Racconti

Dalle percezioni di un papà cieco al fratello maggiore «mancato», ecco le Storie di parto

Dal concorso di scrittura lanciato dall'associazione Nascere Bene è nato un volume che raccoglie nove racconti di parto a partire dal vissuto delle persone coinvolte, per mettere in luce la pluralità di senso della nascita
© CdT/ Chiara Zocchetti
Jenny Covelli
12.05.2024 11:00

Mamma, la canzone mia più bella sei tu. Oggi è la sua festa, una celebrazione antica e carica di affetto che alle nostre latitudini (e in moltissimi altri Paesi) cade durante la seconda domenica di maggio. Una ricorrenza che per l'associazione Nascere Bene Ticino ricorda anche un concetto, fondamentale: la maternità non può essere una narrazione a senso unico. Insomma, una messa in discussione della tradizionale immagine materna, spesso univoca e stereotipata, come ci aveva spiegato lo scorso anno Laura Lazzari Vosti, co-presidente dell'associazione e collaboratrice scientifica alla Fondazione Sasso Corbaro per le Medical Humanities, in riferimento alla morte di un neonato per soffocamento all'ospedale Pertini di Roma. «Nell’ambito delle mie ricerche sulle Narrazioni di gravidanza, parto e post-parto, ho notato un crescente interesse nell’esplorare tematiche fino a poco tempo fa considerate tabù», aggiunge oggi.

Rendere visibile l'esperienza della nascita e restituirle la sua ricchezza di senso era lo scopo del concorso di scrittura «Storie di parto» lanciato nel 2022 dall'associazione. La richiesta? Raccontare storie di parto a partire dal vissuto delle persone coinvolte, facendo emergere punti di vista diversi da quelli istituzionali e ufficiali. I nove testi vincitori sono stati raccolti in un volume, che sarà presentato giovedì 16 maggio. «Volevamo dare voce alle protagoniste e ai protagonisti dell'evento. Tra desideri, aspettative, conflitti, luci e ombre del parto», spiega Isabella Pelizzari Villa, co-presidente e curatrice del volume insieme a Lazzari Vosti.

Sono stati 37 i testi raccolti (in forma anonima). Una giuria ne ha selezionati nove che, durante un laboratorio di scrittura, sono stati elaborati in forma letteraria e formano oggi il volume Storie di Parto (Edizioni Ulivo, 2024). «Ci sono mamme e papà, nonne e nonni – aggiunge Pelizzari Villa –. Purtroppo non abbiamo il punto di vista dei curanti perché nessuno di loro si è fatto avanti. Ma si tratta di racconti davvero interessanti e molto diversi tra loro».

Un esempio? Un papà che non avendo potuto vedere il parto della figlia, poiché cieco dalla nascita, ha ricostruito l'esperienza attraverso l'udito. Ne è nato un racconto che coinvolge il lettore grazie alle annotazioni sonore che restituiscono immagini concrete e dettagliate.

Una trama polifonica

L’associazione Nascere Bene è un gruppo di genitori, nonni, levatrici, doule, amiche e amici, che desiderano promuovere le conoscenze e le opportunità che permettano al numero più elevato possibile di bambini di «nascere bene». Una comunità che lo dice a chiare lettere: le rappresentazioni della società impediscono di vedere la maternità com’è realmente, e che punta pertanto su una «condivisione tra pari». In questo contesto, i racconti soggettivi sono rivolti a mettere in luce la pluralità di senso della nascita, ridefinendo il parto come un evento biosociale, carico di significati culturali, simbolici e personali. «Le Storie di parto raccolte nel nostro volume rientrano in un fenomeno recente che alcune studiose hanno definito come nuovo genere letterario», spiega Lazzari Vosti. «La maternità nelle sue molteplici sfaccettature e nei suoi vissuti variegati è infatti diventata una tematica sempre più presente nelle produzioni letterarie contemporanee. Fino a poco tempo fa ritenuti poco rappresentativi e taciuti, questi argomenti stanno riconquistando il proprio spazio nel panorama letterario attuale, dove vengono esplorati attraverso stili, lingue e culture diversi, contribuendo a cambiare la narrativa e a sensibilizzare la società».

«Nella nostra società si parla della nascita in modi perlopiù convenzionali, se non addirittura normativi. Il discorso è influenzato da rappresentazioni del "giorno più bello". E il parto è visto quasi prettamente come evento sanitario», prosegue Isabella Pelizzari Villa. «Troppo spesso rimangono in ombra i suoi diversi significati, sociali, affettivi, personali, spirituali. Che non sempre sono solo "rose e fiori"».

Muovendo da punti di vista, sensibilità ed esperienze diverse, nel loro insieme le storie di parto raccolte compongono una trama polifonica che mette in luce la ricchezza di senso della nascita. Il parto come empowerment, la ferita della nascita, ma anche il lutto perinatale. Tra i nove racconti c'è anche quello di una mamma che ha deciso di spiegare la perdita della bambina che portava in grembo al suo primogenito, che sarebbe dovuto diventare fratello maggiore.

Alla presentazione di giovedì 16 maggio – alle 18.00 nella Sala CIC di Sorengo – nell’ambito della rassegna «Generando visioni di genere», parteciperanno le curatrici del volume, Isabella Pelizzari Villa e Laura Lazzari Vosti (in remoto), la dottoressa Monya Todesco Bernasconi, con il contributo di Flavio Stroppini e la moderazione di Angela Notari. L'iniziativa è diventata anche un progetto multimediale: i testi sono corredati di suggestivi scatti della fotografa Simona Ino e possono essere fruiti anche come audioracconti sul sito della RSI.
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