Domande e risposte

In Sudamerica è allarme dengue: «In futuro rischia anche la Svizzera»

In Brasile e Argentina è esploso il numero dei contagi – Per ora nel nostro Paese si registrano solo casi importati – Enos Bernasconi (EOC): «Casi autoctoni già accertati in Spagna e in Francia, con il cambiamento climatico potrebbero verificarsi anche qui»
© Associated Press
Martina Salvini
09.04.2024 06:00

Il Brasile ha superato la soglia dei 2 milioni di casi, un record storico. L’Argentina conta già 106 morti e oltre 151 mila contagi. La febbre dengue, insomma, torna a far paura in Sudamerica. Ma di che cosa si tratta? E la Svizzera che rischi corre? Cerchiamo di capirlo con Enos Bernasconi, infettivologo dell’EOC.

1. Partiamo dall’inizio. Che cos’è la febbre dengue?

«La febbre dengue è una tra le più classiche infezioni virali trasmesse dalle zanzare nei Paesi tropicali e subtropicali», premette il professor Enos Bernasconi, direttore medico del Servizio di malattie infettive e di medicina di viaggio dell’EOC. Esistono quattro sierotipi (sottogruppi) del virus. «E ci si può infettare una volta sola per ciascuno dei quattro sierotipi».

2. Quali sono i sintomi? Qual è il decorso della malattia?

Come spiega l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), la febbre dengue si manifesta solitamente da quattro a sette giorni dopo la puntura di una zanzara infetta. Nel 40 fino all’80% dei casi l’infezione ha un decorso asintomatico, ma è anche in grado di provocare un ampio spettro di manifestazioni cliniche. La forma classica è caratterizzata da febbre alta, mal di testa, dolori articolari ed eruzioni cutanee. In casi più rari, invece, può manifestarsi una forma grave. «Spesso è una malattia blanda», evidenzia il dottor Bernasconi. «Tuttavia, in caso di una nuova infezione con uno degli altri sierotipi, il decorso può essere più severo con febbre dengue emorragica o sindrome da shock dengue, tipicamente con edemi alle gambe e peggioramento della funzione renale, con esito letale nel 2-5% dei casi malgrado un trattamento in cure intensive».

3. In Sudamerica i contagi stanno esplodendo. Com’è invece la situazione in Svizzera?

Finora, stando all’aggiornamento dei casi fornito dall’UFSP, nei primi mesi di quest’anno sono stati registrati 121 casi di infezione in Svizzera. «Si tratta comunque di casi importati. Dal Sudamerica, ma anche dai Paesi asiatici o dall’Africa», sottolinea Bernasconi. Al momento, quindi, non ci sono stati nel nostro Paese casi di trasmissione autoctona della malattia. «Ma il rischio esiste», dice il medico. Infatti, «negli ultimi anni si sono verificati casi autoctoni in Europa, in particolare in Francia e in Spagna. E questo fa pensare che, in futuro, a causa dei cambiamenti climatici che rendono il nostro clima sempre più umido e caldo, potrebbe insorgere anche in Svizzera un’epidemia di dengue». Infatti, spiega ancora Bernasconi, «una delle zanzare responsabili della trasmissione del virus - la zanzara tigre - è ormai ben radicata in gran parte dell’Europa, Ticino compreso. E questo fa sì che anche alle nostre latitudini ci sia un rischio di trasmissione locale della malattia». Per questo è così importante il monitoraggio che viene condotto sulla zanzara tigre: «Introdurre misure per ridurre i rischi e limitare la proliferazione di questi vettori su tutto il territorio cantonale è fondamentale».

4. Come deve comportarsi chi si appresta a partire per uno dei Paesi colpiti dalla malattia?

Per il momento, come chiarisce l’UFSP, la misura preventiva migliore in caso di viaggi in zone endemiche è proteggersi dalle punture di zanzare. La raccomandazione, dunque, è di indossare indumenti chiari, a manica lunga e trattati con insetticidi, di applicare prodotti anti-zanzare di giorno e di sera, e di dormire sotto una zanzariera.

5. Esiste un vaccino contro la febbre dengue? È disponibile in Svizzera?

Attualmente, esistono due vaccini contro la malattia disponibili sul mercato europeo, ma non ancora in Svizzera. «Uno dei due preparati, però, dovrebbe essere approvato da Swissmedic nel corso dell’anno», dice l’infettivologo. Tuttavia, chiarisce, «la somministrazione del vaccino è raccomandata soltanto per le persone che hanno preso una prima volta la malattia e che quindi corrono il rischio di contrarre una seconda infezione». E questo perché, come detto, in caso di un nuovo contagio le conseguenze per la salute potrebbero essere ben più pesanti.

6. Come deve comportarsi una persona che torna da un Paese a rischio e che presenta febbre?

«Se si sospetta un contagio, è bene rimanere isolati il più possibile per almeno cinque giorni e usare il repellente anti-zanzare sia durante il giorno che durante la notte, soprattutto in zone o momenti dell’anno caratterizzati da una forte presenza di zanzare tigre», spiega il dottor Bernasconi. Infatti, soprattutto nella fase acuta della malattia, la cautela è necessaria per evitare di innescare ulteriori contagi. Contagi che, ricordiamo, avvengono attraverso le zanzare. «Se un soggetto infetto viene punto da una zanzara, quest’ultima potrebbe poi contagiare altre persone».

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