La reazione

Yann Sommer: «Kobel numero 1? Non è il motivo che mi ha spinto a dire basta»

Il portiere ha chiarito le ragioni alla base del suo ritiro dalla Nazionale: «Dentro di me avevo capito che il momento era arrivato a margine dell'Europeo»
©MICHAEL BUHOLZER
Red. Sport
19.08.2024 11:30

Ha scelto il settimo piano del Radisson Blu di Zurigo per chiarire la sua scelta. Attorno a lui, all'aeroporto di Kloten, non si è mai smesso di volare. Decolli e arrivi. Arrivi e decolli. Yann Sommer, invece, si è fermato definitivamente. Sì, ha detto addio alla Nazionale. Orgoglioso e onorato, come anticipato in un toccante messaggio sull'account personale di Instagram. «È stato un lungo viaggio, un viaggio bellissimo ed emozionante» ha affermato il portiere con il sorriso. «Sto bene, sono sereno, perché ritengo di aver preso la giusta decisione». 

Ecco, appunto. Qual è stata la genesi di questo ritiro carico di significato? «Dentro di me - ha spiegato Sommer - ho iniziato a maturare l'idea a margine dell'Europeo. Prima e durante il torneo non ho mai voluto parlare di futuro. Perché era giusto concentrarsi al 100% sulla competizione. È stato un Euro incredibile, dove ogni cosa ha funzionato alla perfezione. Viverlo da protagonista è stato stupendo». I maledetti rigori con l'Inghilterra hanno però spezzato l'incantesimo. «Le vacanze mi sono dunque servite per riflettere a fondo sulla questione. Ho messo tutto sul tavolo e valutato con estrema cura quello che reputavo e reputo essere un passo estremamente importante. Speciale, anche. Vesto la maglia della Svizzera da vent'anni, dall'Under 16 in poi. La Nazionale ha sempre significato molto per me e, perciò, era giusto giudicare con lucidità questo attaccamento così forte». 

Sommer non ha comunque cambiato idea nel cuore dell'estate. «Ma ho naturalmente voluto parlarne con lo staff tecnico e soprattutto con il preparatore dei portieri Patrick Foletti. Ci siamo incontrati a Milano a inizio agosto. La discussione è stata aperta e molto onesta. Ed entrambi abbiamo concordato circa la bontà della mia decisione. Sì, era il momento giusto». Il 35.enne estremo difensore ha esordito con la selezione maggiore dodici anni fa, alle spalle di Diego Benaglio. Il primo grande torneo da titolare è per contro stato l'Europeo del 2016, in Francia. «È stato un viaggio molto lungo» ha ribadito Sommer, chiarendo di volersi dedicare all'Inter, agli obiettivi in nerazzurro, concedendo altresì più tempo ai suoi cari. Yann ha ringraziato tutti: allenatori, Federazione, tifosi e giornalisti. «Il nostro rapporto è sempre stato all'insegna della professionalità. Ecco, forse ho ritenuto inutile anticipare l'avvicendamento tra i pali della Nazionale negli scorsi giorni».

La ragione che mi ha spinto a dire basta non è legata alla possibilità di perdere il ruolo di numero uno

E a proposito dell'avvento di Gregor Kobel. Davvero questo fattore non ha inciso sull'addio di Sommer? Il diretto interessato si è espresso così in merito: «No, la ragione che mi ha spinto a dire basta non è legata alla possibilità di perdere il ruolo di numero uno. Ciò però non significa che non ne fossi consapevole. Anzi. Ho 35 anni e so bene che questo genere di situazioni fanno parte del business calcistico. Ma ripeto: dentro di me avevo capito che il momento era arrivato già prima di confrontarmi con lo staff e Foletti. Se ho avuto contatti con Kobel? No».

In Germania si è vista forse la migliore Svizzera della storia moderna. L'apice, Sommer, lo ha tuttavia toccato nella precedente rassegna continentale. Già, il rigore parato a Kylian Mbappé negli ottavi di finale di Euro 2020... «È innegabile: si tratta di uno degli highlights della mia carriera in Nazionale. Battere la Francia, e farlo in quel modo oltretutto, ha generato qualcosa di fantastico. In squadra ma anche nel Paese. Parlo di euforia e di emozioni indescrivibili. Di una festa condivisa che porterò sempre nel cuore». Come i tifosi rossocrociati non smetteranno di portare nel cuore Yann Sommer. «La mia popolarità? Non è qualcosa alla quale ho lavorato. Ho sempre cercato di rimanere me stesso, dando tutto e andando all-in a ogni esperienza in rossocrociato. Poi sono le persone a farsi un'idea di chi hanno di fronte e, certo, il giudizio positivo della gente mi ha sicuramente riempito di gioia».

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