Musk prima e dopo Twitter
C’è chi scrive su Twitter e c’è chi si compra Twitter. Ecco, Elon Musk è l’unico che appartenga ad entrambe le categorie, visto che ha messo sul piatto più di 43 miliardi di dollari per comprare tutte le azioni di un’azienda di cui già controlla il 9,2%. Ma cosa c’è dietro ad una mossa che a prima vista tutto sembra tranne che un buon affare? Un affare peraltro lontano dalla conclusione, su cui ogni scommessa è da evitare.
L'offerta
Mister Tesla ha fatto un’offerta pubblica di 54,20 dollari per azione Twitter, con l’obiettivo di arrivare al 100% di una società che secondo lui ha un potenziale inespresso. 54,20 significa un premio del 54% rispetto alle quotazioni di fine gennaio e uno del 38% rispetto a quelle del 1. aprile, cioè l’ultimo giorno di negoziazione prima che diventasse pubblico l’investimento sul 9,2%. Oggi a New York in preapertura i titoli di Twitter sono arrivati a 51,10 dollari, avvicinandosi quindi ulteriormente al 54,20 offerto da Musk, per poi calare in zona 47. In ogni caso il mercato sta prendendo sul serio questa operazione, che se perfezionata alla fine costerebbe al suo ideatore i citati 43 miliardi di dollari. Tutto ufficiale, annunciato mercoledì in una lettera inviata a Twitter e nella documentazione per la SEC con sintesi in un tweet di quelli che ambiscono a diventare storici: «I made an offer».
Le perdite
Twitter è spesso al centro del dibattito, più perché ci scrivono giornalisti e vip che per un reale successo finanziario. Nel 2021 gli utenti attivi sono cresciuti del 13% rispetto all’anno precedente, arrivando a quota 217 milioni. Numeri lontanissimi dai 3 miliardi di utenti di Facebook o dai 2 miliardi e 600 milioni di YouTube, ma anche da altri social network: in questo campionato Twitter è al quindicesimo posto, dietro anche a Telegram. La cosa peggiore è però che perde soldi: il 2021 è stato un anno record come fatturato, con 5,08 miliardi di dollari, 37% in più rispetto al 2020, ma le perdite sono state vicine ai 500 milioni: tutto questo nonostante i tentativi di introdurre nuove funzionalità, mai coronati da successo perché nella testa del suo utente medio Twitter è «soltanto» mandare brevi messaggi unidirezionali, senza complicazioni e senza grande interazione. Possono anche esserci milioni di like, ma seguire una discussione rimane difficile. Il problema è quindi, in breve, che Twitter avrà anche potenzialità inespresse ma al momento perde soldi.
Come sarà?
Come sarà il Twitter di Elon Musk, ammesso che la scalata vada a buon fine? Diverso dal Twitter attuale, visto che due settimane fa lo stesso Musk aveva chiesto ai suoi follower se Twitter rispettasse la libertà di espressione. Oltre 2 milioni di votanti (i follower di Musk sono 80 milioni) e il 70,4% di «No» come risposta. Una strategia che parte dal famoso sondaggio di novembre sull’opportunità di vendere le proprie azioni Tesla (vittoria dei sì con il 58%) e dal tweet di dicembre sulla voglia di abbandonare tutto per fare soltanto l’influencer. Insomma, quando si ha un patrimonio di 270 miliardi di dollari lo stimolo non è arrivare a 300 ma quello di fare politica, o come minimo di influenzare le persone. L’idea di fondare un nuovo social network è rientrata dopo avere osservato il Truth di Trump: meglio comprarsi un social network affermato e percepito come neutrale, come appunto Twitter, e poi mettere in pratica lì i propri progetti. Non la corsa allo spazio, vera ossessione dei miliardari tech e dello stesso Musk con Space X, ma la più attraente presidenza degli Stati Uniti. Per un obbiettivo del genere si possono anche perdere 500 milioni all’anno, soprattutto quando si possiede 500 volte tanto. A proposito di presidenti, è probabile che la prima mossa di Musk padrone totale di Twitter sia quella di togliere il ban a Trump.
I soldi ci sono?
Musk ha i soldi per comprare Twitter? La domanda è valida anche per l’uomo più ricco del mondo, davanti a Jeff Bezos e Bernard Arnault, un uomo il cui patrimonio vale quasi 7 volte i 43 miliardi citati. Perché Musk non si è presentato, come di solito avviene per le scalate, con i soldi o garanzie bancarie, ma legando l’offerta a un vago «completamento del finanziamento». Valere 270 miliardi in azioni, 176 soltanto di Tesla, non significa poter spendere domani mattina 270 miliardi e nemmeno 43. Fra l’altro Tesla permette ai suoi dirigenti di mettere a garanzia soltanto il 25% delle proprie azioni, quindi Musk sarebbe al limite, senza contare la volatilità di Tesla. Poi poter comprare non significa che ci sia qualcuno disposto a vendere. Nell’azionariato di Twitter dietro al 9,2% di Musk ci sono l’8,39 di Vanguard, l’8,08 di Morgan Stanley (che gioca su due tavoli, essendo anche advisor di Musk) e il 4,56 di BlackRock. Diversi analisti dicono che Twitter valga 70 euro ad azione, quindi Musk potrebbe essere costretto ad alzare l’offerta (anche se l’ha definita «ultima») o ritirarsi, dopo essersi guadagnato gratis i titoli dei media di tutto il mondo. Uomo più ricco del mondo e primo influencer, in attesa del grande salto.