Il reportage

L'Albergo dell'anno è di Ascona: «Ecco la ricetta del nostro successo»

Dietro le quinte dell'Hotel Riposo, che ha vinto il più prestigioso titolo nazionale: «Musica dal vivo, buon cibo e arte, questa è la formula della nostra passione»
Gli albergatori Lorenzo e Olivia Studer con il premio conferito dalla SonntagsZeitung; al centro, l'assistente alla direzione Svenja Kälin
Jona Mantovan
14.07.2023 17:00

Il prestigioso premio Albergo svizzero dell'anno, conferito dalla SonntagsZeitung per conto della firma di Karl Wild, è stato vinto dal ticinese Art Hotel Riposo di Ascona. Una struttura a conduzione familiare a pochi passi dal lago di Locarno e gestita dai fratelli Lorenzo e Olivia Studer, terza generazione al timone. Che, il sabato sera, si trasformano in jazzisti provetti. Lui al sassofono e lei alla voce, accompagnati dal padre – Ruedi, al pianoforte – intrattengono gli ospiti con il vasto repertorio dei Funcats. I loro concerti – aperti a tutti, basta prenotare al ristorante – sono gettonatissimi e non di rado il pubblico si scatena al ritmo della musica, applaudendo in modo fragoroso agli assoli dei vari musicisti. «Siamo cresciuti in questo cortile», racconta la 41.enne Olivia Studer. «I nostri clienti ci hanno insegnato il tedesco, ci hanno insegnato a nuotare. Ci sembrava naturale diventare albergatori e prendere in mano l'attività di famiglia», spiega il fratello, Lorenzo. Gli ospiti che trascorrono le settimane estive di ferie da decenni (sì, decenni) sono parecchi. Molti di loro hanno conosciuto i due fratelli da bambini. All'esterno, tanto verde e tanti profumi: rosmarino, alloro, piante di limoni e mandarini cinesi, fiori di lavanda e un glicine centenario che conquista i balconi delle camere ai piani più alti. Ma anche all'interno non mancano colori e materiali a misura d'uomo: ceramiche, dipinti murali, oggetti vintage come macchinine in latta e telefoni in bachelite. Tutti pezzi originali. Una parte della loro ricetta segreta per il successo.

Una piccola oasi di arte e benessere, insomma. Che ospita le opere delle tre zie di Lorenzo e Olivia, le quali hanno contribuito a dare un tocco di originalità. «Sì, siamo un albergo artistico», afferma convinta Olivia. «Una delle tre zie amava disegnare in acquarello, in uno stile che richiama Chagall», dice indicando la decorazione sul soffitto di uno dei locali del ristorante, realizzato negli anni Ottanta-Novanta. Al centro, un grande sole dorato che, idealmente, illumina i soggetti ai lati delle pareti: un giovane che suona il flauto sotto la luna, un altro che gusta un grappolo d'uva. Tra un soggetto e l'altro, non poteva mancare la vegetazione.

«Una seconda, più giovane, realizzava disegni in stile naif, ricchi di dettagliati. La terza, invece, teneva dei corsi di ceramica in Toscana. I suoi lavori erano poi messi in vendita qui. E ai tempi usavamo anche un servizio di piatti prodotto nel suo atelier». Una rastrelliera a fianco della ricezione mette a disposizione degli ospiti vecchi volantini dell'albergo degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta ristampati, oltre a cartoline disegnate a mano proprio dalle zie. Una di queste ritrae proprio le tre sorelle sotto la luce di un lampione, in buona compagnia. In un altro dépliant, invece, a fare da modello seduto sul balcone, con i tetti di Ascona e il campanile sullo sfondo, è il padre di Lorenzo e Olivia.

I clienti apprezzano l'atmosfera rilassata che si respira in questo albergo. «Purtroppo ho solo una settimana di vacanza», esclama Corinne Imturm, 61.enne che a Zurigo, tra qualche giorno, riprenderà il suo lavoro come igienista dentale. «Vengo qui da dieci anni per trascorrere le ferie perché è tutto perfetto», dice in italiano. «Cosa mi piace di più di questo posto? Tutto, tutto! Le persone, il luogo, il ristorante, la terrazza, l'atmosfera... È tutto perfetto, davvero. Anche il ristorante è molto buono». La donna aggiunge che qui «è come essere in una famiglia, anche tra noi visitatori. E sì, sappiamo anche prenoteremo per l'anno prossimo».

Quando avevo iniziato, pensavo di lavorare una sola stagione, ma adesso sono qui da ormai cinque anni
Svenja Kälin, 29 anni, assistente di direzione

Un piccolo gioiello

Anche i collaboratori dell’albergo si sentono parte di una grande famiglia. «Qui? È bellissimo, c’è sempre qualcosa da fare e c’è sempre qualcosa di nuovo», dice Svenja Kälin, 29 anni, assistente di direzione, con un sorriso smagliante. «I clienti sono molto gentili e quando arrivano apprezzano che ci sia sempre qualcosa nuovo ogni anno. Io sono del canton Svitto, di Einsiedeln. Quando avevo iniziato, pensavo di lavorare una sola stagione, ma adesso sono qui da ormai cinque anni». 

«Siamo tanto fieri di aver ricevuto il premio Albergo dell'anno», ammette Olivia Studer. «È un premio unico e conosciamo chi ce l'ha assegnato, un personaggio che noi apprezziamo molto: Karl Wild, che da anni stila questa classifica. Era da tempo che cercavamo di salire nella sua valutazione. È bello anche il fatto che ci siano anche strutture piccole come la nostra». Le fa eco Lorenzo: «L’autore della classifica ci ha detto che è stato molto importante consegnare questo riconoscimento non a un grande albergo, magari a cinque stelle e spinto da investitori, ma a una struttura di famiglia. Ogni anno investiamo praticamente tutto quel che abbiamo guadagnato, cercando di promuovere il nostro concetto».

«Se si vuole omaggiare davvero il cliente, bisogna restare sul semplice. Certo, è possibile brillare con massicci investimenti, questo è fantastico. Però, alla fine, questo taglio più piccolo piace», svela Olivia. Un altro ingrediente della formula per il successo. Altro? «Siamo vicini al Monte Verità, si respira un'atmosfera spensierata che fa molto bene a chi passa in visita. Tutto questo insieme alla musica, al buon cibo, e alla voglia di vivere. Direi che ci siamo, la ricetta è quella giusta».

Ora ci siamo noi, alla terza generazione. Chissà come sarà, la prossima? Noi cerchiamo di andare avanti così. In effetti, manca ancora un po' di tempo alla mia pensione
Lorenzo Studer, 38 anni, albergatore

Cura dei particolari

«La nostra idea è proporre esperienze. Non appena varchi l'ingresso è già vacanza. C'è scritto 'Albergo Riposo' sulla porta, ed è quello che cerchiamo di trasmettere al cliente: riposo, ozio, il dolce far niente. Dalla cucina alla terrazza, in piscina, ti riposi e ricarichi le batterie», dice Lorenzo. «Colleghiamo l'arte al design e anche in cucina c'è un'assoluta attenzione al dettaglio. È una cosa che mia mamma, da bambino, diceva sempre. ‘Soignez les détails, soignez les détails’ (curate ogni particolare, ndr). Penso che sia quella la strada per fare la differenza».

E chi l'avrebbe detto che, un giorno, questa struttura sarebbe diventata quella di oggi. «Nel lontano 1954 la famiglia, da parte di mio padre, ha venduto un albergo che gestiva a San Bernardino. Sono venuti in Ticino perché una delle figlie, che poi è una delle mie tre zie, si era innamorata di Ascona dopo esserci stata in vacanza. Tornata a casa, a San Bernardino, ha detto loro: ‘Mamma papà, dobbiamo andare ad Ascona, dobbiamo andare ad Ascona’», spiega sempre Lorenzo.

«Per fortuna hanno compiuto questa scelta. All'inizio era un rudere, una struttura vuota, nessuno la voleva». Ma nonno Studer aveva fiuto, e qualcosa deve aver pur visto. «Hanno iniziato a ristrutturare, ingrandire. E a loro volta anche i nostri genitori. Nostra madre aveva iniziato a lavorare qui come ricezionista, dal canton Argovia. È così che conobbe mio padre. E ora ci siamo noi, alla terza generazione. Chissà come sarà, la prossima? Noi cerchiamo di andare avanti così. In effetti, manca ancora un po' di tempo alla mia pensione», esclama ridendo. Cosciente del fatto che, tra un saluto a clienti che li hanno visti crescere e i concerti jazz, questo non è proprio un lavoro come un altro.

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