Cina

Ecco i tre punti chiave del Congresso del Partito comunista cinese

Da Xi Jinping sempre più centrale, tanto da essere stato definito il «nucleo», a Hu Jintao scortato fuori dalla sala, passando per i grandi assenti nel nuovo Comitato centrale
Marcello Pelizzari
22.10.2022 18:17

Sì, come ampiamente preventivato Xi Jinping ha consolidato la sua presa sul Partito comunista cinese alla chiusura del Congresso. Tutto questo a un niente dalla conferma di un terzo mandato quale leader del citato Partito e presidente del Paese. Ma che cosa dobbiamo trattenere, se così vogliamo dire, di quest’ultima sessione? Proviamo a fare ordine.

Il «nucleo»

Innanzitutto, il Congresso ha approvato alcuni emendamenti alla costituzione del Partito. In particolare, Xi è stato definito il «nucleo del partito». L’ideologia del leader, insomma, è quella del Partito. Un’unione di intenti che sfocerà nella scontata, ma storica e unica, nomina per un terzo mandato. Come Xi nessuno mai, già. Le modifiche allo statuto sono state votate all’unanimità dai delegati del partito nella Grande Sala del Popolo di Pechino. «Osate lottare, osate vincere, abbassate la testa e lavorate sodo» ha detto Xi ai delegati. «Siate determinati ad andare avanti».

Dal 2012, quando è diventato segretario generale del Partito, Xi ha mantenuto e, soprattutto, consolidato il suo potere tramite campagne anti-corruzione volte, manco a dirlo, a eliminare i suoi oppositori e chi non si allineava all’ideologia dominante. Nel 2018, per contro, aveva gettato le basi per, teoricamente, governare a vita: le autorità cinesi, infatti, decisero di eliminare i limiti di mandato esistenti.

Hu Jintao

Nel bel mezzo della cerimonia di chiusura, sabato, il predecessore di Xi, Hu Jintao, è stato scortato fuori dalla Grande Sala. Le immagini, invero, sono allo stesso tempo curiose e inquietanti. Due membri dello staff hanno tentato di sollevare Hu dal suo posto. L’ex leader, che sedeva accanto a Xi, è parso quantomeno riluttante ad andarsene. Uscendo, ha fatto un commento a Xi. Il quale, a mo’ di risposta, ha annuito.

Molto si è detto è molto è stato scritto riguardo all’uscita di Hu. Secondo alcuni analisti, a Hu è stato chiesto di andarsene a causa delle sue cattive condizioni di salute o, verosimilmente, perché è risultato positivo alla COVID. E tutti conosciamo la politica, rigorosa e iper restrittiva, della Cina circa il contenimento del coronavirus.

Stando alla BBC, quanto accaduto a Hu potrebbe non essere casuale. Potrebbe, al contrario, simboleggiare il cambiamento dei tempi. Hu, d’altronde, rappresenta una Cina diversa rispetto a quella che conosciamo oggi. Citiamo Stephen McDonell: «Hu ha gestito una leadership molto più collettiva e ha dovuto bilanciare le varie fazioni rappresentate nel Comitato permanente del Politburo. Gli anni di Hu sono stati visti come un periodo di apertura al mondo esterno e di maggiore tolleranza verso le nuove idee».

Xinhua, l'agenzia stampa ufficiale di Pechino, ha dal canto suo sgombrato il campo dai dubbi: Hu si è semplicemente sentito male, complice uno stato di salute che di recente aveva appunto destato più di una preoccupazione. L'ex leader cinese, ad ogni modo, si sente già meglio.

Il nuovo che avanza

Il Partito, beh, ha pure nominato un nuovo Comitato centrale, il più grande dei suoi organi decisionali, composto da qualcosa come 205 membri e 171 supplenti. Lo stesso Comitato, domani, eleggerà un gruppo ristretto di 25 membri che andranno a costituire il Politburo.

Qualche assente eccellente, nel nuovo Comitato, c’è: il premier Li Keqiang, la cui posizione sulla politica economica cinese sarebbe stata in contrasto con Xi secondo gli spifferi, e Wang Yang, che a suo tempo era stato indicato per sostituire Li come premier.

Dal Politburo, ancora, il Partito nominerà un Comitato permanente, il più piccolo e significativo organo decisionale del Partito comunista. Gli esperti, a tal proposito, non hanno dubbi: vi faranno parte solo e soltanto fedelissimi di Xi. Il Wall Street Journal si è spinto oltre, indicando già il nome del possibile nuovo premier: Li Qiang. Toccherà a lui gestire l’economia cinese. Quantomeno, secondo la tradizione fa parte del cahier des charges del premier. Inutile dire che avrà gli occhi di Xi addosso. Sempre

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