Come lo vuoi il parco giochi? Locarno lo chiede ai bambini
Locarno ha messo da parte oltre mezzo milione di franchi per rinnovare i suoi parchi giochi. L'idea sarebbe di avviare i primi lavori in autunno o giù di lì. Ma da che parte iniziare? Cosa mettere? Cosa togliere? Di fronte a questi dubbi, non resta che una cosa. Chiedere ai massimi esperti del campo: i bambini, veri intenditori della situazione, viste le ore che trascorrono tra altalene, castelli, scivoli... E così la Città, in collaborazione con l'Associazione di Quartiere Rusca e Saleggi, ha organizzato tre 'incontri-merenda', dedicati all'ascolto dei desideri dei più piccoli, in altrettante strutture: dal Robinson all'Isolino fino all'ultimo, di mercoledì, in via Caponelli (quartiere di Solduno). Francesca Machado e Francesca Serra-Azzola–la prima del comitato dell'Associazione di Quartiere Campagna nonché consigliera comunale, mentre la seconda dell'Associazione di Quartiere Rusca e Saleggi–stanno appendendo gli ultimi disegni alle assi di legno collocate per l'occasione. Un buon numero di piccini, saranno una quindicina, si sta radunando attorno al tavolo a pochi metri dalla parete. Con loro c'è Simone Ferrari, caposezione edilizia pubblica della città di Locarno, che tiene d'occhio tutto. Sarà lui a 'moderare' il dibattito, chiedendo a ciascuno di presentare il proprio disegno e di spiegare la sua idea a tutto il gruppo. «Immagino che, in futuro, ci sarà un cartello all'ingresso di questo parco con i nomi e magari anche le firme o le impronte di chi era qui, oggi, sotto la scritta ‘Ideato da’», dice Machado. «Il parco non è più uno spazio 'anonimo', ma diventa 'loro' a tutti gli effetti e la speranza è che lo tratteranno con una cura speciale».
«Questa è una tirolese», esclama Shelly (cinque anni) mentre con il dito indica il disegno che ha realizzato: una linea orizzontale tracciata sul foglio bianco, dalla cui metà è tracciato un tratto blu più corto, in verticale, alla cui estremità c'è un cerchio nero di un paio di centimetri. Non c'è dubbio, è una sorta di teleferica, con un piattello agganciato a un cavo presumibilmente in metallo. «E come funziona?». «Ti porta da una parte all'altra, quando sali, lei parte», dice la piccola, un po' emozionata. Con lei c'è Leila, la madre. «Trovo bella l'idea di dare voce ai bambini. Oggi hanno potuto esprimere le loro idee al massimo. Siamo venuti volentieri–sottolinea la 43.enne–, hanno offerto la merenda ai bimbi e poi sono stati ascoltati per capire le idee emerse durante questa iniziativa».
La donna dice che in quello stesso parco ci giocava da piccola. «Ho notato che, nell'arco degli anni, sono state fatte parecchie belle cose. Ammodernamenti, nuove installazioni, manutenzioni»...
All'ombra di un albero, qualche metro più avanti, c'è anche Sophia (9 anni), che indossa una maglietta rosa fosforescente con una stella luccicante e un cappellino in tinta, con tanti piccoli disegni. «Ho disegnato un castello con uno scivolo d'acqua», spiega. «Mi piacciono i castelli, mi piace nuotare e l'acqua... beh, spero che in futuro ci saranno entrambi in questo parco».
Anche Manuela è soddisfatta di aver portato la sua piccola a questa giornata speciale. «Ci si incontrava con i vari genitori e i bimbi... Sì, hanno fatto dei disegni sul parco giochi che vorrebbero, sui i giochi che vorrebbero...–racconta la 32.enne–C'è stato anche una sorta di sondaggio, nel quale votavano il gioco che piaceva di più. È stato molto carino e ho visto che erano tutti molto contenti di esprimere la loro opinione e di spiegare i loro disegni».
Le attrazioni preferite
«Per la città di Locarno si tratta di una prima», ammette Simone Ferrari, 38 anni e caposezione edilizia pubblica (divisione Logistica e territorio). «Abbiamo aperto la via, se possiamo dire così, a un processo partecipativo dedicato ai parchi giochi. Ma, nel contempo, ne abbiamo già iniziato anche un altro, allargato, sulla valorizzazione dello spazio interno della Rotonda di Locarno».
La storia, però, non finisce qui. Perché i lavori non partiranno punto e basta. «No, è importante dare un riscontro ai bambini per comunicare loro i giochi che abbiamo potuto installare, rispetto a quelli che non siamo riusciti a mettere. Dobbiamo far capire loro il perché delle nostre scelte. Dopodiché, si potrà procedere con la fase realizzativa, che prenderà quattro o cinque mesi». Mettere mano a un parco giochi richiede del tempo perché è necessario anche realizzare degli scavi e installare delle fondamenta per le strutture. «C'è anche la parte relativa alla sicurezza da implementare, fondamentale. E poi un'altra fase, dedicata al collaudo... insomma, non è solo un 'prendere o togliere' dei giochi».
Ma quali sono, allora, le 'attrazioni' preferite? «L'altalena non l'abbandonerebbero mai. Lo scivolo, non lo abbandonerebbero mai», evidenzia Francesca Serra-Azzola. «Potrebbero sembrare dei classici, ma nei disegni scopriamo che loro, oltre a quelli, creano qualcosa in più, una sorta di 'contorno' all'attrazione». Secondo la 54.enne, poi, è improbabile che tutti i desideri potranno essere realizzati. «Incontri come questi servono a tirare le somme. Si vedrà quali idee gli esperti potranno trarre dai disegni dei bambini». Serra-Azzola si sofferma su come i piccoli hanno espresso le loro idee: «Alcuni erano in difficoltà, altri invece hanno espresso in modo chiaro ciò che vorrebbero».
Almeno una quarantina
Tre appuntamenti per tre differenti fasce di età. «Al Parco Robinson avevamo ragazzi più grandi, diciamo in età di inizio scuole medie. Loro, oltre a disegnare , hanno scritto quello che avrebbero desiderato. Vista l'età, le loro preferenze andavano sulla pista di enduro, gli 'half-pipe' o le strutture per i pattini a rotelle... Al parco del Bosco Isolino, invece, c'era una via di mezzo tra bimbi in età che andava dalla scuola dell'infanzia a quella elementare. In generale, sono stati tutti abbastanza spontanei e diretti. Penso che gli esperti abbiano un bel po' di materiale da considerare, prima di capire cosa si potrà realizzare...».
Al parco di Solduno, la vicinanza con la scuola dell'infanzia influenza l'età media dei bambini al parco. «Oggi ne abbiamo parecchi dai due ai nove anni. Molti disegni raccolti sono realizzati dai bambini dai due ai sei anni». Serra-Azzola stima che, complessivamente, i bimbi che hanno partecipato ai vari incontri siano almeno una quarantina.
«Altalene, scivoli, casette o castelli... per loro sono importanti. E questi elementi devono poter rimanere ed essere sviluppati nei parchi giochi della città. Le loro idee, in effetti, ci hanno lasciato a bocca aperta in più occasioni», conclude Ferrari, che elogia la collaborazione con le associazioni di quartiere. «È stata una bellissima esperienza e questa sintonia non può fare altro che bene, al proseguo non solo di questo progetto, ma anche di tutti gli altri che abbiamo in cantiere».
Aggiornamento: il nome di Simone Ferrari, nella versione ripresa sul giornale cartaceo di quest'articolo, è stato erroneamente riportato come Stefano. In questa versione appare in maniera corretta come Simone.
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