Giornalismo e politica

Il fact checking della stampa americana contraddice Trump

Lavoro, tasse, immigrati sono i grandi temi della campagna elettorale sui quali il tycoon continua a battere pur con molte informazioni false
Il discorso di Donald Trump alla convention di Milwaukee, durato 93 minuti, era piano di affermazioni false. ©JUSTIN LANE
Dario Campione
19.07.2024 22:30

La grande stampa americana non rinnega mai la propria tradizione di «cane da guardia» del potere. A poche ore dalla fine della convention repubblicana di Milwaukee, sia il New York Times sia il Washington Post - i due grandi quotidiani della costa Est divenuti ormai fonte primaria e punto di riferimento indispensabile degli osservatori di cose statunitensi - hanno letteralmente vivisezionato il torrenziale discorso di accettazione della candidatura pronunciato giovedì notte da Donald Trump. Un discorso «a ruota libera» durato oltre 93 minuti, spesso improvvisato. «Trump ha iniziato descrivendo in dettaglio» l’attentato di cui è stato vittima, ha scritto il NYT, «poi, in sostanza, ha inscenato un comizio elettorale, ripetendo vanterie familiari e riversando sulla platea una cascata di affermazioni false e fuorvianti sul suo operato, sul Paese, sull’economia e sul mondo».

Entrambi i giornali, che non hanno mai nascosto la loro preferenza per il candidato democratico, hanno pubblicato un lunghissimo «fact cheking» la cui lettura, per un osservatore non direttamente interessato alla competizione elettorale - ad esempio, un cittadino europeo - è comunque un esercizio di enorme interesse. Soprattutto per comprendere le strategie di ricerca del consenso e i temi su cui ruota lo scontro politico tra repubblicani e democratici.

Tasse, lavoro, immigrati. E la mai sopita querelle sul voto del 2020. Sono questi gli argomenti che fanno maggiore presa sull’elettorato conservatore. «La crisi inflazionistica sta schiacciando la nostra gente, come mai prima d’ora, gli americani non hanno mai visto nulla di simile», ha detto Trump dal palco di Milwaukee. Ma non è vero. L’inflazione USA è attualmente al 3,5%. Nell’estate del 2022 aveva raggiunto il picco del 9,1%, 6 punti sotto il 15% dei primi anni ’80 sotto l’amministrazione di Ronald Reagan.

«Con la mia presidenza vi abbiamo dato i più grandi tagli alle tasse», ha ripetuto Trump ai delegati repubblicani.

«Falso», ribatte il Washington Post. «Il taglio delle tasse di 1,5 trilioni di dollari, attuato nel dicembre 2017, si colloca al di sotto di almeno una mezza dozzina di altri tagli fiscali. Il più grande dei quali fu deciso da Reagan nel 1981, Mentre il taglio delle tasse di Barack Obama del 2012 è stata la più grande riduzione in dollari corretta per l’inflazione: 321 miliardi di dollari all’anno».

E poi gli immigrati. «Sapete chi si sta prendendo i posti di lavoro che si creano? Il 107% sono occupati da clandestini», ha tuonato Trump alla convention. Un’affermazione «priva di senso», commenta il NYT. «La popolazione di immigrati non autorizzati è cresciuta negli ultimi anni, ma non abbastanza da occupare tutti i posti di lavoro creati durante la presidenza Biden. Da gennaio 2021, l’economia ha aggiunto più di 15 milioni di posti di lavoro. Ma alla fine del 2023, negli Stati Uniti c’erano da 2,3 a 2,5 milioni di immigrati non autorizzati in più rispetto al 2020. Nel complesso, il Bureau of Labor Statistics ha stimato che nel 2023 sono stati impiegati 29,9 milioni di lavoratori nati all’estero, sia autorizzati sia non autorizzati, e 131,1 milioni di lavoratori nativi, con un aumento rispetto al 2020 di 5,1 milioni di lavoratori nati all’estero e di 8,1 milioni di lavoratori nati negli USA».

Infine, il muro al confine tra il Messico e il Texas. «Ne abbiamo costruito la maggior parte», ha detto Trump. Ma anche questo è irrimediabilmente falso. Nel complesso, infatti, durante l’amministrazione del tycoon sono state erette soltanto 47 miglia di nuove barriere, dove prima non ne esistevano». Nella campagna elettorale del 2016, Trump aveva promesso di costruirne mille.