Berna

Conferenza di pace: «Il primo Paese con cui abbiamo parlato, dopo l'Ucraina, è la Russia»

In conferenza stampa, Ignazio Cassis e Viola Amherd hanno fornito maggiori dettagli sul vertice previsto il 15 e il 16 giugno sul Bürgenstock – La Russia «non sarà presente dal primo incontro», ma «ci aspettiamo che la Cina confermi ciò che ha già detto» – Nei prossimi giorni partiranno oltre 100 inviti
©KEYSTONE / ANTHONY ANEX
Jenny Covelli
10.04.2024 15:49

La conferenza dedicata alla pace in Ucraina si farà: il 15 e il 16 giugno 2024 sul Bürgenstock. Il Consiglio federale ha preso atto dell’esito della fase esplorativa riguardante la conferenza di alto livello e ha stabilito che sussistono sufficienti condizioni affinché essa sfoci in un processo di pace. In una prima fase si dovrà raggiungere un’intesa comune tra gli Stati partecipanti in vista di una pace globale, giusta e duratura in Ucraina.

Il Consiglio federale ha convocato una conferenza stampa alle 15.15, poi iniziata alle 15.30 «perché la presidente della Confederazione Viola Amherd era al telefono con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky», come precisato dal portavoce del Consiglio federale e vicecancelliere della Confederazione, André Simonazzi.

La prima a prendere la parola è stata la presidente della Confederazione, Viola Amherd: «Il Consiglio federale prende l'iniziativa per avviare un processo di pace. Non sappiamo se avrà successo. Ma l'alternativa sarebbe non fare nulla. E la Svizzera non può esserne responsabile». L'obiettivo della conferenza è proprio riunire gli Stati del mondo per «una pace completa, giusta e duratura in Ucraina». «Il Consiglio federale ritiene che sia sua responsabilità contribuire al processo di pace».

«La fase esplorativa iniziata a gennaio dopo la visita a Berna del presidente ucraino si conclude», ha dal canto suo spiegato il consigliere federale Ignazio Cassis, a capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). «La preparazione delle ultime settimane ci ha fornito sufficienti garanzie per decidere ora di passare alla vera e propria organizzazione. Questa settimana la Svizzera invierà oltre 100 inviti per la conferenza di giugno».

Segnali positivi da molti Paesi, Cina compresa

Cassis ha quindi precisato: «Il primo Paese con cui abbiamo parlato, dopo l'Ucraina, è la Russia. Perché un processo di pace non è possibile senza includere la Russia, anche se non sarà presente alla conferenza dal primo incontro». Il consigliere nazionale ha citato un colloquio con il ministro degli Esteri russo Seghei Lavrov – a inizio anno, a New York –, il quale ha chiaramente espresso che il suo Paese non intende partecipare al vertice. Sulla partecipazione di altri Paesi – compresi gli Stati Uniti, con il presidente Joe Biden – non vengono fornite informazioni, perché l'invito ufficiale non è ancora stato spedito. «Tuttavia, durante la "fase esplorativa" sono arrivati segnali positivi da diverse nazioni, Cina compresa». «Altrimenti avremmo dovuto muoverci in modo diverso, perché la conferenza sarebbe stata un fallimento, e non lo vogliamo», ha aggiunto Amherd.

Ovviamente, «ci sono ancora molte incognite. Stiamo parlando di un Paese in guerra. Siamo in un contesto geopolitoco molto volatile. Ma è una buona occasione». I lavori preparatori dell’evento competono a una task force del DFAE diretta dall’ambasciatore Gabriel Lüchinger e a un gruppo direttivo interdipartimentale diretto proprio da Cassis.

Le domande dei giornalisti

Il consigliere federale Ignazio Cassis ha precisato che la richiesta è arrivata dall'Ucraina: «Non avremmo agito senza l'iniziativa di una delle parti in conflitto». L’ambasciatore Gabriel Lüchinger, che dirigerà la task force per i lavori preparatori, ha spiegato che il Bürgenstock è una buona location perché è molto ben posizionato nella Svizzera centrale ed è facile da proteggere. L'impegno in materia di sicurezza è paragonabile a quello per il World Economic Forum (WEF) di Davos, ben consolidato da anni. Per la conferenza è stato definito un tetto massimo di spesa, analogamente a quanto avviene per eventi di questo tipo. Lüchinger non ha fornito cifre, ma Cassis ha aggiunto che i costi dovrebbero aggirarsi tra i 5 e i 10 milioni di franchi, soprattutto per le misure di sicurezza.

Tornando alla Russia, il consigliere federale a capo del DFAE ha detto che «nonostante Mosca non sarà presente al vertice, l'aspettativa è che partecipi al processo successivo. I Paesi vicini alla Russia dovrebbero venire in Svizzera. La speranza è che questo incoraggi Mosca a prendere parte al processo di pace. E la Russia sa esattamente che l'aspettativa è questa». Interrogato a tal proposito dai giornalisti, Cassis ha aggiunto che «saranno invitati quasi 120 Paesi. I Paesi "che contano" ci sono tutti, praticamente. Vedremo cosa rispondono. Con i più importanti abbiamo avuto contatti diretti, personali. Per questo ho potuto rispondere sulla Cina, la quale ci aspettiamo che confermi ciò che ci ha già detto. Siamo, ed è lì la prudenza che ho cercato di trovare nelle mie parole, in un contesto geopolitico molto volatile. Noi, in Svizzera, siamo abituati al fatto che se uno dà la sua parola, poi la mantiene. Ma in un contesto simile, ricco di guerre, la parola data può essere cambiata due giorni dopo. E quindi dobbiamo avere questa flessibilità, questa agilità, per gestire un processo estremamente difficile».

A Davos si era parlato del «decalogo della speranza», dieci punti che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha immaginato e messo nero su bianco per indirizzare un possibile percorso sulla via della pace nel conflitto con Mosca. Il consigliere federale ticinese ha precisato che «ci sono molte proposte che necessitano di essere discusse. Vogliamo che sia molto più ampio». Potrebbe essere preso in considerazione anche «il piano cinese per la pace», presentato in dodici punti chiave.

L'aiuto alla ricostruzione

Oggi, lo ricordiamo, il Consiglio federale ha fatto sapere che nei prossimi 12 anni intende aumentare il sostegno alla ricostruzione in Ucraina e incentivare la collaborazione con il settore privato, obiettivi per i quali prevede di stanziare complessivamente 5 miliardi di franchi fino al 2036. Tenuto conto dell’attuale situazione finanziaria della Confederazione, l’Esecutivo propone un approccio articolato in più fasi. Fino al 2028 i fondi per sostenere l’Ucraina (1,5 miliardi) saranno attinti dal bilancio della cooperazione internazionale (CI). Il Consiglio federale ne farà apposita richiesta al Parlamento nel quadro della Strategia CI. Per la fase compresa tra il 2029 e il 2036 l’Esecutivo intende valutare anche altre fonti di finanziamento (oltre alla CI) per coprire i restanti 3,5 miliardi di franchi.

In questo articolo:
Correlati