Un leggero soffio d'aria è bastato per spegnere la fiamma di speranza
Una squadra viva e in salute è come un fuoco che arde intensamente, ne percepisci il calore ed è scoppiettante nel suo incedere. Questo Lugano, invece, è esattamente l’opposto: talvolta, qua e là, si assiste a un qualche sussulto o a un moto d’orgoglio ingannevole. Già, poiché spesso e (mal)volentieri la compagine bianconera appare spenta, priva proprio di quel fuoco sacro che ne dovrebbe alimentare speranze e motivazioni. Il più delle volte, sembra una candela che ha ancora poca vita, dalla fiamma flebile e suscettibile non solo a folate di vento, ma anche a semplici spifferi, in grado di estinguere ogni qualsivoglia di velleità.
Troppo arrendevoli
Alla sfida casalinga al cospetto del Friburgo, il Lugano arrivava in leggera ripresa e – contro una squadra in salute e reduce dalla vittoria sullo Zurigo, oltre che dal trionfo in Coppa Spengler – era quindi chiamato a confermare quei progressi che nelle ultime uscite erano stati interpretati come dei, timidi, segnali incoraggianti. Risultato? 1-5. E, una volta di più, è stata una partita difficile da comprendere, l’ennesima circostanza in cui – in questo annus horribilis – la sconfitta è giunta in maniera quasi naturale, senza che dai battuti arrivasse un cenno di resistenza. «Il primo tempo - ha affermato coach Luca Gianinazzi - è stato il vero problema del nostro confronto. Andare già sotto di due segnature dinanzi a una buona compagine capace di difendersi in maniera compatta, rende la vita particolarmente complicata e la partita si è fatta subito in salita. Poi, una volta trovato il terzo gol in power-play in entrata di terza frazione, i burgundi hanno definitivamente indirizzato la sfida. Da lì in avanti, non siamo riusciti a trovare alcun argomento per poter pensare di metterli in difficoltà».
È vero, per carità, trovarsi sotto di due reti - in maniera peraltro non del tutto meritata - dopo 20’ non è di certo un buon affare. Tuttavia, non può e non deve essere una falsa partenza del genere a definire le sorti di un confronto di tale importanza. L’immaturità di questa squadra, invece, si è prontamente palesata e si è concretizzata in un’arrendevolezza ingiustificabile. Perché sì, il Friburgo è in forma, ma resta un avversario contro il quale è possibile rimontare con ancora due terzi di partita da disputare.
Una questione mentale
Quello che fa storcere il naso, allora, è proprio l’atteggiamento di una squadra che era reduce da una vittoria - quella intascata a Berna - dove ad emergere era stato proprio lo spirito combattivo, che aveva garantito una certa solidità difensiva. «C’è stato un evidente problema nell’approccio alla gara - ha ammesso il coach bianconero - adesso starà a noi cercare di capire quale sia stato e su cosa dovremo lavorare per essere pronti sin dalle prime battute». Dalla trasferta nella capitale, né il sistema di gioco né i suoi interpreti sono stati modificati e ciò suggerisce che a far la differenza sia stata l’attitudine a livello mentale. «Chiaramente, quanto successo è dipeso dalla testa dei giocatori, come succede nel 90% dei casi. L’esito del match è dovuto più alle nostre mancanze che alla bravura degli avversari: abbiamo perso perché non siamo stati all’altezza della situazione. Il nostro sport - tanto complicato in termini di tattica, tecnica e velocità - è altresì assai semplice: per avere successo bisogna vincere i duelli e dare il 100% in fase difensiva».
Insomma, in maniera abbastanza esplicita il tecnico 32.enne ha fatto intendere quali siano stati i demeriti dei suoi. Mark Arcobello, tuttavia, non la pensa esattamente nella stessa maniera. «Non lo so, a dire il vero mi sembra di poter dire che abbiamo comunque battagliato duramente, ci siamo fatti sentire fisicamente e siamo stati attivi in fase di forechecking. Abbiamo, però, avuto delle amnesie che sono state decisive. Come, d’altra parte, è accaduto in inferiorità numerica, quando abbiamo subito due gol di fila nello stesso modo e ciò non può assolutamente accadere».
L’ostacolo odierno
Questa sera, a Bienne - contro un avversario reduce da 4 k.o. nelle ultime 5 partite - i bianconeri saranno nuovamente confrontati con un avversario diretto. Una reazione, a questo punto, è d’obbligo. «Ogni partita, per noi, diventa fondamentale - ha detto lo statunitense - le squadre sono talmente vicine tra loro che pressoché ogni sfida ha il sapore dello scontro diretto. In questo momento della stagione dobbiamo entrare in una modalità di disperazione e provare a racimolare più punti possibili contro qualsiasi avversario».