Il problema

Bambini dimenticati sul bus: era già successo

Dopo il caso di Lugaggia, emerge un episodio simile avvenuto un anno fa tra Bironico e Mezzovico
© CdT/Archivio
Giuliano Gasperi
27.01.2023 06:00

Ma come può capitare una cosa del genere? La domanda, in termini più o meno polemici, se la sono fatta in molti commentando il recente caso del bambino dimenticato sul bus a Lugaggia e poi ritrovato tre ore dopo, ancora a bordo del mezzo, in un magazzino di Taverne. Sembra impossibile, eppure è successo. In generale, può succedere. Forse più spesso e più facilmente di quanto si pensi.

Batteva le mani sul vetro

Un episodio simile, mai emerso finora, è accaduto un anno fa nell’alto Vedeggio. Protagonista una bambina di Bironico che era a bordo di uno scuolabus di Autopostale diretto alle elementari di Mezzovico-Vira. Alla sua fermata, però, la piccola non è scesa (secondo quanto riferitoci da più fonti, si è addormentata) e poco dopo si è ritrovata anche lei chiusa in un garage al buio (sempre a Taverne, fra l’altro). L’attesa è durata meno rispetto al caso di Lugaggia, ma la bambina era comunque spaventata e ovviamente lo era anche la mamma (che ha scritto alla nostra redazione e che abbiamo tentato invano di ricontattare). La donna ha raccontato di aver accompagnato la figlia alla fermata vicina a casa fino al passaggio del bus e poi, dopo circa un’ora, di aver ricevuto una chiamata dalla scuola per sapere come mai l’allieva non si fosse presentata. Nel magazzino, la piccola è riuscita ad attirare l’attenzione battendo le mani sul vetro del bus, e alcuni autisti nelle vicinanze l’hanno sentita. Tutto si è risolto per il meglio e Autopostale si è scusata con la famiglia, a cui poi ha mandato dei piccoli regali. La mamma, però, non ha dimenticato la paura provata e crede che l’azienda avrebbe dovuto prendere provvedimenti incisivi nei confronti del suo conducente. Sempre secondo nostre informazioni, l’autista è stato formalmente ammonito, e la cosa non si è più ripetuta, nemmeno su altri percorsi. La regola per i conducenti di Autopostale è chiara: quando arrivano al deposito, devono controllare tutti i sedili per verificare che non siano stati dimenticati oggetti, o che non ci siano ancora dei bambini a bordo. Per il trasporto di allievi delle elementari fra l’altro, a differenza di quelli che vanno all’asilo, la presenza di un accompagnatore a bordo non è obbligatoria, e l’autista è l’unico a poter evitare situazioni spiacevoli.

Non sempre finisce bene

Parlando fra genitori emerge anche un’altra storia accaduta un anno fa nell’alto Vedeggio, anche se un po’ diversa dalle precedenti. Mentre aspettava suo figlio alla fermata dell’Autopostale a Camignolo, una mamma ha notato una bambina che si guardava attorno, da sola, con aria smarrita. Dopo qualche titubanza, la piccola ha chiesto alla donna se lavorasse nella mensa privata frequentata dagli allievi della scuola di Mezzovico-Vira. È là che avrebbe dovuto andare, a piedi. Invece aveva preso per sbaglio il bus. In attesa di rintracciare sua madre, la donna di Camignolo l’ha ospitata a casa propria per il pranzo e poi, dopo qualche telefonata a vuoto, grazie a un giro di messaggi fra mamme su Whatsapp, è riuscita a rintracciare uno dei responsabili della mensa. Era passata circa un’ora e la madre della bimba era proprio là, alla mensa, disperata perché la figlia non era arrivata a destinazione. Anche questa vicenda ha avuto un lieto fine, con una bella torta accompagnata da un mazzo di fiori donata da una mamma all’altra. Finisce quasi sempre bene questo genere di disavventure. Non è stato così il 3 ottobre del 2018 sull’isola di Martinica, dove un bambino di tre anni di nome Meddy si è addormentato sullo scuolabus ed è stato dimenticato a bordo. L’hanno trovato dopo sette ore. Senza vita. L’autista, che non aveva visto il piccolo, è stato condannato per omicidio colposo.

Genitori digitali

Controllare i bus prima di portarli nei loro depositi è un atto di buon senso, ma un aiuto agli autisti, così come alle famiglie e agli accompagnatori, possono darlo le nuove tecnologie. Da qualche mese, per esempio, in alcuni Comuni del Canton Vaud viene utilizzato un sistema di geolocalizzazione che permette ai conducenti di verificare chi è salito a bordo, chi deve ancora salire e chi magari è sceso alla fermata sbagliata (cosa non facile da verificare mentre si guida), e ai genitori di seguire i figli nel loro tragitto in bus da casa alla scuola. L’esperimento sta funzionando, anche se alcuni, come riportato in un articolo dello scorso agosto dal Blick, temono che questi sistemi non aiutino il bambino a imparare come muoversi in uno spazio pubblico.

Di sicuro le nuove tecnologie aprono scenari inimmaginabili fino a qualche anno fa. Stanno per finire i tempi in cui mamme e papà partono per delle vere e proprie spedizioni alla ricerca dei figli in ritardo sull’orario di rientro a casa? In futuro forse terranno d’occhio i loro movimenti sullo schermo di un tablet, comodamente seduti sul divano. Forse. Perché le nuove generazioni studieranno le loro contromosse.

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