Calcio

Ma che senso hanno i gironi da tre ai Mondiali del 2026?

La prossima edizione sarà allargata a 48 squadre - Sulla suddivisione in 16 gruppi non è però escluso un clamoroso dietrofront - La drammaticità dell'ultimo turno vanificata e il rischio combine
La FIFA, presieduta da Gianni Infantino, potrebbe presto cambiare idea. ©AP/Golovkin
Massimo Solari
02.12.2022 12:40

Per ora si tratta solo di speculazioni. La FIFA, per dire, non si è esposta ufficialmente sul tema, per il quale continua dunque a fare testo il progetto originale. Stando ai ben informati, tuttavia, i primi Mondiali del 2026 - i primi della storia allargati a 48 squadre - potrebbero venire presto scossi nelle loro fondamenta. A convincere sempre meno, in effetti, è la concezione della fase a gironi con 16 gruppi da tre squadre. Più passa il tempo - e si assapora il torneo in corso in Qatar - più le controindicazioni appaiono evidenti. I colloqui informali andati in scena in queste ore a Doha, non a caso, guarderebbero ad altre soluzioni.

I biscotti

Piccolo passo indietro. La prossima edizione della Coppa del Mondo andrà in scena in Canada, Stati Uniti e Messico. Sì, il paradigma territoriale - rispetto all’attuale torneo organizzato in unica città - verrà stravolto. Ma al di là di questo paradosso, a mutare saranno le regole del gioco. La FIFA ha previsto che a qualificarsi ai sedicesimi di finale saranno le prime due classificate di ciascuno terzetto in competizione. Il problema? Beh, ve ne sono almeno due. E sono tutto fuorché di secondaria importanza. Prendete la cadenza delle gare inserite nella fase a gironi. L’avvento dei gruppi da tre farebbe cadere la contemporaneità (giornaliera o effettiva) dei diversi match in calendario con gli oramai classici gironi da quattro formazioni. Per intenderci, sparirebbe l’ultimo turno con A contro B e C contro D in campo al medesimo orario. La principale conseguenza interesserebbe così il duello finale del girone, con il rischio (elevato) che le due sfidanti finiscano per mettersi d’accordo sul miglior risultato possibile al novantesimo. Perché no, magari un pareggio con tante reti così da ritoccare la rispettiva differenza reti. Insomma, si scrive «accordo tacito» ma si legge «combine» o «biscotto». Ricordate la vergogna di Gijon nel 1982 o il 2-2 - ai danni dell’Italia - tra Svezia e Danimarca a Euro 2004? Ecco.

E il bonus dei rigori

Per scongiurare eventuali illeciti e l’imbarazzo in caso di clamoroso dietrofront i funzionari della Federazione internazionale starebbero comunque sondando un ulteriore terreno. Per certi versi innovativo e in tempi non sospetti promosso dall’ex responsabile dello sviluppo tecnico in seno alla FIFA Marco Van Basten. Considerato per l’appunto il pericolo di gironi molto tirati - nei punti e a livello di differenza reti - a farsi largo sarebbe l’ipotesi dei calci di rigore in caso di parità al triplice fischio finale. Ai più bravi dal dischetto verrebbe quindi assegnato un punto bonus. L’altra opzione sul tavolo - sempre per ridurre al massimo il rischio di cospirazioni - anticiperebbe addirittura la serie di tiri dal dischetto prima di ogni sfida del girone. Assurdo? Sì, no, forse.

Addio acme e imprevedibilità

Nel caso meno grave, se una delle tre selezioni dovesse aver perso entrambi gli incontri il terzo match in agenda sarebbe utile solamente per determinare il posizionamento delle sfidanti nella fase successiva. Ma ad accentuare il controsenso di un simile scenario, suggerivamo, sono state le recenti giornate di Qatar 2022. Sia la storia del gruppo D, sia quella del gruppo E hanno dimostrato il grado di drammaticità e imprevedibilità generabili in un girone da quattro. Mentre l’Argentina risorgeva, mercoledì sera Polonia, Messico e Arabia Saudita si sono battute e hanno sperato fino all’ultimo. Addirittura, per un istante, il giudice della classifica definitiva sarebbero stati i cartellini gialli. L’acme, tuttavia, è stato vissuto da Spagna, Germania, Giappone e Costa Rica. Con tanto di momentanea esclusione delle due big europee, dopo che i rispettivi avversari erano passati in vantaggio. Voilà, tutto questo - verosimilmente - verrebbe vanificato dall’ordinamento previsto per il 2026.

40 partite in più, un affare

Le quotazioni dei gironi da quattro sono però al rialzo per un’altra ragione. Pure lei non trascurabile. I soldi, e certo. Suddividere le 48 squadre in dodici quartetti, mantenendo i sedicesimi di finale e quindi ammettendovi le prime due di ogni gruppo più le migliori terze, allungherebbe inevitabilmente la competizione. E, soprattutto, porterebbe il numero complessivo di partite dalle attuali 64 a 104. Un affare, va da sé, e per la FIFA e per gli sponsor che godrebbero di una visibilità accresciuta. A storcere il naso, per contro, sarebbero i club e il sindacato dei calciatori: a fronte di un calendario sempre più fitto, gli elementi delle migliori selezioni potrebbero d’altronde disputare otto e non sette incontri dall’alba del torneo sino alla finalissima.

Il passaggio da 32 a 48 squadre rivoluzionerà le qualificazioni, anche se in proporzioni diverse. Sorridono le selezioni africane, che passeranno da 5 a 9, così come le asiatiche da 4 (o 5 a seconda dell’esito dei playoff) a 8. Le formazioni europee saliranno da 13 a 16. Nord-centro America guadagneranno tre caselle: da 3 (o 4 per i playoff) a 6, ma con USA, Canada e Messico già qualificate di diritto. Infine l’Oceania avrà un posto assicurato: ora è decisivo lo spareggio.
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