Il commento

Su capitan Sabbatini bisogna farsi forza

La decisione della società, per quanto non condivisibile sul piano razionale e criticabile a livello di tempistica, va rispettata - E il giocatore, se lo vuole, lasciato andare
Massimo Solari
22.05.2024 06:00

E certo che fa male al cuore. Indipendentemente dall’essere o meno tifosi del Lugano. Jonathan Sabbatini non è stato un giocatore di passaggio, uno dei tanti. Come una virgola dopo la quale proseguire spediti. No, il capitano dei capitani - in oramai 12 anni e 435 partite - è stato la frase da sottolineare. Il capitolo esemplare. È stato la storia. Una costante, sì, che ha accompagnato gli scossoni e la progressione del club. Attraversando le coscienze bianconere. Non solo quelle. Ecco perché fa male, oltretutto dopo una stagione, l’ennesima, vissuta a testa alta. Sempre lì, lì nel mezzo. E quando non è stato il caso - complice un ruolo importante ma vieppiù defilato - comunque votata pienamente alla causa.

«Vai Sabba, vai dove una vita da calciatore vero è ancora possibile». È quanto vorremmo dire al numero 14, stringendogli la mano, dispiaciuti per il mancato accordo con la società e però convinti che l’intelligenza e le qualità in discussione meritino di essere valorizzate. Altrove. Il classe 1988, scalando una marcia, ha dimostrato di averne ancora. E se cuore, gambe e testa intendono ribadirlo almeno per un altro anno, beh, bisogna farsi forza e accettare di ammainare la bandiera. Domani. Forse per sempre. È un rischio che il giocatore e il suo spigoloso agente, a questo punto, correrebbero. Con le conseguenze del caso per il post carriera.

Il club, in questo senso, ha fatto la sua proposta per evitare lo strappo. Per fare in modo che il vessillo continui a sventolare, seppur su campi secondari. Si può non condividere la visione della dirigenza. La si deve pure criticare sul piano delle tempistiche: perché giungere a ridosso della finale di Coppa senza chiarezza e con tanto rumore di fondo? Perché non esporre i propri piani in totale trasparenza già a inizio anno, o addirittura in occasione dell’ultimo rinnovo, firmato dodici mesi fa? La posizione della controparte, tuttavia, va altresì compresa e persino rispettata. In quanto coerente con la politica della proprietà statunitense, fondata su equilibri sportivi e contabili che hanno poco o nulla da spartire con la riconoscenza e l’irrazionalità. Già, peccato che il rinnovo a Jonathan Sabbatini, razionalmente parlando, ci stava anche. E sapere che con ogni probabilità non sarà così, certo, fa male al cuore.

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