Il caso

Chi è la «Ketamine Queen» accusata di avere rifornito Matthew Perry

Le indagini sulla morte dell'attore di Friends e la riscostruzione degli inquirenti – «Queste star sono circondate da sanguisughe» – Jennifer Aniston: «Ho messaggiato con lui quella mattina, era felice»
© KEYSTONE (Jordan Strauss/Invision/AP)
Red. Online
17.08.2024 09:31

Nei giorni prima di morire Matthew Perry chiedeva dosi sempre più alte e frequenti di ketamina. «Sparamene una grossa», avrebbe detto l'attore poche ore prima di morire al suo assistente, Kenneth Iwamasa, incriminato insieme ad altri quattro – due sono medici – per aver messo in piedi «una vasta rete clandestina», che procurasse il potente anestetico dopo che i tentativi del divo di ottenere il farmaco legalmente erano falliti.

Le indagini, durate quasi un anno, hanno rivelato dettagli inquietanti sugli ultimi giorni dell’attore, trovato senza vita nella sua vasca idromassaggio il 28 ottobre 2023. La causa ufficiale del decesso è stata l’annegamento, ma gli inquirenti sostengono che sia stato provocato dalla perdita di sensi indotta da stupefacenti.

I medici, negli ultimi mesi della vita dell'amatissimo Chandler di Friends, approfittavano del suo passato da tossicodipendente per spillargli decine di migliaia di dollari in cambio di dosi crescenti del farmaco in livelli che sapevano essere pericolosi, ha detto il procuratore federale, Martin Estrada, annunciando le incriminazioni: «Sapevano che sbagliavano, sapevano che mettevano in pericolo la vita di Perry, ma lo hanno fatto egualmente». Nei documenti legali si legge che varie volte negli ultimi mesi il 54.enne fu vittima di pesanti effetti collaterali a causa della medicina: una volta l'assistente lo trovò in casa privo di sensi, un'altra, dopo una grossa dose, era rimasto come paralizzato, incapace di parlare o di muoversi.

Le ultime ore prima delle morte

I documenti rivelano anche che Matthew, quella fatale mattina del 28 ottobre, aveva chiesto a Iwamasa una prima iniezione. Quattro ore dopo, mentre guardava un film nella sua casa di Los Angeles, l'attore ne aveva ordinata un'altra e poi una terza, dopo appena altri quaranta minuti: «Sparamene una grossa», avrebbe detto. L'assistente era poi uscito per fare qualche commissione: al ritorno aveva trovato il divo riverso nell'acqua, ormai privo di vita.

Gli indagati

Dietro alla morte di Matthew Perry ci sarebbe l’azione coordinata di una rete di persone consapevoli della fragilità dell’attore – che aveva parlato pubblicamente dei suoi problemi di dipendenza – ma decise ad approfittarne per trarne profitto. Alcune sono anche accusate di aver cercato di coprire le loro responsabilità dopo la morte dell’attore.

I cinque indagati sono due medici, l’assistente personale della star Kenneth Iwamasa e una donna di 41 anni, Jasveen Sangha, su cui pende l’accusa di essere una spacciatrice molto attiva nel circuito losangelino, soprattutto tra VIP e aspiranti tali. Il suo soprannome? Ketamine Queen: nella sua casa sono state trovate ingenti quantità di ketamina, ma anche metanfetamina, xanax, cocaina.

Gli inquirenti sono convinti che Sangha abbia venduto a Perry 50 dosi di ketamina per circa 11 mila dollari: la donna è accusata in totale di nove reati, ma si è dichiarata non colpevole. Lo stesso ha fatto il dottor Salvador Plasencia, accusato a sua volta di aver fornito (e in certi casi anche somministrato) ketamina all’attore. Tra i suoi messaggi, acquisiti dagli inquirenti grazie ai sequestri dei telefoni, ce ne sono alcuni che lo tradiscono: «Mi chiedo quanto sarebbe disposto a pagare questo imbecille», si legge in uno di quelli inviati a settembre. Gli altri tre indagati – l’assistente dell'attore, un uomo di nome Eric Fleming e un secondo medico, il dottor Mark Chavez – si sono invece riconosciuti colpevoli di aver distribuito sostanze stupefacenti illegalmente. 

La ketamina, un potente anestetico con proprietà psichdeliche, è diventata popolare negli ultimi anni fuori dalle sale operatorie come terapia contro la depressione, l'ansia e il dolore cronico. «Queste star – ha detto alla Fox l'ex procuratore federale Neama Rahmani – sono circondate da sanguisughe. Hanno tonnellate di soldi e c'è gente che se ne approfitta e guadagna su di loro succhiandogli il denaro».

La spirale fino alla morte

La tesi degli inquirenti è che Matthew Perry abbia iniziato a fare uso ricreativo di ketamina un mese prima di perdere la vita. Tra settembre e ottobre, Perry avrebbe speso 55 mila dollari per acquistarla. L’attore assumeva anche altri medicinali: il medico e l'assistente ne erano consapevoli, ma hanno sottovalutato i rischi che il mix di sostanze comportava per la sua salute. «Sapevano che ciò che facevano era sbagliato», ha sostenuto il procuratore Estrada in conferenza stampa, «sapevano anche che rischiavano di provocare un grave danno al signor Perry, ma l'hanno fatto lo stesso». 

Iwamasa, che non aveva qualifiche o la licenza per fare le iniezioni, ne avrebbe fatte ben 18 a Perry nei tre giorni tra 25 e 27 ottobre, più le altre tre il 28, il giorno della morte. L'assistente ha patteggiato con la magistratura. Shagha, se condannata per tutti i capi di accusa, rischia una pena tra i 10 anni e l'ergastolo: andrà a processo essendosi proclamata innocente come anche Plasencia che potrebbe a sua volta finire in carcere per decenni.

I messaggi di Jennifer Aniston

Poche ore prima, nel corso della mattinata, Perry si era scambiato alcuni messaggi con la collega e amica Jennifer Aniston. È stata lei stessa, intervistata da Variety, a rivelarlo. «Ho messaggiato con lui letteralmente quella mattina», ha detto tra le lacrime, «non stava soffrendo, era felice. Era sano, aveva anche smesso di fumare, si stava rimettendo in forma. Voglio che le persone sappiano che lavorava duro, che stava cercando di essere in salute».

Correlati