L'arrivo di Trump a Miami: «Siamo pronti a tutto»
Donald Trump è arrivato al dunque: questo pomeriggio (secondo il fuso orario americano, alle 20 ora elvetica) dovrà comparire di fronte al tribunale di Miami, in Florida, dove avrà luogo l'udienza relativa ai fatti di Mar-a-Lago. Fatti che, lo ricordiamo, sono costati all'ex presidente un'incriminazione penale federale dal dipartimento di Giustizia americano (Department of Justice, DoJ) a seguito del ritrovamento nella sua residenza in Florida di alcuni documenti riservati inerenti anche la sicurezza di stato e anche un potenziale attacco all'Iran. Tra le accuse mosse a suo carico ci sono, infatti, «ritenzione intenzionale di informazioni sulla difesa nazionale, cospirazione per ostacolare la giustizia, occultamento di un documento, occultamento corrotto di un documento, occultamento di un documento nell'ambito di un'indagine federale, partecipazione a uno schema di occultamento e false dichiarazioni». Per un totale di ben 38 capi di imputazione, di cui 31 relativi alla sottrazione intenzionale di informazioni sulla difesa nazionale ai sensi della legge sullo spionaggio.
«Pronti a tutto»
Adesso, dicevamo, il dado è tratto. Trump, chiamato in giudizio, si presenterà oggi di fronte alla Corte. Non come un imputato qualunque, ovviamente. Per questa ragione è già stato messo in campo un massiccio dispositivo di sicurezza, come ha dichiarato Manuel Morales, capo della polizia di Miami al Guardian. «Il dipartimento prende estremamente sul serio l'apparizione in tribunale di Trump». Aggiungendo di essere in grado di gestire folle fino a 50.000 persone. «Non ci aspettiamo alcun problema. Ma siamo pronti. Siamo pronti a tutto».
Rischi e fiducia
Nel perimetro circostante il tribunale i funzionari si sono già impegnati ad allestire barricate e a delimitare l'area con i famosi nastri della gialli e neri della polizia. Polizia che ha anche fatto il possibile per cercare di rassicurare i residenti locali sui timori di relative proteste in città. Possibilità tutt'altro che remota, come ha ribadito anche Morales: «Stiamo prendendo questo evento estremamente sul serio, e c'è la possibilità che le cose prendano una piega peggiore». Fiducioso è apparso il sindaco di Miami, Francis Suarez, come riportato dal Guardian. Secondo Suarez la polizia della città «sarà in grado di gestire la folla e le eventuali proteste che si verificheranno». «Ho piena fiducia e sicurezza che la nostra polizia avrà il giusto piano d'azione e le giuste risorse», ha dichiarato durante una conferenza stampa. «Siamo preparati a ciò che accadrà».
Un corteo di scorta
In effetti, il timore di manifestazioni pro o contro Trump c'era già stato quando il tycoon aveva dovuto presentarsi di fronte alla corte di New York. Anche in quel caso la polizia era intervenuta in forze per scongiurare il rischio di qualsiasi azione violenta da parte dei dimostranti. In quest'occasione, spiega CBS News, ci sarà un corteo di auto protetto dalla polizia di Miami-Dade che scorterà l'ex presidente fino al tribunale. A quel momento Trump verrà preso in custodia dalla sicurezza degli sceriffi degli Stati Uniti per la sua comparizione in giudizio davanti alla Corte.
E Trump?
Il tycoon, dal canto suo, è apparso piuttosto tranquillo. Ha passato il fine settimana rilassandosi giocando a golf nel suo club a Bedminster, nel New Jersey. Località che poi ha lasciato per imbarcarsi sul suo aereo a volare dritto fino all'aeroporto della capitale della Florida, dove ha deciso di pernottare in un altro golf club – sempre di sua proprietà – il Trump National Doral Miami.