Ecco la nuova arma di Bruxelles contro i contenuti illegali
Se è illegale offline, lontano dalla rete, deve essere illegale anche online. Eccolo, in estrema sintesi, il principio su cui si basa il Digital Services Act, o DSA, la normativa sui servizi digitali dell'Unione Europea che, da venerdì, imporrà ai principali social network, motori di ricerca e piattaforme di e-commerce presenti sul mercato, una ventina quasi, una serie di obblighi. Quali, nello specifico? Proviamo a fare chiarezza.
Come funzionerà?
Le piattaforme, leggiamo, dovranno garantire agli utenti la possibilità di segnalare, con chiarezza e facilità, i contenuti illeciti. Quelli, per intenderci, definiti come tali dalle legislazioni nazionali o da altri testi europei. Detto della segnalazione, le piattaforme dovranno pure rimuovere questi contenuti rapidamente. I siti di e-commerce come Amazon o Zalando, invece, dovranno garantire la tracciabilità dei venditori. L'obiettivo, in questo caso, è ridurre drasticamente la possibilità di frodi.
A essere controllati, va da sé, saranno anche gli algoritmi delle varie piattaforme. Ogni azienda su cui calerà l'ombra lunga del Digital Services Act, infatti, dovrà spiegare il funzionamento dei propri sistemi di raccomandazione e, allo stesso tempo, proporre delle alternative senza personalizzazione. Tradotto: senza formule tipo «visto che ti piace X perché non provi Y». Fronte pubblicitario, il DSA impedirà di avere quale target i minori e vieterà pure gli annunci basati su dati sensibili quali l'orientamento religioso o sessuale.
La garanzia del controllo
Bene. E a chi toccherà controllare? Il rispetto delle regole sarà garantito da audit indipendenti, sotto l'egida di Bruxelles. Ogni violazione verrà punita con multe che possono arrivare fino al 6% della cifra d'affari globale dell'azienda coinvolta. Non solo, chi fosse recidivo potrebbe addirittura essere bandito.
Il controllo di Bruxelles sull'attuazione corretta del Digital Services Act, per evitare che Paesi come Polonia o Ungheria applichino in maniera troppo larga la definizione di «contenuto illegale», verrà fatto tramite un organo collegiale. Composto da tutti i 27 Stati membri.
Se e quanto il DSA sarà efficace, beh, è tutto da vedere. Per la prima volta, tuttavia, sono state costruite basi legali per ridurre l'anonimato online e, quindi, per rintracciare chi commette una frode o chi pubblica contenuti illegali. Il sistema è stato definito da più parti innovativo, dal momento che permetterà di avere un dialogo costante fra attori del settore, regolatori e utenti. Di più, il DSA potrebbe avere un effetto e delle conseguenze anche al di là dello spazio comunitario.
E le libertà fondamentali?
Il rovescio della medaglia, manco a dirlo, è legato al rispetto e alla tutela delle libertà fondamentali. Alcuni analisti, al riguardo, hanno sottolineato la pericolosa deriva della Francia, in questo senso appoggiata dal Commissario europeo Thierry Breton. Il quale, a inizio luglio, riprendendo proprio un «desiderio» del presidente francese in merito alle tante manifestazioni di piazza, aveva affermato che il DSA consentirebbe di oscurare un determinato social se non fosse in grado di sopprimere «immediatamente» eventuali «appelli alla rivolta».
Tre settimane più tardi, lo stesso Breton – di fronte a una lettera aperta firmata da 65 organizzazioni attive nella difesa della libertà di espressione, ha fatto marcia indietro spiegando che, in realtà, soltanto un giudice potrebbe prendere una decisione simile.
Allontanato, dunque, almeno per ora, il rischio che l'UE scivoli verso derive simili a quelle di Paesi come la Turchia. Dove lo stop ai social network è oramai una prassi.
La reazione (mista) delle piattaforme
E le piattaforme? Come stanno reagendo all'introduzione della normativa? Meta ha spiegato di aver assunto mille persone per conformarsi alle nuove disposizioni dell'UE. Ha pure dichiarato che il DSA è una vera e propria rivoluzione, lasciando intendere che avrà un impatto notevole sull'esperienza degli utenti europei. I quali, appunto, potranno vedere contenuti non più basati sulla profilazione e sulla selezione automatica determinata dagli algoritmi. A tornare, per chi lo desidera, sarà ad esempio l'ordine cronologico dei post.
Gli sforzi di Meta sono stati accolti con una certa circospezione. Breton, al riguardo, ha semplicemente detto di aspettarsi che alle promesse seguano risultati. «Sarò particolarmente attento ai progressi in materia di disinformazione e protezione dei minori» ha aggiunto.
Anche TikTok, à la Meta, a inizio agosto ha annunciato cambiamenti in merito alla visualizzazione automatica di contenuti tramite algoritmo. Una funzione, questa, da più parti definita intrusiva. Segnali positivi sono giunti pure da Apple, Booking.com e X, con Elon Musk che ha promesso di adattare la piattaforma al DSA. Amazon e Zalando, invece, hanno presentato ricorso contro l'inclusione nell'elenco di aziende soggette alle nuove regole. Qualora il ricorso verrà respinto, il colosso dell'e-commerce ha garantito che si conformerà al DSA.