Le dimissioni

Berset: «Mai avrei immaginato di dover sopportare tali violenze»

Per molti, nonostante i ben quasi 12 a Berna, il volto del consigliere federale è il volto della Svizzera durante il difficile periodo pandemico – Durante la crisi del coronavirus, è rimasto sotto protezione 24 ore su 24 della polizia
© KEYSTONE/Anthony Anex
Red. Online
21.06.2023 16:18

È la notizia del giorno: Alain Berset lascerà il Consiglio federale alla fine dell'anno. «Ho informato oggi i miei colleghi in governo della mia intenzione di lasciare alla fine dell'anno. Dopo tre legislature complete e 29 votazioni federali, ora ho voglia di fare altro», ha affermato davanti ai media a Berna. Parlando delle tempistiche, il consigliere federale ha citato la fine della lotta alla pandemia, suggellata dalla votazione di domenica, la terza sulla legge Covid-19. «Ho sempre cercato di dare tutto», ha aggiunto.

Per molti, nonostante i ben 11 anni in Governo (è in carica dal 1. gennaio 2012 e ha sempre diretto il Dipartimento federale dell'interno DFI), il volto del consigliere federale è il volto della Svizzera durante il difficile periodo pandemico. Un periodo difficile, che oggi Berset non ha esitato a definire «brutale», sia per lui sia per la sua famiglia. «Mai avrei immaginato di dover lavorare così tanto e di dover sopportare tali violenze», ha dichiarato. «Il mio impegno è stato totale, bisogna rinunciare a molte cose, ma non ho rimpianti. Alla fine siamo un po' soli nel nostro lavoro e in queste decisioni», ha affermato.

Le minacce

Era l'aprile dello scorso anno quando la direttrice dell'Ufficio federale di polizia svizzero (Fedpol), Nicoletta della Valle, rivelò che il consigliere federale Alain Berset e la sua famiglia disponevano di una protezione stretta da un anno e mezzo, impegnando molte risorse del corpo di polizia. Il motivo era presto detto: un crescente numero di cittadini arrabbiati pronti a ricorrere alla violenza. Un fenomeno emerso in particolare durante la pandemia. «Diversi politici si sono abituati agli insulti e i casi non vengono più segnalati. Le minacce sono inoltre sempre più dirette anche contro le famiglie e i figli dei politici – aveva dichiarato in un'intervista della Valle –. È una dimensione nuova e preoccupante. In passato, le minacce venivano inviate per posta, ora i messaggi di odio vengono pubblicati su Internet e a volte vengono letti da migliaia di persone, ciò che potrebbe incoraggiare qualcuno ad agire».

Sotto protezione 24 ore su 24

Durante la crisi del coronavirus il consigliere federale Alain Berset è rimasto sotto protezione 24 ore su 24 della polizia. Non solo era sorvegliata la sua casa di Belfaux (FR): agenti d'élite tenevano sotto controllo anche lo chalet di vacanza in una piccola località delle Alpi vodesi. Dettagli rivelati a fine novembre 2022 dalla SonntagsZeitung, che aveva avuto accesso a informazioni mai fino a quel momento divulgate. La casa in montagna era stata acquistata da Berset e dalla moglie all'inizio della pandemia. Sul posto erano confluite pattuglie di polizia e guardie del corpo in borghese: quando il responsabile del Dipartimento federale dell'interno era presente lo chalet era costantemente sorvegliato. Tanto da minare la quiete degli abitanti del villaggio. 

Un albergatore della regione aveva raccontato al domenicale che quattro agenti di polizia d'élite gli avevano fatto visita all'inizio dell'agosto 2021. «Gli uomini non mi hanno spiegato nulla, ma evidentemente volevano controllare i dintorni prima dell'arrivo di Berset», aveva spiegato. «C'era uno specialista che analizzava le onde radio intorno allo chalet, un altro era un esperto di arti marziali.» Dopo la ricognizione iniziale, i funzionari si erano insediati a lungo termine nel villaggio. «Sono arrivati in incognito, ma si potevano riconoscere come poliziotti dalle loro auto e dal modo in cui erano vestiti in abiti civili». La protezione armata si estendeva anche alle gite del consigliere federale. «Quando Berset faceva escursioni, era sempre accompagnato da poliziotti», aveva quindi raccontato un abitante del villaggio. «C'erano sempre due uomini o una coppia vestiti da escursionisti: queste persone rimanevano circa 50 metri dietro di lui e quando lui si fermava facevano finta di guardare il paesaggio».

Stando ai dati di Fedpol citati dal settimanale, nel 2021 in Svizzera sono state registrate 1.215 minacce contro personalità politiche, oltre 300 in più rispetto all'anno precedente. Di queste 120 sono state classificate come potenziali pericoli. «Il fatto che anche i consiglieri federali possano viaggiare in autobus e tram in Svizzera è una cosa che apprezzo molto», aveva dichiarato Simonetta Sommaruga nel discorso con cui aveva annunciato le sue dimissioni, aggiungendo però che questa era solo una mezza verità: «In molte situazioni oggi abbiamo una sicurezza personale», aveva ammesso la ministra delle infrastrutture. Quando i toni si inaspriscono, si ripercuotono sul clima dell'intero paese, aveva aggiunto.

«La mia decisione si basa sui tempi istituzionali, ormai è finito un ciclo», ha precisato oggi Alain Berset, precisando che l'inchiesta sulla fuga di notizie in seno al Dipartimento dell'interno non rappresenta né un problema né motivo di pressione. Il consigliere federale ha quindi aggiunto che nemmeno il suo partito, malgrado ci si trovi in un anno elettorale, ha esercitato alcuna pressione nei suoi confronti. «Rimanere per oltre dodici anni vorrebbe dire considerarsi insostituibile», ha motivato una volta di più il friburghese.

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