Vox populi

«Ad agosto oppure anticipato, il Pardo deve sempre ruggire»

Pareri discordanti tra ristoratori ed esercenti locarnesi in merito alla possibilità di spostare le date del Festival, come ipotizzato da Maja Hoffmann
© Locarno Festival / Ti-Press / Gabriele Putzu
Mattia Sacchi
07.08.2024 06:00

La proposta di Maja Hoffmann di spostare le date del Locarno Film Festival ha scatenato un piccolo terremoto mediatico, che sta facendo discutere da giorni i locarnesi. Ma, proprio come per gli eventi sismici, più ci si allontana dall’epicentro più l’effetto della magnitudo diminuisce. Se in piazza Grande la maggior parte degli albergatori ed esercenti non nascondono i propri dubbi sull’eventualità di cambiare il periodo della kermesse cinematografica, fuori dal centro i professionisti del settore paiono molto più possibilisti.

La destagionalizzazione

«Da anni si cercano modi per favorire la destagionalizzazione turistica della regione: spostare nei mesi primaverili o verso la fine di settembre una grande manifestazione come il Pardo potrebbe essere senz’altro un’opportunità in questo senso», spiega Marco Valmici, direttore dell’Hotel Palma Au Lac, che prova addirittura ad andare oltre una prospettiva legata al mese di luglio. «Ovviamente è un ragionamento da fare con tutte le valutazioni del caso e preservando lo spirito e l’atmosfera di un Festival che per gli appassionati di cinema rappresenta un unicum in Europa. Ma trovo positivo anche solo che la direzione si apra a nuove sfide e valuti nuove soluzioni per sviluppare il Locarno Film Festival e, di conseguenza, anche tutte le attività commerciali che possono direttamente beneficiare della sua crescita».

Dello stesso avviso Massimo Zoni, direttore dell’Hotel Lago Maggiore: «Spostare la manifestazione potrebbe addirittura cambiare la visione dell’intero Locarnese, facendo scoprire ai turisti stranieri una regione che gode di un clima magnifico anche al di fuori dell’alta stagione, già molto attrattiva anche senza il Film Festival, la cui importanza per il territorio potrebbe quindi essere ancora maggiore. Certamente sono tanti gli equilibri da mantenere e le sensibilità da considerare, ma uscendo dai dogmi della tradizione, che può essere rinnovata se porta benefici a tutta la comunità».

Tradizioni che possono quindi essere riviste, come sottolinea Dario Serra della Bottega del Gusto: «Cambiano le stagioni, possono cambiare pure le date: organizzare il Festival a giugno, subito dopo la fine delle scuole, potrebbe portare più turismo aiutando i commercianti della zona, i quali quest’anno dovranno considerare che, dal 12 agosto, le famiglie della svizzera interna dovranno necessariamente rientrare a casa per l’inizio delle attività scolastiche».

«È assolutamente vero», conferma Linda, una mamma di Zurigo con il giovane figlio al seguito. «Quest’anno il Festival comincia qualche giorno dopo e siamo quindi costretti a rientrare prima del solito». «Noi, invece, abbiamo deciso di far saltare ai nostri figli i primi giorni, tanto nelle prime lezioni non si fa mai nulla di importante», racconta divertito Antoine, papà di un’allegra famiglia vallesana. «Venivo qui con mia moglie prima che ci sposassimo ed è una tradizione che non vogliamo perdere. E che non perderemo neanche se dovessero cambiare le date. Certo, a settembre per noi sarebbe ancora più facile prendere le ferie».

Il fronte degli scettici

Ma, come dicevamo, in prossimità di piazza Grande gli esercenti sono decisamente più restii. «Capiamo il senso della proposta di Maja Hoffmann, ma ormai le attività del Pardo sono nell’immaginario collettivo ad agosto, come un imprescindibile appuntamento in agenda», replica Cristina Ayyildiz, general manager del Boutique Hotel Piazza Grande. «Inoltre ci sarebbero problemi organizzativi non indifferenti, a partire dalla concomitanza con altri importanti eventi in tutto il Ticino. Ovviamente supporteremo qualsiasi decisione che verrà presa dalla direzione, ma di base preferiremmo che rimanesse a inizio agosto».

Dello stesso avviso Tiziano Bianda, della storica coltelleria in piazza: «Francamente non vedo altre soluzioni e soprattutto non credo che porterebbe vantaggi tangibili rispetto alla situazione attuale, causando al contempo malumori negli organizzatori delle altre manifestazioni».

Una cosa è certa: che sia ad agosto, piuttosto che in un altro momento dell’anno, l’importante è che il Pardo continui a ruggire. «È un evento la cui portata è troppo importante per il territorio, sia dal punto di vista culturale sia da quello meramente commerciale», sottolinea Gloria Coatti, gerente del Gran Caffè Verbano. «Proprio per questo ogni proposta di modifica viene vista con una certa attenzione da tutta la cittadinanza, che discute animatamente sugli equilibri tra innovazione e tradizione proprio per l’affetto che ha verso il Locarno Film Festival, che rappresenta per tutti noi un pezzo della nostra storia».

Correlati