Australia

La Grande Barriera corallina è sempre «gravemente minacciata»

Gli scienziati contro la decisione dell'UNESCO di non inserire l'ecosistema marino nella lista dei siti «in pericolo» – Qualche passo avanti è stato fatto ma la situazione resta delicatissima con l'innalzamento diffuso delle temperature delle acque oceaniche e l'arrivo di El Niño
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Irene Solari
07.08.2023 14:31

La Grande Barriera corallina australiana, il cuore colorato e pulsante dell’Oceano, è messa seriamente a dura prova nelle ultime settimane. Il nemico principale di questo prezioso giardino subacqueo è l'innalzamento delle temperature. Un problema comune alle acque di diversi mari, anche quelli «vicini» come il Mediterraneo, che ha toccato il nuovo record di 28,71 gradi. Ve ne avevamo parlato qui. In particolare, a destare preoccupazione tra gli esperti, sono anche le condizioni del mare della Florida, le cui temperature sono ormai come quelle di una vasca idromassaggio, oltre i 38 gradi. A complicare ancora di più questa già delicata situazione si aggiunge l'arrivo incombente di El Niño. Tuttavia, nonostante le minacce al fragile equilibrio dei coralli e di tutte le altre specie animali che gravitano attorno ad essi, la Grande Barriera non è ancora stata inserita nella lista UNESCO dei siti ambientali «in pericolo». Con grande disappunto degli scienziati. Ma vediamo meglio insieme il quadro della situazione.

Per l'UNESCO non c'è «pericolo»

Come detto, per il Comitato per il Patrimonio Mondiale dell'UNESCO non c'è ancora l'imminenza di un pericolo per la barriera australiana. Ed è quindi arrivata la decisione, un po' in controtendenza, di non aggiungere la Grande Barriera alla sua lista di siti ambientali catalogati come «in pericolo». E questo, spiega la CNN, nonostante «le schiaccianti evidenze scientifiche suggeriscano che è a rischio di un altro sbiancamento corallino di massa nella prossima estate». La commissione UNESCO però ha dichiarato, a supporto della sua tesi, che il governo australiano ha compiuto «progressi significativi» nella difesa del prezioso ecosistema. E che, con le giuste misure, si faranno ulteriori passi in avanti. In particolare il Comitato ha parlato di «un'azione sostenuta per attuare le raccomandazioni prioritarie della missione è essenziale per migliorare la resilienza a lungo termine». Dando, a tal proposito, l'appuntamento al Governo australiano al primo febbraio (nel pieno dell'estate australe) per aggiornarsi sulla situazione coralli. Un arrivederci a tra sei mesi, insomma.

Gli scienziati storcono il naso

Tutto bene, quindi? Siamo a buon punto con la preservazione dei coralli? Non proprio. Diverse voci di dissenso rispetto a questa decisione si sono levate dagli scienziati impegnati nell'osservazione e nel monitoraggio dell'importante ecosistema sottomarino. Secondo loro, infatti, la barriera corallina rimane «gravemente minacciata dai cambiamenti climatici e dall'inquinamento». Di più. Sempre per gli esperti sentiti dalla CNN, ci sarebbero ben poche prospettive di un miglioramento radicale nell'arco dei prossimi sei mesi. Soprattutto perché sta arrivando El Niño, una fluttuazione climatica naturale che ha l'effetto di aumentare le temperature. Solo che, quest'anno, la fluttuazione naturale potrebbe avere l'effetto di peggiorare ulteriormente la situazione degli oceani, rendendoli ancora più caldi. «Molti scienziati del clima sono scioccati dal fatto che la barriera corallina non sia stata inserita nella lista», ha dichiarato ai microfoni della CNN Kimberley Reid della Monash University. Anche perché, ha sottolineato Reid, «le attuali politiche sulle emissioni globali siamo sulla buona strada per un aumento di circa 2,7 gradi Celsius che ci porterà a vedere almeno un declino del 99% delle barriere coralline globali. Se questo non fa capire che la barriera corallina è in pericolo, non so cosa possa farlo».

«Bisogna fare di più»

A fare da controparte c'è il Governo australiano che ribadisce il proprio impegno nella salvaguardia dell'ambiente marino e, soprattutto, della barriera corallina. In particolare il ministro dell'Ambiente, Tanya Plibersek, che ha elencato le politiche ambientali messe in atto dal governo laburista dal 2022 a oggi. Tra questa anche la spesa di milioni di dollari per il miglioramento della qualità dell'acqua e la gestione della barriera. Ma anche le varie misure per ridurre il riscaldamento dovuto all'inquinamento. E i passi avanti, piano piano, si incominciano a vedere, come ha spiegato la commissione UNESCO: la barriera corallina «ha registrato un certo recupero» dall'ultimo sbiancamento e le popolazioni di specie determinanti per l'ecosistema «sono in aumento o stabili». Dati che danno forza alle politiche del Governo australiano: «Nessuno deve dire all'Australia di prendersi cura della barriera corallina oggi. Nessuno prende più sul serio di noi la protezione della barriera corallina. E sono felice che questo sia stato riconosciuto dalla comunità internazionale», ha ribadito Plibersek. Non senza aggiungere però di essere «ben consapevole della necessità di fare di più, per proteggere non solo la barriera corallina ma anche le migliaia di australiani il cui lavoro dipende da essa». Anche perché lo scorso sbiancamento dei coralli della barriera risale al 2022 ed è avvenuto durante il transito di La Niña, la controparte opposta di El Niño, che tende a portare delle correnti di raffreddamento. Fatto che ora sta preoccupando non poco gli scienziati in vista dell'arrivo delle ondate di caldo.

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