Euro ai minimi storici contro franco e il dividendo della BNS si allontana
Si accentuano i timori per la tenuta dell’economia dell’Eurozona e l’euro scivola ai minimi storici contro il franco svizzero, «costringendo» la Banca nazionale svizzera (BNS) a intervenire ancora (comprando euro, soprattutto) e facendo così allontanare sempre più la prospettiva che l’istituto centrale possa versare un dividendo a Confederazione e Cantoni nel 2025, nonostante l’utile di 62,5 miliardi di franchi registrato nei primi nove mesi di quest’anno.
«Alla luce dei rischi di bilancio, il capitale proprio della BNS è al momento nettamente troppo basso e il suo rafforzamento deve dunque prevalere sulla distribuzione di utili», ha affermato il presidente della direzione della BNS Martin Schlegel in un discorso tenuto durante un evento a Zurigo. L’economista 48.enne, alla guida della BNS dal 1. ottobre, ha spiegato che l’espansione del bilancio della BNS (da gennaio è cresciuto di 39,1 miliardi di franchi, attestandosi a 833,7 miliardi a inizio novembre) è «una conseguenza rilevante degli acquisti di valuta estera resisi necessari negli anni successivi alla crisi finanziaria globale del 2008». Acquisti che, aggiungiamo, servono a contenere l’apprezzamento del franco svizzero, che in termini reali è pressoché continuo (vedi grafico) e che sembrano destinati a continuare dato che, come ha ricordato Schlegel, «il franco svizzero rimarrà probabilmente una valuta rifugio ricercata dagli investitori in tempi di incertezza».
Le dichiarazioni della BNS, ovviamente, vengono guardate con interesse anche dal Ticino. Un eventuale distribuzione degli utili al Cantone, infatti, potrebbe dare un colpo di mano non indifferente alle finanze cantonali, da tempo in difficoltà. Anche se, va detto, nel Preventivo 2025 presentato a settembre non è stata inserita alcuna quota dalla BNS. Quote che però sono state inserite a Piano finanziario per il 2026 e 2027.
Oggi in mattinata per un euro si pagavano «appena» 92,04 centesimi di franco, il valore più basso registrato da quando esiste la moneta unica - escludendo naturalmente la presunta quotazione attorno a 84-85 centesimi registrata il 15 gennaio 2015 dopo che la BNS ha rimosso la soglia di cambio fisso a 1,20 -. In serata, l’euro è poi risalito ad appena sopra la soglia di 93 centesimi di franco.
Eurozona in affanno
Le affermazioni della BNS coincidono con la pubblicazione degli indici PMI (purchasing managers’ index) del settore manifatturiero e dei servizi nella zona euro: nella lettura preliminare di novembre, gli indici calcolati in base alle indicazioni dei direttori degli acquisti hanno mostrato un andamento più deludente del previsto, a 45,2 punti contro i 46 previsti.
Pronta la reazione sui mercati, con l’euro che è calato anche contro il dollaro, di oltre l’1% attorno a quota 1,0335, il livello più basso da novembre 2022. Gli operatori di mercato scommettono sempre di più che la moneta unica potrebbe continuare a deprezzarsi, scivolando verso la parità con il dollaro, cosa che è accaduta solo due volte da quando è stata lanciata nel 1999. E ora si ritiene che la Banca centrale europea (BCE) dovrà tagliare i tassi di interesse in modo aggressivo per sostenere l’economia dell’Eurozona.
L’euro soffre della prospettiva di dazi severi sotto la presidenza di Donald Trump, che rischia di infliggere un duro colpo alle economie della zona euro che dipendono dalle esportazioni. Il tutto mentre Germania e Francia sono alle prese con crisi politiche interne che hanno intaccato la fiducia degli investitori.
I dati sottolineano la sfida per la BCE, che il mese prossimo dovrà decidere se accelerare il ritmo dell’allentamento monetario, dato che la fragile economia europea è sempre più compressa. Il dato è in netto contrasto con quello degli Stati Uniti, dove la promessa di Trump di tagliare le tasse ha spinto i mercati a prefigurare una crescita maggiore nei prossimi anni.
Continua l’«effetto Trump»
La debolezza dell’euro è conseguenza diretta del rafforzamento del biglietto verde, che continua a beneficiare dell’«effetto Trump». L’indice che traccia il dollaro rispetto alle sei principali valute è salito ancora dello 0,5% a 107,6, il massimo da novembre 2022. Contro franco svizzero, oggi il dollaro è salito fino a quota 0,8955. Da inizio anno, quando valeva 0,8350, il biglietto verde ha guadagnato quasi il 7% sul franco.
A sostenere in questa fase la tenuta del biglietto verde ha contribuito verosimilmente l’idea ventilata da Trump di nominare Kevin Warsh quale segretario al Tesoro, con l’intesa che potrebbe addirittura diventare in seguito presidente della Federal Reserve. Lo ha riferito giovedì il «Wall Street Journal», citando persone che hanno familiarità con la questione, precisando tuttavia che Trump potrebbe comunque scegliere qualcun altro per il ruolo.
Il potenziale accordo sarebbe stato discusso nella tenuta di Mar-a Lago mercoledì tra Trump e Warsh, un ex «investment banker» che ha fatto parte del Consiglio della Fed. Warsh è un ricercatore di Economia presso la Hoover Institution e docente presso la Stanford Graduate School of Business in California.