Prima annaspa, poi la Svizzera si sblocca
Alla fine i tre punti sono arrivati. E la classifica è tornata a muoversi in modo deciso. Il 3-0 con cui la Svizzera ha sconfitto Andorra a Sion non può tuttavia soddisfare. Anzi. Dopo il deludente 2-2 maturato in Kosovo era lecito attendersi una reazione convinta e autoritaria da parte dei rossocrociati. Xhaka e compagni, invece, hanno offerto per lunghi tratti una prova fatta di confusione (tattica e tecnica), nervosismo e pochissime occasioni vere.
Il primo tempo, al proposito, si è chiuso con i fischi di una parte del Tourbillon. E non poteva essere altrimenti a fronte della inconcludente manovra elvetica. Tanto possesso palla per nulla, volendo sintetizzare. Con quattro cambi rispetto alla sfida di Pristina - Mvogo, Steffen, Itten ed Elvedi, per Sommer, Fernandes, Zakaria e Schär -, la squadra ha faticato tremendamente a sincronizzare il 3-4-3 plasmato da Murat Yakin.
È andata un pochino meglio nella ripresa, apertasi con il provvidenziale spunto di Cedric Itten. L'attaccante dello Young Boys, imbeccato da Xhaka, si è liberato della marcatura nel cuore dell'area e ha beffato il portiere andorrano in mezzo alle gambe. Un sospiro di sollievo. Enorme. Ma non una liberazione. Non immediata, quantomeno. Il raddoppio di Xhaka - il più discusso, il più atteso - è giunto all'84'. Chirurgico, il sinistro rasoterra con cui il capitano rossocrociato ha insaccato. Il tutto per poi mettersi un dito davanti alla bocca e così mettere a tacere le critiche (anche feroci) mosse nei suoi confronti a causa delle controverse dichiarazioni rilasciate dopo il pareggio di Pristina. Insomma, Granit ha iniziato e chiuso la questione. A modo suo. Non la partita, quella no. Nei tempi di recupero c'è stato spazio pure per il rigore trasformato da Shaqiri.
