I tragici errori dei russi a Chernobyl: «Scavavano trincee nella Foresta Rossa»
Conferme, smentite, controsmentite. Fino a pochi giorni fa quanto avvenuto nella zona di esclusione di Chernobyl era stato bollato come propaganda, come esagerazione. Insomma, una delle tante storie di guerra che una parte racconta per screditare l’altra. Soldati russi inviati a Chernobyl in una missione suicida: presidiare il sito dell’ex centrale senza protezioni adeguate. E molti di loro sarebbero stati evacuati in un ospedale specializzato in Bielorussia per curarli dall’avvelenamento da radiazioni. Sembrava una vicenda troppo clamorosa per essere vero. Eppure, non si tratta né di propaganda né di un film sulla Guerra Fredda come «K-19»: nel sito della centrale, teatro nel 1986 di un catastrofico incidente nucleare, l’esercito di Mosca ha dato prova ai inadeguatezza.
Riavvolgiamo il nastro
Ma riavvolgiamo il nastro degli eventi e torniamo a qualche settimana fa: verso la fine di marzo, le forze armate russe avevano iniziato a ritirarsi da Chernobyl, zona conquistata e presidiata in quanto la via di collegamento più rapido tra Kiev e la Bielorussia alleata di Putin. In quell’occasione, diversi media internazionali avevano riportato la testimonianza di Yaroslav Emelianenko, membro del consiglio pubblico dell’Agenzia statale dell’Ucraina per la gestione della zona di esclusione, l’area con un raggio di oltre 30 chilometri dalla centrale, dove è vietato entrare, secondo cui le truppe inviate ad occupare il sito «non sapevano cosa stessero facendo». Insomma, che fossero inconsapevolmente al centro di un’operazione suicida. «Hanno usato i loro veicoli blindati per mescolare il suolo radioattivo con radionuclidi già stabilizzati nella zona, hanno contaminato l’attrezzatura e poi anche tirato un sospiro di sollievo». Altre fonti avevano parlato di veicoli che avrebbero attraversato senza protezioni la Foresta Rossa, una pineta che cambiò colore a causa delle radiazioni è che risulta contaminata per almeno 24 mila anni. Addirittura, alcuni soldati vi hanno scavato diverse trincee. Una storia troppo inverosimile per sembrare vera. Infatti, inizialmente era stata smentita ma poi le immagini da un drone avevano confermato che sì, era tutto vero.
«Non avevano idea»
In questi giorni, diversi media internazionali — dalla BBC e dalla CNN al New York Times — hanno raggiunto la centrale di Chernobyl raccogliendo dati e testimonianze per certi versi scioccanti. Secondo il ministro dell’Energia ucraino, German Galushchenko, le cui parole sono state riferite su Twitter dal ministero della Difesa di Kiev, i soldati russi che hanno scavato quelle trincee «hanno non più di un anno di vita». I militari, riferiscono diversi testimoni, si comportavano come se non avessero idea di dove si trovassero. Commettendo errori individuali terribili: come riferito dal New York Times, un soldato ha trattato a mani nude una fonte radioattiva presente in uno dei depositi di rifiuti nucleari, «esponendosi a un livello di radiazioni tali, in pochi secondi, che il contatore Geiger è impazzito»,. Ora, va precisato che il cobalto-60 ha una decadenza molto rapida ed è plausibile che dal 1986 ad oggi abbia perso la maggior parte della sua letalità. Va altresì ricordato che nella zona di esclusione attorno alla centrale nessun oggetto andrebbe in ogni caso toccato.
Ma non è tutto: la CNN è potuta entrare nei dormitori occupati dalle truppe russe. La troupe è stata accolta dal suono del contatore Geiger, che rivela le radiazioni. La fonte di queste ultime non era visibile, ma secondo i funzionari ucraini viene dalle piccole particelle e dalle polveri che i soldati hanno portato dentro l’edificio dalla Foresta Rossa.
Che cos'è la Foresta Rossa?
La foresta rossa di Chernobyl è un'area di circa 4 chilometri situata nell'area compresa in un raggio di 10 chilometri dalla centrale nucleare. Dopo ,l'esplosione del reattore numero 4, nel 1986, molte piante cambiarono colore (diventarono arancioni) e morirono. Vaste aree del bosco sono ancora oggi del tutto interdette all'uomo.. È stata dichiarata «non sicura» per i prossimi 24 mila anni