Niente pettegolezzi

Ecco che cosa dice dell'Italia il caso di Cecilia Sala

La detenzione in Iran della giovane reporter ha messo in luce la confusione di idee che regna nella Penisola e che cosa è il giornalismo italiano
© EPA/MOURAD BALTI TOUATI
Carlo Tecce
04.01.2025 16:58

Il caso di Cecilia Sala, la giovane giornalista di Foglio e di Chora Media detenuta ingiustamente, anzi presa in ostaggio dal governo iraniano, dice molto dell’Italia. Innanzitutto dice che, pure di fronte a un caso dal valore umano, etico, sociale e dunque politico, c’è sempre una confusione di idee e perciò di strategie: prima una settimana di riserbo assoluto, poi la spinta mediatica col solito corollario agiografico, infine la richiesta del silenzio stampa. Con una domanda essenziale ignorata, quasi cassata, quantomeno accantonata, per non attribuire responsabilità: perché nessuno ha evitato, se si poteva evitare, che Cecilia Sala diventasse un ostaggio della Repubblica IslamicaLa giornalista italiana è stata fermata e rinchiusa nel carcere di Evin due giorni dopo che l’Italia ha fermato e rinchiuso nel carcere di Milano l’ingegnere Abedini, accusato dagli americani di essere il tecnico dei droni dei Pasdaran. Il caso di Cecilia Sala, per mezza giornata, è stato trattato come un caso di censura, di violenza contro il giornalismo, di gravissima limitazione alle libertà: è senz’altro un po’ di tutto questo, ma il caso di Cecilia Sala è soprattutto un intrigo geopolitico, di fatto un caso internazionale. E ci dice che l’Italia deve riuscire a muoversi fra Iran e USA manipolando con attenzione e scaltrezza le sue pedine. Non è per niente facile.

Il caso di Cecilia Sala ci dice anche cos’è il giornalismo italiano, popolato da opinionisti professionisti seppur spesso non professionali, commentatori buoni per ogni polemica, esperti di nulla e perciò adatti a tutto. Cecilia Sala è una giornalista coraggiosa, non stanziale, e spesso i giornalisti italiani stanziano fra la Camera e il Senato e al massimo si inoltrano nelle periferie di Roma e Milano per raggiungere gli studi tv. Cecilia Sala scrive per il Foglio e lavora per Chora Media, il più grande produttore di podcast d’Italia, lanciato dal giornalista Mario Calabresi e dal dirigente d’azienda nonché campione di finanza Guido Maria Brera. Chora Media ha raccolta attorno a sé una élite culturale e non soltanto economica. Fra i suoi azionisti/investitori/sostenitori ci sono il regista Saverio Costanzo, l’attore Alessandro Borghi, i produttori Mario Gianani e Mattia Guerra, la Sugar di Filippo Sugar figlio di Caterina Caselli. Anche Cecilia Sala ha una piccola quota nella società che controlla Chora Media. Le operazioni di avanguardia tecnica e culturale come Chora Media richiedono grossi esborsi di denaro e inevitabili scarsi ritorni economici, ma sono utili a forgiare la pubblica opinione più raffinata, a farsi trovare pronti quando il futuro verrà. Nei mesi scorsi si era parlato molto di Chora Media per parlare di Mario Calabresi candidato a sindaco di Milano col centrosinistra. Manca più di un anno alla scadenza del secondo mandato di Beppe Sala, ma già fervono i preparativi. Per esempio nel centrodestra scalpita l’ex ministro Maurizio Lupi. In questi giorni Mario Calabresi, ex direttore di Stampa e di Repubblica, è tornato a frequentare copiosamente i media, suo malgrado, per aggiornarci su Cecilia Sala. Calabresi è cresciuto col lutto terrificante di suo padre Luigi, il commissario di polizia ucciso nel ‘72 dal terrorismo rosso. Mario aveva due anni.

Quando la famiglia Elkann/Agnelli comprò una quota del gruppo l’Espresso dalla famiglia De Benedetti, Calabresi fu nominato direttore di Repubblica, il terzo della storia del giornale della sinistra democratica italiana, il terzo dopo il ventennio del fondatore Eugenio Scalfari e il ventennio del successore Ezio Mauro. Fu la famiglia De Benedetti, che poi ha ceduto l’intero gruppo a Elkann, a sostituire Calabresi con Carlo Verdelli durante il governo gialloverde di Giuseppe Conte (9 febbraio 2019). Da allora Calabresi si è quasi ritirato dal giornalismo classico e si è speso, e ha speso, per Chora Media diventandone il simbolo e creandosi una nuova immagine. Così trasversale e nitida da essere seriamente valutato per fare il sindaco di Milano. Il destino e le sue traiettorie sfuggono alle previsioni e scoprire tanti destini e tante traiettorie nel caso di Cecilia Sala dice molto dell’Italia.    

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