Cevio

Gli allevatori bloccano il ponte di Visletto: «Basta lupi, Cantone sveglia!»

Protesta simbolica e pacifica dopo la decisione di alcuni allevatori di scaricare l'alpe Zaria e l'alpe Mognola, a seguito delle predazioni – L'occasione è data dalla tradizionale Giornata del presidente del Consiglio di Stato, organizzata in Vallemaggia
Jenny Covelli
21.08.2024 11:42

Era il 26 aprile 2022. Esausti dalle continue predazioni da parte del lupo, gli allevatori dell'Alta Vallemaggia prendevano una decisione: inscenare un'azione dal valore altamente simbolico. «Andiamo in Piazza Governo con le carcasse degli animali sbranati dal lupo». Detto, fatto. Attorno alle 15, una dozzina di carcasse di pecore e agnelli era stata «esposta» davanti a Palazzo delle Orsoline. Con un messaggio: «La convivenza con il lupo, come viene proposta al momento, non va bene. Ci vuole una regolazione. Le misure attuali di protezione non funzionano. Il Cantone dovrebbe essere più incisivo nei confronti di Berna per trovare delle soluzioni adeguate. Gli allevatori vogliono mollare tutto. È ora di finirla».

Sono passati più di due anni. Ma la situazione, dal punto di vista degli allevatori, non sembra affatto cambiata. Tanto che questa mattina è stata portata in scena un'altra azione simbolica: gli allevatori si sono dati appuntamento davanti al «nuovo» ponte militare «provvisorio» di Visletto, bloccato per qualche minuto. «Basta lupi! Cantone sveglia» è la scritta che campeggiava su uno striscione portato su un trattore. «Ho visto facce veramente deluse, tristi e sconfortate», spiega Omar Pedrini, presidente dell’Unione dei contadini ticinesi. L'occasione è data dalla tradizionale Giornata del presidente del Consiglio di Stato, organizzata quest’anno in Vallemaggia da Christian Vitta. «Vogliamo incontrare il Governo, perché il futuro di intere famiglia è messo a rischio», prosegue Pedrini.

Questa mattina Simone Tabacchi e suo padre, dopo l’ultima predazione da parte del lupo, hanno deciso di scaricare dalle loro capre l’alpe Zaria, nella zona del Campolungo sopra Fusio. Anche l'alpe Mognola è stata scarica. «Una sconfitta per il settore dell'allevamento e per le regioni periferiche», secondo il presidente dell’Unione dei contadini ticinesi. «Ha vinto il lupo e tutti i suoi protettori», ha scritto Simone Tabacchi in un triste post su Facebook. «Il primo attacco da parte del grande predatore con l’uccisione di una capra è avvenuto tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. Domenica scorsa, quando sono arrivato sull’alpe, c’erano capre ovunque. Ho ritrovato la carcassa di una seconda capra sbranata. E di altri tre capi di bestiame non c’è più traccia». A malincuore la famiglia Tabacchi ha dunque deciso di riportare al piano le capre che si trovavano sull’alpe Zaria e di riconsegnarle ai loro proprietari.

L’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori (APT-GP) insieme all’Unione contadini ticinesi, a nome anche delle altre organizzazioni agricole che si interessano del tema e che fanno parte del Gruppo territorio e alpeggi (STEA, ALPA, Federazione dei consorzi, Federazione delle condotte veterinarie), hanno chiesto al Consiglio di Stato l’immediato inizio delle pratiche per l’eliminazione urgente del branco in questione. Sem Genini, segretario dell'Unione contadini ticinesi e granconsigliere per la Lega dei ticinesi, ha intenzione di presentare nelle prossime ore un'interrogazione dal titolo «A che punto siamo con la caccia regolatoria e proattiva del lupo in Ticino?». I Grigioni hanno l'intenzione di abbattere due terzi dei giovani lupi nati quest'anno, oltre a eliminare due interi branchi durante l'autunno e l'inverno. Complessivamente, dovrebbero essere uccisi almeno 35 dei circa 120 lupi presenti nel cantone. A tal fine, le autorità cantonali hanno già inoltrato una richiesta di autorizzazione alla Confederazione. «Da noi non si sa niente», commenta Genini. «Non vogliamo polemizzare, ma capire cosa è stato fatto dal Consiglio di Stato».

«Gli allevatori, adesso, hanno bisogno di risposte chiare che gli consentano di dire "continuo con l'allevamento di capre e pecore in valle, oppure no"», conclude Omar Pedrini. «Non bisogna dimenticare che una parte di questi allevatori si ritrova a dover riportare a casa le capre in un'estate in cui stanno contemporaneamente lavorando per rimettere a posto superfici e stalle dopo l'alluvione. In due anni non è cambiato nulla, anzi la situazione è solo peggiorata. Due alpeggi hanno scaricato, ora i lupi cercheranno altrove pecore e capre da sbranare. E non bisogna sottovalutare la situazione nel resto del cantone. Alcune predazioni sono avvenute in pieno giorno, in zone frequentate anche da turisti. Se il gregge non può essere lasciato solo neppure per il tempo necessario a fare pipì, c'è qualcosa che non quadra».

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