Calcio

Zeman ricorda Schillaci: «Con Totò gioie e dolori, ma gli volevo bene»

Al Messina, nella stagione 1988-89 chiusa dall'attaccante con il titolo di capocannoniere di Serie B, il boemo era in panchina: «Quando si avvicinava all'area di rigore si trasformava, giocava solo per segnare»
Totò e Roberto Baggio. ©Reuters/Peter Robinson
Massimo Solari
18.09.2024 16:30

Zdenek Zeman ha formato tanti bomber veri. Salvatore «Totò» Schillaci è stato il primo. Le carriere di uno e dell'altro sono esplose insieme, a Messina, in Serie B. Correva la stagione 1988-89, proscenio di quanto sarebbe accaduto solo un anno più tardi ai Mondiali italiani. In quel campionato, chiuso dai siciliani all'ottavo posto, Schillaci si laureò capocannoniere con 23 reti. «E infatti mio zio Čestmír Vycpálek, diventato osservatore per il club bianconero dopo averlo allenato, lo portò subito alla Juventus» ricorda Zeman, da noi raggiunto al telefono a Roma.

La morte di Totò ha naturalmente scosso il tecnico boemo. «Mi dispiace tanto, gli volevo bene» ci dice con la consueta voce calma e roca. «Se ripenso a Salvatore, rammento gioie e dolori. Dolori poiché, prima di allenarlo al Messina, mi faceva sempre gol a livello giovanile. Io guidavo il Palermo, mentre lui militava in una società della regione». Poi, appunto, le strade di mister e centravanti hanno trovato un terreno comune. «Le gioie, naturalmente, sono legate all'annata condivisa a Messina. Su quella stagione d'altronde germogliarono il trasferimento alla Juve e soprattutto le prodezze a Italia '90». 

Zeman, dicevamo, ha plasmato diversi attaccanti micidiali. «Schillaci era fatto per questo. Solo per questo. Quando si avvicinava all'area di rigore si trasformava. Giocava per segnare, sì, mentre alla fase difensiva non intendeva prestare attenzione. Se è stato il più forte allenato in questa posizione? Anche Beppe Signori era forte. Forse più forte e completo». Comunque un centravanti dal gol facile, inesorabile. «Anche se, per stile, diverso dagli altri. Per certi versi più complicato» indica Zeman. «E però quanto calciava bene». 

I due si sono incrociati l'ultima volta due anni fa. «All'aeroporto» indica Zeman. «Come me, ai tempi del Messina, era una persona che si apriva poco. Pacata. Non abbiamo mai litigato. Solo una volta ci rimase male perché decisi di lasciarlo fuori. Ma aveva una caviglia gonfia come un melone... ». Il 77.enne ceco sospira. «Purtroppo un pochino si attendeva questo triste verdetto. Le ultime notizie non lasciavano presagire nulla di buono». Anche Zeman, di recente, ha conosciuto importanti problemi di salute. Di qui le dimissioni da allenatore del Pescara. Nel dicembre del 2023 era stato colpito da ischemia transitoria e aveva subito due interventi chirurgici. «Mi avevano detto che a settembre sarei stato pronto, siamo a settembre e purtroppo non se ne parla di riabbracciare il calcio» osserva il boemo con un pizzico di amarezza.

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