«Il rilancio di Locarno è alle porte: vi contribuiremo con 100 milioni»
Dopo due decenni di abbandono, il Grand Hotel Locarno si prepara «a rinascere», com’è scritto sui teli che abbelliscono i cancelli del cantiere. Rinascere con la firma dell’imprenditore Stefano Artioli. Che sulla Città, con la sua società Artisa, vuole investire, e tanto. Oltre al grande albergo, si lavora a pieno ritmo anche più giù, verso piazza Grande, alle future «Corti di Locarno», ex Globus. In tutto, oltre cento milioni solo per i costi di costruzione. Ma non finisce qui, perché incluso nel «budget» c’è pure un altro progetto sempre in una zona strategica, all’imbocco occidentale di piazza Grande, dove ai tempi c’era la Migros e, più di recente, un ristorante. È però troppo presto per parlarne, sorride l’amministratore delegato Flavio Petraglio, pronto a farci da guida, in esclusiva per il Corriere del Ticino, sui nuovi luoghi chiave di Artisa. Per la «Regina del Verbano», fra l’altro appena eletta «Cittadina più bella della Svizzera» con un premio che tiene conto del giudizio di milioni di persone, è davvero una «Nouvelle Belle Époque».
Una zona di grandi riqualifiche
Ed è proprio chiamata così la maxiriqualifica di 50.000 metri quadrati - dal lago alla rotonda di piazza Castello, passando per Largo Zorzi, piazza Grande, piazzetta Remo Rossi e coinvolgendo pure piazza Muraccio - per 20 milioni di investimento pubblico, dedicati a restituire «dignità» a uno spazio pregiatissimo. Ma questa è un’altra storia, come lo sono «Urbania» (30 milioni di Renzetti Properties per nuovi edifici di fronte alla stazione) o, nella stessa area, il riassetto dei trasporti pubblici su gomma (il cosiddetto nodo intermodale con la nuova pensilina a sei corsie). «La famiglia Artioli vuole partecipare al futuro di questa grande realtà, che conosce peraltro molto bene, avendoci vissuto per anni», sottolinea il nostro interlocutore, mentre ammira la monumentale facciata che dà verso la collina, immaginando l’arrivo dei primi ospiti. «Abbiamo iniziato un paio d’anni fa, prima solo sulla carta e, da qualche mese, anche nella realtà».
Consegnato entro il 2027
La sfida è rivalorizzare un bene culturale protetto senza rinunciare a una ristrutturazione in chiave moderna. E non per niente il dialogo con la Società ticinese per l’arte e la natura (la stessa che ha ricorso qualche tempo fa contro «Urbania») è durato circa un anno.
Alla fine, però, una «quadra» ha spianato la strada all’avvio dei lavori. «Contiamo di completare tutto tra fine 2026 e primavera 2027. La struttura offrirà circa 110 camere». Ma intanto eccoci qui, oltre l’ingresso. Da buon progettista, il 44.enne indica dove si troverà la ricezione, appena sulla destra, e gli ascensori, subito sull’altro lato, vicino al maestoso scalone di sinistra. «Ci saranno due ristoranti, vari bar, una SPA di 1.500 metri quadrati. L’edificio ha numeri impressionanti: parliamo di 20.000 metri quadrati di superficie per 70.000 metri cubi di volume».
È ora di salire una stretta e austera scala di servizio, un tempo usata dal personale e un domani «riciclata» come uscita di sicurezza.
Una ventina di aziende
«Queste sono le fasi iniziali, siamo a un 15% del totale. Nel periodo di punta, tuttavia, saranno impiegate una ventina di aziende, locali o perlomeno nazionali, con fino a un centinaio di operai». Oltre la parete grigia, da qualche parte, si sentono dei tonfi, ognuno seguito da un fruscìo, come in un ricco spettacolo pirotecnico in lontananza. «Non è una fase troppo scenografica, ma è cruciale per la solidità del progetto», osserva Petraglio nel rumore di altri polverosi detriti in caduta libera.
I caminetti negli spazi comuni
«Si demolisce e si rimuove, riportando alla luce la struttura edilizia originaria. Potremo così confermare il progetto sviluppato finora e, una volta consolidato questo aspetto, inizieremo la ricostruzione».
Nella «pancia» del bestione è tutto un labirinto di passaggi, corridoi, anfratti e sgabuzzini. A un certo punto si arriva alle stanze, con il panorama sul grande giardino. «Ci permetteremo di unire più locali, collegandoli tramite porte interne, per creare delle soluzioni più ampie e interessanti. Alcuni elementi che non useremo, come i caminetti, saranno ricollocati negli spazi comuni». E sul destino del «Grande Albergo», non ci sono dubbi. Una volta fatto, non sarà abbandonato a chi lo vorrà gestire: «Sono in corso le trattative per poter avere un affittuario, un gestore di qualità ma che sarà comunque supervisionato da noi. Si tratterà di una società specializzata con esperienza e con un proprio marchio. La categoria scelta, quattro stelle di classe superiore, la riteniamo un’offerta interessante per la regione». La visita non è finita perché, percorrendo la strada a ritroso, è il momento di fare due passi verso piazza Grande. Dove un altro «mastodonte» è in attesa: il palazzo ex Globus, che tra un paio d’anni sarà conosciuto con l’appellativo «Le Corti di Locarno».
Una Coop nuova di zecca
Nel cammino, la nostra guida fa un riepilogo. «Il progetto è composto da tre parti: una residenziale, con una sessantina di appartamenti in affitto, in un nuovo edificio, una commerciale con 2.500 metri quadrati al pian terreno e poi, a complemento, un “boutique hotel” (il futuro gestore ha già firmato il contratto, ndr) con una ventina di camere nel rinnovato edificio “ex Globus”».
Al contrario del Grand Hotel, che resterà nelle mani di Artisa, per questo investimento immobiliare a suo tempo si era fatto avanti l’allora Credit Suisse (ora UBS), mentre la superficie dedicata al commercio dovrebbe ospitare un negozio Coop. Non è chiaro se questo significherà il trasloco del punto vendita ora in piazza Grande. A completare la struttura, un nuovo passaggio che salirà, passando dalla rinnovata terrazza, verso la chiesa di Santa Caterina. Oltre la quale, un giorno, dovrebbe sorgere pure il Museo di storia naturale. «Partecipiamo al rilancio di Locarno affiancando il progetto di valorizzazione Nouvelle Belle Époque, al quale si accompagnano altre iniziative private simili alla nostra», conclude Petraglio, riferendosi alla serie di ristrutturazioni da poco concluse, in corso o in divenire, che si succedono lungo qualche centinaio di metri, da casa Varenna al Seven Town Hotel e all’ex Canetti. «Sì, questa Città ha un futuro radioso».