Scienza

Ecco come gli incendi influenzano il meteo

Roghi di ampie dimensioni possono generare temporali, temporali secchi, tornado di fuoco e produrre venti irregolari – Per i pompieri è così difficile combatterli perché i metodi classici per spegnere le fiamme si rivelano poco efficaci
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Red. Online
11.01.2025 19:45

A causa della gravissima situazione in cui versa Los Angeles, severamente danneggiata dalle fiamme che l'hanno avvolta negli ultimi giorni, è tornato centrale il tema degli incendi, delle cause che li scatenano e degli effetti che hanno. E conseguenze, i roghi delle foreste, li hanno anche sul meteo che subisce mutazioni nelle aree interessate dalle fiamme. A spiegarle in un articolo su The Conversation, sito che presenta con taglio giornalistico i risultati di ricerche effettuate in campo accademico, è Kyle Hilburn, ricercatore in scienze atmosferiche alla Colorado State University. Vediamo allora di cosa si tratta.

Innanzitutto una premessa è doverosa: poiché gli incendi forestali siano in grado di cambiare le condizioni metereologiche della zona in cui scoppiano, è necessario che siano di grandi dimensioni e che raggiungano una temperatura critica. Se queste condizioni sono date, ecco allora che le fiamme possono diventare incontrollabili e i metodi tradizionali impiegati dai pompieri per combattere il fuoco diventano poco efficaci.

Bene, ma un incendio forestale come può cambiare le condizioni metereologiche? Guardando i dati satellitari, una cosa salta subito agli occhi: i temporali provocati dagli incendi sono molto più frequenti di quanto si pensasse ancora fino a qualche anno fa. I dati satellitari permettono altresì di meglio comprendere cosa succede concretamente.

Immaginate un terreno con erba secca, cespugli e alberi. Vola una scintilla originata da un fulmine o dal contatto tra il ramo di un albero e una linea elettrica. Se le condizioni metereologiche sono calde, secce e ventose, questa piccola scintilla potrebbe innescare un incendio forestale.

Quando la vegetazione brucia, vengono liberate grandi quantità di calore. Questo calore riscalda l'aria vicina al terreno e la fa alzare verso l'alto come una mongolfiera che decolla; l'aria calda è infatti meno densa di quella fredda. Il vuoto lasciato dall'aria calda viene così colmato da quella fredda. Viene così a crearsi lo schema di vento tipico degli incendi forestali.

Ciò che succede in seguito dipende dalla stabilità dell'atmosfera. Se la temperatura si raffredda rapidamente man mano che ci si alza dal suolo, l'aria ascendente sarà sempre più calda rispetto all'ambiente circostante e continuerà ad andare verso l'alto. Se si alza sufficientemente, l'umidità condensa e forma una nuvola chiamata pirocumulonembo. Se l'aria calda continua a salire verso l'alto, l'umidità condensata che contiene finirà per gelare. Ora, quando una nuvola contiene contemporaneamente particelle d'acqua in forma liquida e particelle d'acqua in forma gelata, le collisioni tra queste particelle possono provocare una separazione delle cariche elettriche. Se l'accumulo di cariche è sufficientemente importante, per neutralizzarle si produce allora una scarica elettrica, comunemente nota come «fulmine».

La trasformazione in temporale di una nuvola originata da un incendio dipende quindi da tre fattori chiave: il sollevamento d'aria calda, l'instabilità atmosferica e l'umidità.

Temporali secchi e tornado di fuoco

Gli incendi forestali si sviluppano generalmente in ambienti poco umidi. Quando le condizioni nella bassa atmosfera sono secce, si può così produrre un cosiddetto temporale secco. Essi sono l'incubo delle persone che vivono in zone soggette a incendi forestali. Questi particolari temporali si contraddistinguono da fulmini e, al contempo, mancanza di precipitazioni. Già, perché l'acqua evapora prima di raggiungere il terreno. Insomma, quello che si viene a creare è il prefetto quadro della tragedia: abbiamo fulmini che possono scatenare incendi i quali non possono essere spenti dalla pioggia in quanto assente.

Gli incendi forestali possono generare anche un altro fenomeno: i tornado di fuoco. Quando l'aria si alza nell'atmosfera, infatti, può incontrare venti di velocità e direzione differenti: parliamo allora di «wind shear» o «gradiente del vento». Tale fenomeno può provocare una rotazione dell'aria. L'aria ascendete può così inclinare verticalmente l'asse di rotazione in un meccanismo simile a quello di un tornado. Questi tornado di fuoco possono essere accompagnati da forti venti che possono spargere cenere infuocata e innescare così nuovi incendi. Generalmente, comunque, non si tratta di veri e propri tornado perché non sono associati a temporali in rotazione.

I temporali scatenati da un incendio forestale sono comunque destinati a morire: ciò che sale è sempre destinato a ridiscendere. La corrente d'aria discendente del temporale in fase di dissipazione può però produrre venti irregolari sul terreno i quali contribuiscono a propagare il rogo in direzioni difficili da prevedere.

Quando quindi gli incendi creano le proprie condizioni meteo, il loro comportamento può diventare imprevedibile e irregolare. Ciò aggrava la minaccia che le fiamme costituiscono per le persone e i pompieri che si trovano a fronteggiare l'evento.

Un po' di storia

I meteorologi hanno riconosciuto la capacità degli incendi di creare temporali alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. È tuttavia solo dal lancio dei satelliti della serie GOES-R, avvenuto nel 2017, che scienziati e ricercatori dispongono delle immagini ad alta risoluzione necessarie per constatare che i fenomeni metereologici indotti dagli incendi sono un fenomeno comune.

Oggi, questi satelliti possono allertare i pompieri americani dello scoppio di un incendio ancora prima che giungano segnalazioni telefoniche in centrale. Ciò potrebbe essere determinante in quanto il numero, l'estensione e la frequenza degli incendi forestali segnano una tendenza all'aumento negli Stati Uniti (e non solo).

Il ruolo del cambiamento climatico

Nella crescente frequenza e forza distruttiva degli incendi sembrerebbe avere un ruolo non trascurabile anche il cambiamento climatico, ne avevamo del resto già parlato qui riferendo della situazione a Los Angeles. Il rischio di ondate di calore e siccità è significativamente aumentato in diverse zone del globo terrestre. Il rialzo delle temperature a livello mondiale genera infatti terre secche e foreste pronte a bruciare. I modelli climatici indicano poi che il cambiamento climatico provocato dalle attività umane non farà che accrescere il rischio di incendi. L'aumento della popolazione nelle zone a rischio d'incendio comporta anche un rischio accresciuto di sviluppo di incendi causati dall'uomo. Anche una volta spenti, gli incendi continuano ad avere conseguenze negative e portano con sé una serie di altri rischi. I terreni bruciati sono per esempio molto più suscettibili a frane e smottamenti che, a loro volta, possono compromettere gli ecosistemi e la qualità dell'acqua.

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