Forno crematorio privatizzato, lanciata un’iniziativa comunale

Non un referendum, ma un’iniziativa comunale. Questa la via scelta dalle formazioni politiche dell’area di sinistra (Partito socialista, Partito comunista, I Verdi, Movimento per il socialismo, Forum alternativo, Avanti, Il Noce) per combattere la privatizzazione del formo crematorio di Bellinzona. Ma facciamo un passo indietro: la scelta di dare in concessione l’impianto ubicato al cimitero principale, sostenuta dal Municipio, era già stata discussa durante l’ultima seduta di Consiglio comunale il 7 aprile. In quell’occasione il Legislativo aveva dato luce verde alla privatizzazione nonostante il disaccordo dei gruppi favorevoli al rapporto di minoranza della Commissione della legislazione (il relatore è Alessandro Lucchini, Unità di sinistra) che conteneva un sostanziale emendamento sulla futura gestione del forno crematorio.
Tema «delicato e cruciale»
Dopo l’approvazione della proposta municipale, era stata avanzata l’ipotesi di lanciare un referendum contro la privatizzazione. Ora gli stessi gruppi favorevoli al rapporto di minoranza, come detto quelli dell’area di sinistra, hanno annunciato la rinuncia al referendum contro la decisione del Legislativo ma hanno deciso di promuovere l’iniziativa popolare comunale, «per mantenere il forno crematorio sotto gestione pubblica e responsabile». L’iniziativa comunale prevede la raccolta di 3 mila firme in 90 giorni e, una volta raggiunto il numero richiesto di sottoscrizioni, il voto popolare. «Pur non condividendo l’impostazione adottata dalla maggioranza, riteniamo più costruttivo avviare una riflessione politica di ampio respiro su ruolo e responsabilità che l’ente pubblico dovrebbe assumere nella gestione di un ambito tanto delicato e cruciale».
Ammodernamento in vista
«La volontà del Municipio è quella di mantenere tutta la struttura del crematorio in mano pubblica», evidenzia Henrik Bang, capodicastero Opere pubbliche. Va precisato, infatti, che non esiste solo il forno crematorio ma anche tutto il resto: l’immobile, le camere mortuarie, la sala da cerimonia, eccetera. Spazi che rimangono sotto la gestione del Comune che ne è proprietario. Ad essere dato in concessione ai privati sarebbe soltanto il forno crematorio. «Vorremmo anche procedere ad un ammodernamento di tutta la struttura», prosegue Bang. «Ma si tratta di interventi che costeranno già diverse centinaia di migliaia di franchi e, in questo momento, non ce la siamo sentita di investire altri soldi (1 milione il costo previsto, n.d.r.) nell’acquisto di un nuovo forno crematorio». L’Esecutivo ha quindi preferito mantenere la struttura pubblica e mettere a concorso la realizzazione dell’impianto, così come la sua gestione, destinandola a privati tramite concessione. Conservando, in ogni caso, sempre la possibilità per la Città di riscattare il forno in qualsiasi momento (pagando un’indennità dopo 10 anni o gratuitamente dopo 20). Inoltre, a pesare sulla situazione attuale, conclude Bang, c’è anche l’apertura di un altro forno crematorio nella regione «che ha fatto dimezzare il numero delle cremazioni effettuate a Bellinzona».