Borse, una giornata di caos calmo, ma domani a Bruxelles scattano le contromisure

Dopo almeno tre sedute devastanti, i mercati azionari di tutto il mondo hanno compiuto l’atteso rimbalzo, recuperando una parte (piccola) delle perdite subìte negli ultimi giorni. Lo scenario dei dazi americani non è sostanzialmente cambiato, ma gli investitori si sono aggrappati alla speranza di un negoziato tra Washington e i Paesi interessati ad alleviare gli effetti dannosi delle tariffe elencate da Donald Trump l’altro giorno nel Giardino delle Rose alla Casa Bianca.
Un caos calmo ha quindi pervaso oggi le Borse. Vero è che le preoccupazioni, a poche ore dall’entrata in vigore dei tassi imposti dal presidente degli Stati Uniti, restano intatte. Ma Wall Street ha aperto comunque in rialzo con il Dow Jones a +3,4% e il Nasdaq salito di quasi il 4%. Pure i mercati europei si sono mossi tutti in territorio positivo: +2,48% Francoforte, +2,5% Parigi, +2,71% Londra, +2,49% Milano.
Anche in Asia gli indici hanno puntato verso l’alto. Soprattutto a Tokyo. Di fronte ai possibili colloqui tra il Governo giapponese e quello statunitense per tentare di raggiungere un accordo commerciale, il Nikkei ha chiuso in rialzo del 6%, dopo aver perso l’8,6% nei tre giorni precedenti. L’Hang Seng di Hong Kong, crollato lunedì di oltre il 12%, è salito dell’1,5%. E l’indice composito di Shanghai ha fatto segnare un +1,6%. La volatilità rimane elevata, ma la speranza di molti analisti è che gli Stati Uniti siano veramente aperti a negoziati commerciali.
Oltre alle azioni, altri asset hanno vissuto oggi una giornata più tranquilla, dopo giorni caotici: il prezzo del petrolio è salito leggermente e il dollaro è rimasto stabile contro l’euro a 1,09. Ma, come detto, non tutti gli investitori sono fiduciosi. L’indice di volatilità S&P 500, il VIX, ha infatti raggiunto oltre 60 punti, il livello più alto da 5 anni (in pratica, dall’inizio della pandemia).
E anche per questo, di fronte a possibili nuovi shock, gli investitori continuano ad accumulare i cosiddetti beni rifugio. Il prezzo dell’oro è tornato a crescere e ha toccato quota 3.025 dollari per oncia, vicino al massimo di 3.100 dollari stabilito pochi giorni fa. Il rendimento dei titoli USA a 10 anni è sceso di 22 punti, anche se in seguito si è ripreso con scambi intorno al 4,16%, mentre il Bund decennale tedesco è salito di 3 punti base, al 2,63%. In rialzo anche il franco svizzero, scambiato a 0,93 sull’euro e a 0,86 sul dollaro.
Il bazooka sul tavolo
A fronte di questa gigantesca situazione di incertezza, domani l’Unione Europea annuncia le sue prime contromisure. Utilizzando un’immagine forse non delle più consone - in particolare, quando si vuole intavolare una trattativa - il portavoce della Commissione di Bruxelles per la sicurezza economica e il commercio, Olof Gill, ha parlato di un «bazooka» adagiato sul tavolo dell’UE.
«Speriamo di non doverlo usare, agli USA diciamo che vogliamo parlare», ha spiegato ai giornalisti il funzionario della Commissione illustrando il possibile ventaglio, «ampio e rapido» di misure in risposta ai dazi di Donald Trump. E tuttavia, ha aggiunto, «sia chiaro: il bazooka è tuttora sul tavolo». Ed è pronto, evidentemente, a sputar fuori la replica alle bizzarre tabelle del presidente americano.
La metafora di Olof Gill rende bene l’idea del punto di crisi cui si è giunti tra il Vecchio continente e gli Stati Uniti. Non sembra essere di buon auspicio. Soprattutto in un momento di così aperta tensione. Ma serve a mostrare al tycoon una certa determinazione.
Il contrattacco europeo avverrà in due mosse. Il primo elenco di prodotti sui quali applicare tariffe aggiuntive è stato inviato ai 27 Governi dei Paesi UE già da alcuni giorni. E il via libera ufficiale è fissato per domani. La materia è di esclusiva competenza della Commissione ed è approvata automaticamente (servirebbe una maggioranza qualificata per bloccarla, al momento non ipotizzabile). Questo pacchetto prevede inizialmente dazi per oltre 4 miliardi di euro. L’aliquota applicata è del 25% (con alcune eccezioni al 10%) e riguarda acciaio, alluminio e loro derivati, motociclette e jeans, barche da diporto, mais, burro d’arachidi, succo d’arancia, magliette di cotone.
Secondo quanto trapelato oggi, in questa prima versione - che è provvisoria e potrebbe essere corretta - non figurano né il whisky né i latticini. L’impatto, spiegano gli esperti, sarà consistente soprattutto sul settore motociclistico e su quello nautico. Il totale delle entrate per l’UE dovrebbe ammontare a circa 22 miliardi di euro, a fronte di un potenziale esborso verso gli USA (legato ai dazi di Trump) di 26 miliardi di euro.
La fase 2
Il secondo elenco sarà invece pronto nel giro di 5 settimane. Si annuncia molto consistente e rivolto, in particolare, contro agricoltura e industria. Nella lista dei prodotti colpiti dall’UE dovrebbero figurare il latte e i suoi derivati, gli elettrodomestici, la plastica, il legno e i manufatti di legno, la pelletteria e le valigie. E ancora: il pollame, il manzo, i frutti di mare, le uova, lo zucchero, le verdure, il pesce surgelato, il ketchup, le gomme da masticare, lo zenzero, il curry e la soia. Inoltre, vari prodotti chimici, compresi beni di uso quotidiano come lo shampoo, il dentifricio e i medicinali.
Sullo sfondo, resta in fieri la potenziale controffensiva più violenta e politicamente complicata da gestire. Questa sì equiparabile a un tiro di bazooka: la Web Tax per colpire le grandi aziende della Silicon Valley: da Google ad Amazon, da Meta a X, ad Apple.