Canada

Donald Trump congela i dazi, ma i tifosi continuano a fischiare l'inno statunitense

I supporter delle franchigie canadesi di NHL e NBA rimangono arrabbiati con il tycoon – Nuove proteste a Vancouver, Winnipeg e Toronto
© Darryl Dyck/The Canadian Press via AP
Red. Online
05.02.2025 10:45

Se fino a qualche tempo fa, in Canada i fischi all'inno nazionale statunitense erano rari, con l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca la situazione è decisamente cambiata. Dopo che il presidente americano ha annunciato i dazi, infatti, nel mondo dello sport a stelle e strisce, in cui i campionati comprendono spesso anche squadre canadesi, è diventata quasi una moda. Fischi erano allora piovuti, per esempio, durante la partita della NBA di basket tra i Toronto Raptors e i Los Angeles Clippers e durante gli incontri della NHL di hockey a Ottawa, Calgary e Vancouver. Ne avevamo parlato qui.

Bene, ma dopo la momentanea e parziale marcia indietro del tycoon che ha deciso di congelare per un mese i dazi al Canada (e al Messico) come è cambiata la situazione? Non di molto, a dire il vero. Lo Star-Spangled Banner continua infatti ad essere fischiato in NBA e NHL. Segno, insomma, che i tifosi canadesi continuano ad essere arrabbiati con Trump. Ecco allora che durante la partita tra i Vancouver Canucks e i Colorado Avalanche, andata in scena nella notte tra ieri e oggi, la Rogers Arena ha sommerso di fischi la cantante Elizabeth Irving non appena ha iniziato a intonare l'inno statunitense. È invece partito l'applauso al momento in cui è terminato lo Star-Spangled Banner. Il battito di mani si è quindi fatto più fragoroso quando Irving ha cominciato a cantare l'inno canadese.

Anche a Winnipeg si è assistito a fischi nei confronti dell'inno statunitense prima dell'incontro, valido per il campionato di NHL, tra i Jets e i Carolina Hurricane. A dire il vero, in questo caso la contestazione è stata piuttosto contenuta e solo verso la fine dello Star-Spangled Banner i decibel di coloro che protestavano si sono alzati.

E nel campionato di basket, i tifosi dei Toronto Raptors, dopo le proteste che hanno messo in scena durante la partita contro i  Los Angeles Clippers, hanno apprezzato il dietrofront di Donald Trump? Non esattamente: la stessa scena accaduta pochi giorni fa si è infatti ripetuta, leggermente mitigata, nella notte tra ieri e oggi quando la franchigia canadese ha ospitato alla Scotiabank Arena i New York Knicks. Come successo con i Clippers, poi, al momento dell'inno canadese sono partiti gli applausi. Particolare entusiasmo, da parte dei tifosi di casa, è stato mostrato durante il passaggio di O Canada che recita: «True North strong and free!».

I colloqui tra Trump e Trudeau

Ma cosa ha portato al momentaneo rilassamento dei rapporti tra USA e Canada? Lunedì c'è stata una telefonata tra Donald Trump e il premier canadese Justin Trudeau al termine della quale le due parti si sono dette soddisfatte. Sul tavolo, Trudeau ha messo un piano da 1,3 miliardi di dollari per rafforzare i controlli al confine con «nuovi elicotteri, tecnologia e personale, un migliore coordinamento con i nostri partner americani, maggiori risorse per fermare il flusso di fentanyl» e circa 10.000 persone in prima linea. Il premier dimissionario ha pure preso l’impegno di dare la caccia ai responsabili dei cartelli della droga e del riciclaggio di denaro.

In questo articolo:
Correlati
La guerra dei dazi entra nel vivo
Messico e Canada scendono a compromessi con Donald Trump e militarizzano i confini con gli USA, ottenendo una «grazia» provvisoria – La Cina replica a Washington imponendo tasse sul commercio di molti prodotti americani – L'Europa prova a unirsi, ma la Gran Bretagna si chiama fuori