Cantone

I partiti criticano l’iniziativa UDC: «Il Morisoli bis è solo marketing»

Dure reazioni al lancio del testo democentrista che ripropone l’obiettivo del pareggio dei conti entro il 2027 - PS e Verdi: «Manca di concretezza» - PLR: «Sono tagli lineari» - Centro: «È il dipartimento di Gobbi che spende di più» - Lega: «Serve equilibrio»
© CdT / Gabriele Putzu

Per l’UDC è «una via alternativa all’attendismo dei partiti e ai tagli lineari del Consiglio di Stato». Un «piano B» offerto al Parlamento e al Governo per risanare le finanze, «qualora il pareggio dei conti con il Preventivo 2025 dovesse - come si prevede - fallire». Il decreto Morisoli bis, anticipato dal Corriere del Ticino, rischia però di infiammare la politica cantonale.

La proposta democentrista è chiara: visto che il pareggio dei conti entro il 2025 non sarà raggiungibile - come richiesto dal decreto Morisoli approvato dal popolo - l’UDC rilancia con un decreto bis, proponendo - questa volta - un metodo e una procedura entro cui muoversi. In particolare, si dovrà agire contenendo la crescita della spesa (vedi box), tenendo tuttavia ferme le premesse del primo decreto, ossia: niente aumento di imposte, né riversamento di oneri sui Comuni, né tagli degli aiuti diretti alle persone bisognose.

PS: «Strumento superfluo»

«Nel momento in cui alla politica si chiede concretezza, specialmente alla vigilia delle discussioni sul Preventivo 2025, l’UDC dimostra mancanza di pragmatismo». Più in generale, però, il co-presidente del PS, Fabrizio Sirica, critica l’atteggiamento di fondo dei democentristi: «Sembra che preferiscano chiamarsi fuori dalle discussioni, come se non facessero parte del Parlamento». Del resto, ricorda Sirica, l’UDC ha pure deciso di non partecipare al gruppo di lavoro per l’analisi della spesa dello Stato: «Che dicano concretamente che cosa tagliare e cosa no. Non basta individuare tre voci di spesa, che tra parentesi rappresentano più della metà del budget dello Stato. Così, è come sparare nel mucchio. Forse - dice ancora Sirica - c’è più voglia di fare marketing che trovare soluzioni concrete». E qui arriviamo al secondo punto della riflessione di Sirica: «Ciò che viene proposto nel decreto Morisoli presenta una contraddizione di fondo: com’è possibile ridurre la spesa, per esempio nei sussidi, senza toccare chi ne ha bisogno?». In definitiva, secondo il co-presidente del PS, «il decreto Morisoli è uno strumento superfluo, in quanto esiste già un meccanismo più mirato e preciso per orientare la spesa pubblica, ossia il freno al disavanzo». E ancora: «In questa fase, occorre valutare puntualmente dove si può intervenire e dove no».

PLR: «Contrari al metodo»

«Anche per il PLR uno Stato con le finanze sane è uno Stato progettuale», premette il presidente liberale radicale Alessandro Speziali. «Il problema del decreto Morisoli bis è che rischia di generare effetti negativi. Non specificando davvero le aree d’intervento, finisce per proporre tagli lineari». In questo senso, Speziali rispedisce al mittente le critiche UDC secondo cui la tardiva manovra di Governo e Parlamento ha portato a tagli lineari nel Preventivo 2024: «Se non si indica esattamente dove si vuole intervenire, si taglia indistintamente. Per questo motivo, siamo molto scettici e contrari al metodo indicato nell’iniziativa democentrista». Speziali ricorda infine che a breve prenderà avvio il lavoro di analisi della spesa dello Stato. «Così ci sarà finalmente modo decidere e agire concretamente in base a documenti oggettivi, e la Confederazione lo dimostra. Peccato che l’UDC si sia chiamata fuori». In definitiva, - chiediamo ancora - il decreto Morisoli come strumento finanziario ha ancora senso? In altre parole, il pareggio dei conti va raggiunto oppure no? «Premesso che esiste già lo strumento del freno all’indebitamento, di anno in anno, Governo e Parlamento in funzione della congiuntura internazionale possono ragionare sul margine di debito. L’obiettivo – conclude però Speziali - è ridurre il deficit grazie a un’economia florida. Il pareggio di bilancio è solo una conseguenza e non un fine in sé».

Il Centro: «Siano onesti»

«In primo luogo constato che l’UDC persegue il vizio di prendersela sempre con gli altri partiti sostenendo che non fanno abbastanza, dimenticando di osservare se stesso», premette il presidente del Centro Fiorenzo Dadò. «Ad esempio - fa notare - l’UDC è l’unica forza politica che ha rifiutato di far parte del gruppo di lavoro che si sta occupando della revisione della spesa, quindi di capire concretamente com’è possibile risparmiare spendendo meglio». Insomma, i democentristi «quando si tratta di rimboccarsi le maniche e intervenire nel concreto sembrano essere troppo impegnati in altre faccende, ma difficilmente i problemi si possono risolvere solo a suon di slogan e iniziative», attacca Dadò. Entrando nel merito delle proposte del decreto bis - «un documento che stiamo ancora aspettando di ricevere per poterlo esaminare» - il presidente del Centro si dice d’accordo sul principio di frenare la spesa. «È da quando faccio politica che sostengo questa causa e credo sia uno strumento opportuno. L’UDC fa bene a proporlo ma dovrebbe innanzitutto suggerirlo al loro già candidato al Consiglio federale Norman Gobbi. Tra tutti i Dipartimenti, infatti, il DI è quello che ha aumentato di più il personale dello Stato, in particolare nella Polizia, con costi fissi per milioni di franchi. Bisognerebbe quindi dare il buon esempio, e solo dopo puntare il dito sulle inefficienze degli altri». Secondo Dadò, inoltre, «si deve intervenire sugli esuberi e limare in qualche settore, ma è impensabile limitare le uscite senza che qualcuno sia chiamato a fare delle rinunce anche importanti. Bene che si facciano proposte, ma occorre essere realisti e onesti con la popolazione».

Verdi: «Sono bugie»

«Finte semplici soluzioni a un problema complesso come quello del bilancio di uno Stato sono sempre delle bugie», evidenzia anche Samantha Bourgoin, co-coordinatrice dei Verdi, che bolla il decreto Morisoli bis come «un’operazione di puro marketing politico». Una strategia, prosegue Bourgoin, «che potrebbe piacere perché sembra semplice, ma che in realtà semplice non è affatto. Sappiamo infatti che le soluzioni facili su temi così complicati sono semplicemente delle menzogne». Nel documento, rileva poi la co-coordinatrice dei Verdi, «i democentristi ribadiscono che non vi sarà alcun riversamento di oneri sui Comuni, né tagli agli aiuti diretti alle fasce più deboli della popolazione. Il risultato, invece, è che con la loro ricetta entrambi ne pagheranno le conseguenze, come abbiamo visto con il primo decreto Morisoli. Perché non esistono magie. Quindi, di nuovo, siamo di fronte a una bugia bella e buona».

Lega: «Bene, ma...»

«Il decreto Morisoli bis ha il pregio di rilanciare la discussione sul tema del pareggio di bilancio, a mio avviso imprescindibile», sostiene dal canto suo Alessandro Mazzoleni, vice coordinatore della Lega. Tuttavia, «al di là delle formule matematiche, occorrerà esaminare nel dettaglio le varie voci di spesa e procedere così in maniera equilibrata. In modo, cioè, che siano tagli sostenibili e ponderati». A farne le spese, evidenzia ancora Mazzoleni, «non devono essere le fasce più in difficoltà»: «Ricordo che ci siamo sempre schierati contro l’aumento delle imposte e i tagli alle prestazioni sociali. Bene, quindi, che l’UDC oggi indichi chiaramente che non vi saranno tagli agli aiuti diretti alle persone bisognose». Per quando riguarda invece le critiche democentriste all’indirizzo di Governo e Parlamento, Mazzoleni ricorda: «I partiti di Governo stanno lavorando con l’Esecutivo per trovare una convergenza sul Preventivo 2025. Mi pare quindi una critica prematura».

Il nuovo Decreto «non sposta semplicemente il termine del pareggio dei conti dal 2025 al 2027, ma propone una procedura per raggiungere questo obiettivo». In particolare, oltre a mantenere tutti i vincoli del decreto in essere, introduce anche il vincolo della crescita percentuale massima e annuale 2025-2027 per le spese del personale, dei beni e servizi e dei sussidi, e dei trasferimenti. Nello specifico, la crescita annuale della spesa per il personale deve essere al massimo dell’0,8% per il 2025, 2026, 2027; quella dei beni e servizi, al massimo del 0,5%; quelle per il trasferimento, al massimo del 0,5%.
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