Il caso

Fallimento dell'Airlight: tutti assolti

Biasca, ecco la sentenza d'Appello per il buco da 25 milioni dell'azienda - È stato prosciolto anche l'ex direttore, che in primo grado era stato condannato
© CdT/Archivio
Alan Del Don
Irene Solari
11.02.2025 09:50

Tutti assolti. Anche l’ex direttore, che nel processo di primo grado (celebrato alle Criminali a fine marzo 2023) era stato l’unico condannato dei cinque imputati. Come appreso dal Corriere del Ticino è stata trasmessa stamattina alle parti la sentenza d’Appello per il fallimento della Airlight Energy Manufacturing SA di Biasca. L’attività della promettente start-up creata nel 2008 si concluse nell’agosto 2016 con il «buco» di 25,2 milioni (tanti sono stati i crediti insinuati) ed il licenziamento di una trentina di dipendenti (i costi del personale, nel 2015, avevano raggiunto i 5,7 milioni). Adesso bisogna capire se il procuratore pubblico Daniele Galliano e le parti civili impugneranno il verdetto con un ricorso al Tribunale federale.

I reati contestati

Il dibattimento bis presieduto dalla giudice Giovanna Roggero-Will si era svolto a metà gennaio. Gli ex vertici della società dovevano rispondere, a vario titolo, di amministrazione infedele aggravata, diminuzione dell’attivo in danno dei creditori, favori concessi ai creditori e cattiva gestione. Il procuratore pubblico Daniele Galliano aveva chiesto un mese fa nei loro confronti pene sospese comprese fra 180 aliquote e 3 anni di detenzione (di cui 6 mesi da espiare), mentre le difese si erano battute per il proscioglimento dei loro assistiti.

Soddisfatte le difese

Alla sbarra erano comparsi l’ex direttore (difeso dall’avvocato Pierluigi Pasi), due ex membri del Consiglio di amministrazione (patrocinati dai legali Emanuele Verda e Mario Postizzi), il già amministratore unico della SA (assistito da Stelio Pesciallo) e l’allora presidente della holding (rappresentato da Paolo Bernasconi).

Perizie e domande di brevetto

Proprio l’avvocato luganese, da noi contattato, spiega che «la sentenza è ben motivata. È stata considerata la perizia che abbiamo prodotto e non quella giudiziaria. In particolare l’accusa aveva attribuito un valore importante a quelli che pensava fossero dei brevetti, ma in realtà erano solo delle domande di brevetto. Senza valore, pertanto. Sono inoltre state ritenute le operazioni di risanamento volute dagli ex vertici. Tutte lecite. Questa sentenza farà giurisprudenza».

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