Stati Uniti

Il ritorno di Trump: «Questo è il giorno della liberazione»

Il tycoon newyorchese ha giurato e torna quindi alla Casa Bianca dopo quattro anni - Nel suo discorso ha promesso al Paese una nuova «età dell’oro» e un’America senza rivali - Firmati un centinaio di ordini esecutivi su argomenti diversi, tra cui immigrazione e ambiente
© AP/Melina Mara
Davide Mamone
20.01.2025 22:00

Donald Trump ha giurato come 47. presidente degli Stati Uniti. In una fredda Washington - ma meno gelida delle aspettative - il businessman diventato leader politico di razza è ufficialmente diventato il primo candidato dal 1893, dopo Grover Cleveland, a tornare alla Casa Bianca dopo aver perso la corsa a una rielezione. Lo ha fatto qualche ora dopo l’ultima azione esecutiva di Joe Biden da presidente uscente: una grazia preventiva per cinque membri della sua famiglia, compresa la sorella Valerie e i fratelli Jimmy e Frank, così come perAnthony Fauci, il generale Mark Milley (che aveva definito Trump un fascista), i membri e lo staff del Congresso che hanno servito nella commissione parlamentare d’inchiesta sull’assalto in Campidoglio del 6 gennaio 2021.

«Ritorno alla presidenza fiducioso e ottimista sul fatto che siamo all’inizio di una nuova entusiasmante era di successo nazionale», ha detto Trump. «Un’ondata di cambiamento sta travolgendo il Paese. Il 20 gennaio 2025 sarà ricordato come il giorno della liberazione».

Preghiera e Campidoglio

Per Trump e il suo entourage la giornata è iniziata al mattino presto con la messa nella chiesa di St Johns . Poi il trasferimento alla Casa Bianca, dove Biden e la moglie Jill hanno accolto Trump e la first lady Melania per il tradizionale tè caldo tra la famiglia presidenziale uscente e quella entrante. Poi la partenza per il Campidoglio, che quattro anni fa i sostenitori dell’ex e attuale presidente assaltarono nel tentativo di vietare la certificazione della sconfitta elettorale del 2020.

Più di mille persone - un numero più alto di quello dell’ultimo giuramento al chiuso di Ronald Reagan del 1985 - hanno presenziato alla cerimonia di inaugurazione. Tra loro, oltre a Biden, la vicepresidente uscente Kamala Harris, gli ex presidenti Bill Clinton, George Bush e Barack Obama e i leader della destra mondiale, tra cui Nigel Farage, Tino Chrupalla, Giorgia Meloni ed Éric Zemmour. Ma anche ultramiliardari che, fino a qualche anno fa, sarebbe stato impensabile trovare a un evento riguardante Donald Trump: il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, il patron di Amazon Jeff Bezos, agli amministratori delegati di Google, Sundar Pichai, e Apple, Tim Cook, oltre ovviamente al fondatore di Tesla e proprietario di X, Elon Musk, nuovo braccio destro del presidente.

«L’era d’oro del nostro Paese inizia ora», ha avvertito Trump. «La politicizzazione del nostro sistema di giustizia finisce ora». Trump ha aggiunto che il Governo americano ha «fallito nel gestire anche le crisi più elementari» e protetto invece «i criminali nascosti» dietro le città santuario, un riferimento alle grandi città liberal come New York e Chicago (dove peraltro è atteso per domani un maxi-raid per espellere dozzine di immigrati irregolari).

Gli incendi di Los Angeles

Trump ha citato i recenti disastri naturali che hanno straziato dozzine di comunità in North Carolina e California, per ultimi gli incendi a Los Angeles. «Hanno distrutto le case anche delle persone più ricche e potenti, alcune delle quali sono qui dietro di me», ha detto. «Tutto questo è interessante». Poi un pensiero per le comunità afroamericane e ispanico-americane che lo hanno votato in percentuali più elevate del passato, e a Martin Luther King, la cui giornata di festa nazionale si è celebrata proprio oggi: «Faremo di tutto per rendere il suo sogno realtà».

Infine, un passaggio sulle tariffe: «Invece di dare soldi a Paesi esteri e aumentare le tasse al popolo americano, tasseremo i Paesi che competono con noi e miglioreremo la qualità della vita della nostra popolazione».

Ordini e parate

Donald Trump ha firmato un centinaio di ordini esecutivi nel corso di tutta la giornata, anche alla Capital One Arena dove si è svolta la parata al chiuso, e si è focalizzato su temi cari a quella base che non lo ha mai abbandonato, nemmeno nei tempi più bui, quelli immediatamente successivi alla sconfitta del 2020.

A partire dall’immigrazione: la dichiarazione di emergenza nazionale al confine, la fine dello ius soli per figli nati da persone presenti irregolarmente nel Paese (verrà contestata davanti alla Corte suprema già dalle prossime ore), il reintegro della policy Remain in Mexico che forzerà di nuovo i richiedenti asilo ad attendere le decisioni dei Tribunali all’esterno del Paese, il ritorno della costruzione del muro al confine con il Messico e la sospensione del programma per l’ammissione di rifugiati che Biden ripristinò 4 anni fa.

Poi, lavoro e diritti civili: Trump ha sancito la fine del mandato per le agenzie federali di applicare le cosiddette pratiche di «Diversity, Equity and Inclusion» per l’assunzione di persone appartenenti a minoranze sottorappresentate, ha reintegrato la divisione binaria uomo/donna nei documenti ufficiali governativi e ha pure terminato le politiche di protezione per le persone transgender.

Tra le altre azioni esecutive: la definizione dei cartelli criminali messicani come organizzazione terroristica, la grazia per coloro che hanno assaltato il Campidoglio il 6 gennaio, il secondo abbandono degli accordi sul clima di Parigi, la cancellazione delle regolamentazioni sulla trivellazione in aree strategiche del Paese e la fine delle regolamentazioni imposte da Biden per favorire la produzione di auto elettriche (quest’ultima, voluta da Musk). Queste azioni daranno il via «al completo ripristino dell’America e alla rivoluzione del buon senso», ha detto Trump, lanciando un messaggio di unione a quel popolo che è tornato a guidare: «È tempo per noi di agire di nuovo con coraggio, vigore e la vitalità che è degna della più grande civiltà della storia dell’uomo».

Trump non ha parlato solo alle persone presenti in Campidoglio. Il suo discorso è stato ascoltato da migliaia di sostenitori che lo hanno atteso per ore all’interno e all’esterno della Capital One Arena, a qualche manciata di chilometri. Delusi per la cancellazione last-minute della cerimonia di inaugurazione in esterna, i fedelissimi del presidente si sono armati di pazienza e vestiti caldi, arrivando fin dalle prime ore del mattino e lottando con temperature molto al di sotto dello zero. Trump è arrivato al palazzetto dopo il tradizionale pranzo post-inaugurazione verso metà pomeriggio, accompagnato dalla moglie Melania e accolto da un boato di quegli stessi suoi sostenitori. Poi, tra una tornata di applausi e l’altra, una nuova carrellata di ordini esecutivi, simbolo di un inizio incerto per un Paese alle prese con una situazione imprevedibile e molto diversa da tutte le altre.

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