La partita

Noi e il Kosovo, vent'anni dopo Milaim Rama

Nell’estate del 2003 l'ex attaccante del Thun diventò il primo giocatore di etnia albanese a vestire la maglia della Nazionale svizzera – Il 47.enne, nato a un’ora di macchina da Pristina, domani sera sarà allo stadio per la sfida tra rossocrociati e dardani: «E mi emozionerò»
Milaim Rama, nel giugno del 2003, in occasione della prima convocazione con la Nazionale svizzera. ©Keystone
Massimo Solari
08.09.2023 16:15

Due momenti storici. Separati da vent’anni. E però legati da un filo, prima molto sottile, poi sempre più spesso. Il 10 settembre del 2003, Milaim Rama diventava il primo giocatore di etnia albanese a prendere parte a una gara ufficiale con la Nazionale rossocrociata. Domani, 9 settembre 2023, Kosovo e Svizzera battezzeranno a loro volta – una di fronte all’altra – una competizione UEFA. Una partita carica di significati, sì, poiché dai 12 minuti disputati da Rama contro la Russia sono cambiate molte cose. Pristina – dove andrà in scena il match odierno – è diventata capitale di un Stato indipendente, seppur non riconosciuto da tutti. Mentre diversi elementi d’origine kosovara – Behrami, Xhaka e Shaqiri su tutti – hanno segnato indelebilmente la progressione sportiva e i risultati del Paese che ha dato loro e alle rispettive famiglie un’opportunità di riscatto. Solo Heinz Hermann (118), per dire, ha collezionato più gettoni di Granit (115) e Xherdan (114) con la selezione elvetica. Il sorpasso è vicino. Altre pagine di storia pure. Nell’estate del 2003, invece, la convocazione di un attaccante del Thun, costretto ad abbandonare un piccolo villaggio del sud del Kosovo all’età di 17 anni, parve un evento eccezionale. Non per forza un fatto pionieristico.

Sensazioni indescrivibili

A vent’anni di distanza da quella svolta, Milaim Rama siederà sulle tribune dello stadio Fadil Vokrri. No, il 47.enne non voleva assolutamente perdersi l’incontro di domani sera a Pristina. «Sono emozionato e mi emozionerò» ammette. «A rendere speciale il momento, naturalmente, è il rapporto che mi lega ai due Paesi». Il cuore di Rama, insomma, sarà diviso a metà, lui che è stato anche il primo albanese a vivere un grande torneo in rossocrociato: l’Euro del 2004. «Tutti i biglietti per la gara sono stati venduti in meno di tre ore. L’atmosfera sarà fantastica. Persino ospitale per la Svizzera». Shaqiri, tuttavia, ha avvertito dei probabili fischi che accompagneranno la sua squadra. Come la mettiamo? «Beh, rimane una partita di calcio; i tifosi del Kosovo sono passionali e in campo entrambe le formazioni vorranno vincere» riconosce Rama in seconda battuta. I riflettori, va da sé, saranno puntati su Xhaka e Shaqiri. «Li attende qualcosa di unico. Sensazioni forti, indescrivibili, che in parte ho provato in prima persona». Rama riavvolge il nastro dei ricordi: «Il destino volle apparecchiare un incrocio speciale pure a me. Prima dell’esordio effettivo, nel giugno del 2003 venni convocato una prima volta da Köbi Kuhn. In programma c’erano due amichevoli, la seconda delle quali proprio contro l’Albania». E cioè l’altra nazionale per la quale il bomber del Thun avrebbe potuto militare. Tirana, leggiamo, si fece avanti troppo tardi.

I calciatori della Nazionale di origine albanese devono essere grati alla Svizzera. Il calcio, spero, ci ha comunque permesso di dimostrare la nostra riconoscenza
Milaim Rama, 7 presenze con la Nazionale svizzera

Gratitudine e contropartita

Il capitano e il fantasista della Nazionale, loro, hanno già vissuto incroci travolgenti a livello emotivo. Più volte contro la stessa Albania – ricordate i fischi dei tifosi avversari a Lucerna? –, ma anche in occasione dell’amichevole con il Kosovo, giocata a Zurigo nel marzo del 2022. Quella della sostituzione presa malissimo da Xhaka, esatto. «Ma entrambi i giocatori sono sufficientemente esperti per reggere la tensione» indica Rama: «Certo, il momento dell’entrata in campo e degli inni non sarà facile da gestire. Dopo il fischio d’inizio, però, sia Xhaka, sia Shaqiri faranno del loro meglio per la Svizzera». Bene. «Non dimentichiamo che parliamo di idoli assoluti del popolo albanese» rilancia il nostro interlocutore: «Ai Mondiali e agli Europei, a Pristina, si fa il tifo per la Svizzera. Una nazione alla quale dobbiamo essere solo grati. Alla quale io sono sinceramente grato. Il calcio, credo, ci ha permesso di dimostrare la nostra riconoscenza». Già. In un’intervista al Blick, Rama aveva difeso le controverse esultanze di Xhaka e Shaqiri nell’ambito dei Mondiali del 2018 e della sfida contro la Serbia: «Il gesto dell’aquila? L’avrei fatto anch’io» dichiarò. Oggi, però, preferisce allontanare polemiche e incomprensioni. «No, non parliamo nemmeno delle parole di Sascha Ruefer». Per chi l’avesse scordato, il commentatore della SRF che – durante le riprese del documentario sulla Nazionale – affermò che Xhaka «è molte cose, ma non è svizzero». Frasi estrapolate dal contesto, è emerso a posteriori. Parole, comunque e inevitabilmente, capaci di alimentare un dibattito mai veramente sopito. «Parliamo di calcio. Parliamo della partita» insiste Rama, attaccante tanto efficace (54 gol in Super League) quanto sgraziato. «A fronte dei soli 3 punti conquistati, per il Kosovo potrebbe già trattarsi dell’ultima spiaggia» sostiene l’ex Thun. «La Svizzera è favorita e – dopo il pareggio subito in rimonta con la Romania – vorrà evitare altre frenate».

La scelta della figlia Alketa

Affiliato alla FIFA solo nel 2016, otto anni dopo la dichiarazione d’indipendenza, il Kosovo insegue il suo primo, grande torneo. Le ambizioni non mancano. Basti pensare che, ora, scegliere una o l’altra nazionale è diventato tutto fuorché evidente. Quasi un terreno di contesa. Uran Bislimi, per esempio, ha flirtato con i dardani per poi abbracciare i colori rossocrociati. L’accoglienza a Pristina, per il centrocampista del Lugano, rischia di essere meno benevola. «È vero, è una scelta che ha fatto discutere molto» evidenzia Rama: «Oramai è diventata una piccola battaglia, ciascuna federazione coinvolta vuole ovviamente blindare i migliori. Ritengo tuttavia che Albania, Kosovo o ancora la Macedonia del Nord debbano essere solo felici del fatto che la Svizzera sia in grado di formare e lanciare così tanti calciatori di etnia albanese. Diversi dei quali poi convocati nelle rispettive selezioni». E a proposito. La figlia di Rama, Alketa, milita nella seconda squadra dello Zurigo femminile e ha scelto di vestire la casacca del Kosovo. «Cosa che rende molto orgogliosa la mia famiglia» afferma Milaim. Vent’anni dopo la sua, è tempo di un’altra storia.

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