La caldissima estate del New York Times contro i due candidati alla Casa Bianca
Colonne di piombo per chiedere a Joe Biden di ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca. E un durissimo editoriale per spiegare ai propri lettori perché Donald Trump «è inadatto a guidare» gli Stati Uniti d’America. L’estate 2024 del New York Times sarà ricordata, forse, come il periodo politicamente più convulso e difficile del giornale di Manhattan.
A pochi giorni dalle convention dei due partiti che storicamente si contendono la presidenza, il più importante e prestigioso quotidiano del mondo si ritrova a lottare in ogni riga disponibile contro entrambi i candidati. Quello democratico, più affine e vicino alla linea del giornale, perché giudicato troppo vecchio e malato. E quello repubblicano, distante anni luce sul piano culturale e politico, perché ritenuto «pericoloso nelle parole, negli atti e nelle azioni».
Oggi, un lunghissimo articolo firmato dal comitato editoriale - e quindi, di fatto, espressione della linea del quotidiano - ha letteralmente disintegrato l’immagine e la figura del tycoon. «Un tempo grande partito politico, i repubblicani ora servono gli interessi di un solo uomo - ha scritto il New York Times - un uomo palesemente inadatto alla carica di presidente come nessun altro nella lunga storia della Repubblica, un uomo i cui valori, temperamento, idee e linguaggio sono direttamente opposti a gran parte di ciò che ha reso grande questo Paese».
Trump, ha aggiunto il quotidiano newyorchese, «ha mostrato un carattere indegno delle responsabilità della presidenza. Ha dimostrato una totale mancanza di rispetto per la Costituzione, lo Stato di diritto e il popolo americano. Invece di una visione convincente per il futuro del Paese, Trump è animato da una sete di potere politico: usare le leve del governo per promuovere i suoi interessi, soddisfare i suoi impulsi ed esigere una punizione contro coloro che pensa gli abbiano fatto un torto. È, semplicemente, inadatto a guidare». Nulla di nuovo. Tutti sanno quanto il giornale liberal di New York odi Trump, in modo peraltro del tutto corrisposto. Trent’anni fa tutto questo sarebbe stato determinante. Oggi, molto meno.