’ultima giornata rimarrà tutto aperto, mentre prima spesso era già tutto deciso in anticipo e si potevano fare calcoli. Aspettiamo a giudicare, quindi, anche perché si parte in settembre e l’ultima giornata sarà a fine gennaio, come non era mai successo in precedenza. E soprattutto ci sono tante squadre poco considerate che possono rivelarsi classiche mine vaganti».

Non si possono più fare calcoli, ed è questo il bello. Occhio inoltre alle tante mine vaganti

Nel vostro girone, a parte Milan, Atalanta, Liverpool e Borussia Dortmund, quale potrebbe essere la sorpresa?
«Più dello Stoccarda che affrontiamo all’esordio, o al Salisburgo, penso al Lilla che ormai è una realtà e soprattutto al Brest, che troveremo proprio alla fine, quando speriamo però di essere già qualificati».

Con quanti punti ci si può qualificare?
«Non credo che ci siano squadre in grado di vincere tutte le otto partite arrivando a ventiquattro punti e quindi penso che sedici potrebbero essere sufficienti, ma come dicevo prima non si possono fare calcoli e questo è il bello della nuova formula. Senza trascurare il fatto che chi non arriva tra le prime otto, poi avrà la possibilità del ripescaggio attraverso i playoff».

In attesa delle prime sentenze, si assegnerà il Pallone d’Oro: finita l’era di Messi e Ronaldo, a chi lo darebbe lei?
«Spero soltanto che vinca uno dei sei giocatori nella lista che hanno festeggiato l’ultima Champions con me: da Bellingham a Kroos, da Valverde a Vinicius, da Carvajal a Rudiger, anche se lo meriterebbero tutti».

Quest’anno ci sarà un Pallone d’Oro anche per gli allenatori: se non lo vincerà lei, chi vorrebbe vedere premiato?
«Io il mio Pallone d’oro l’ho già vinto a Wembley il primo giugno, quando ho sollevato la Champions, per cui mi basta quello. E penso che lo stesso discorso valga per tutti i miei colleghi in lista che hanno vinto qualcosa di importante, da Guardiola a Scaloni, da Xabi Alonso a De la Fuente fino a Gasperini».

Intanto sono tornate in campo le nazionali. Chi l’ha sorpresa di più: in positivo l’Italia che ha battuto la Francia e Israele, o in negativo la Svizzera che ha perso in Danimarca e in casa contro la Spagna?
«L’Italia, perché era uscita malissimo dall’Europeo e non era facile vincere in quel modo in trasferta contro la Francia. È vero che la Svizzera ha preso quattro gol, ma non parlerei di delusione perché la Spagna in questo momento è la più forte proprio come movimento sportivo a tutti i livelli e lo dimostra il fatto che dopo l’Europeo ha vinto le Olimpiadi e in precedenza anche il Mondiale femminile».

Visto che si gioca troppo, lei aveva lanciato l’idea delle vacanze personalizzate per i giocatori: quando la metterete in pratica?
«Abbiamo già incominciato, perché la settimana scorsa durante la sosta abbiamo fatto riposare cinque giorni in più chi non era andato in nazionale, pensando al fatto che ci aspettano sette partite in venti giorni. E quando incomincerà l’inverno prepareremo tabelle personalizzate anche per gli altri. Perché siamo il Real Madrid e dobbiamo essere i primi anche nella programmazione, per continuare a vincere in Spagna e nel mondo».

Tocca proprio allo Young Boys inaugurare la nuova Champions. Oggi, alle 18.45, i gialloneri ospitano l’Aston Villa in un match che pesa già in chiave classifica. I bernesi, lo ricordiamo, se la vedranno anche con Barcellona (fuori casa), Inter (al Wankdorf), Shakhtar (fuori casa), Atalanta (in casa), Stoccarda (fuori casa), Celtic (fuori casa) e Stella Rossa (al Wankdorf). Reduce dai 16. di finale di Coppa superati col brivido con il Vevey e sempre ultimo in Super League, l’YB scende in campo con una certa pressione.
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