Biden: «Le minacce di Putin? Inaccettabili»
«L'uso da parte dell'Ucraina di missili a lungo raggio occidentali per colpire la Russia significherà che i paesi della NATO sono in guerra con la Russia, e Mosca prenderà le decisioni appropriate». Queste le parole, minacciose, pronunciate ieri da Vladimir Putin. Parole che, per forza di cose, non sono passate inosservate. L'avvertimento del leader del Cremlino ha messo in allerta l'Occidente. Ma non il presidente americano. Nelle scorse ore, Joe Biden, durante un incontro con il primo ministro del Regno Unito, Keir Stramer, alla Casa Bianca, ha infatti respinto le minacce di Putin. Giudicandole «inaccettabili». Di più, nel corso di un vertice di politica estera, Biden ha anche dichiarato di «non pensare molto a Vladimir Putin».
Ma torniamo all'incontro avvenuto nelle scorse ore alla Casa Bianca, a cui erano presenti anche Antony Blinken, il segretario di Stato degli Stati Uniti, e David Lammy, ministro degli esteri del Regno Unito. Incontro il cui tema principale, vista la situazione, sono stati i missili britannici Storm Shadow. Armi realizzate da un'azienda europea, in grado di colpire obiettivi distanti più di 300 chilometri, che Kiev vuole utilizzare per bombardare basi aeree, siti missilistici e altri obiettivi militari nel cuore della Russia. «Non posso accettare che l'utilizzo da parte dell'Ucraina di missili Storm Shadow di fabbricazione occidentale per bombardare obiettivi in Russia equivalga a un'entrata in guerra della NATO contro Mosca», ha ribadito con fermezza Biden.
Il Cremlino però, come detto, ha le idee chiare. Per non dire chiarissime. Qualora il territorio russo venisse colpito da uno di questi missili – o da armi occidentali in generale –, la NATO sarebbe direttamente coinvolta nel conflitto. Ma i leader statunitensi e britannici non sono d'accordo. «La Russia ha iniziato questo conflitto. Ha invaso illegalmente l'Ucraina. La Russia può porre fine a questo conflitto immediatamente. L'Ucraina ha il diritto all'autodifesa», ha dichiarato Stramer di fronte ai giornalisti.
Al contempo, anche il presidente ucraino Zelensky non sembra intenzionato a voler ascoltare le minacce di Mosca. Ieri, a tal proposito, si è infatti rivolto a Stati Uniti e Regno Unito, chiedendo loro di «accelerare il processo che consenta all'Ucraina di usare missili a lungo raggio», così da consentire a Kiev di rendere «la guerra più difficile per la Russia». «Chiunque veda su una mappa da dove la Russia lancia i suoi attacchi, addestra le sue forze, mantiene le sue riserve, individua le sue strutture militari e quale logistica usa, capisce chiaramente perché l'Ucraina ha bisogno di capacità a lungo raggio», ha affermato Zelensky in una lunga dichiarazione.
I leader ucraini, infatti, si sono detti «profondamente frustrati» dal fatto che il Cremlino sia in grado di lanciare attacchi missilistici mortali in tutta l'Ucraina, mentre Kiev non è in grado di colpire la Russia perché le armi disponibili sono prodotte in Occidente e finora i governi occidentali non hanno approvato tale utilizzo. Una situazione che, alla luce delle minacce di Putin, potrebbe tardare, nuovamente, a sbloccarsi.