L'attacco di Hamas e il paragone con la guerra del Kippur del 1973
Difficile dire perché Hamas colpisca proprio ora, «ma il fatto che sia il cinquantesimo anniversario della guerra del Kippur e che Israele stia celebrando Simchat Torah mi sembra più di una semplice coincidenza. Anche allora la guerra era iniziata con un attacco a sorpresa e uno shock per Israele e proprio come allora, l'attacco odierno avrà probabilmente conseguenze di vasta portata, sia a livello militare che di intelligence e politico». È stato Michel Wyss, esperto di conflitti irregolari presso l'Accademia militare del Politecnico federale di Zurigo, a dichiararlo in un'intervista a 20 Minuten. Ma Wyss non è l'unico esperto che nelle ultime ore sta citando il conflitto di 50 anni alla ricerca di un parallelo con quanto sta succedendo in Israele. Visto da molti come un tentativo – per certi versi inaspettato – di invasione da parte di Gaza del territorio israeliano. L’ultimo capitolo di un conflitto dalle radici profonde.
Era il 6 ottobre 1973. La popolazione ebraica celebrava la festa dello Yom Kippur – giorno dell’espiazione –, una delle più solenni della religione. Gli eserciti di Siria ed Egitto attaccarono Israele a sorpresa, da nord e da sud. Fu l’inizio di quella che divenne, appunto, nota come guerra dello Yom Kippur o Guerra d’ottobre.
Israele fu colpita nella data più intima delle sue festività. I soldati egiziani riuscirono rapidamente a oltrepassare la sponda est del canale di Suez, mentre le truppe siriane penetravano sulle alture del Golan, arrivando a pochi chilometri dal lago di Tiberiade e invadendo i territori in larga parte conquistati dagli israeliani durante la Guerra dei sei giorni del giugno 1967. Aveva preso il via l’Operazione Al Badr, Luna Piena in arabo.
Israele impiegò 36 ore per avere i primi reparti di riservisti da inviare al fronte sul Sinai. La rete di fortini israeliani destinati alla difesa (Linea Bar Lev) venne travolta. Ci volle quasi una settimana prima che le forze di difesa israeliane passassero al contrattacco.
Già a partire dal 9 ottobre, i sovietici realizzarono un massiccio ponte aereo a sostegno di Egitto e Siria, scrive la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, che si propone come uno dei centri europei di documentazione e ricerca nel campo delle scienze storiche, politiche e socio-economiche moderne e contemporanee. Parallelamente, aerei più piccoli fecero la spola con il Cairo. Dall'altro lato, Washington già l’8 ottobre aveva autorizzato gli aerei della compagnia di bandiera israeliana El Al a prelevare munizioni e pezzi di ricambio dalle basi aeree americane. Di fronte all’intervento sovietico, l’amministrazione americana rilanciò approvando un ponte aereo militare a sostegno di Israele. «Sia gli Stati Uniti, sia l’URSS volevano evitare che il proprio alleato mediorientale potesse soccombere o anche solo veder danneggiato il proprio status all’interno della competizione regionale e, per questa ragione, fecero di tutto per sostenere rispettivamente Israele ed Egitto-Siria, trasformando un conflitto di frontiera – Il Cairo e Damasco volevano riconquistare il Sinai e il Golan, persi nel 1967 – in una guerra per procura tipica degli anni della Guerra fredda». Eppure, Washington e Mosca dialogarono costantemente in quei giorni, negoziando il cessate il fuoco che poi entrò effettivamente in vigore il 25 ottobre.
La popolazione israeliana – si legge nelle analisi della guerra di venti giorni di 50 anni fa – all’epoca viveva nel mito della capacità dell’esercito di poter fermare qualunque tentativo di invasione. Ma il conflitto (prevalentemente di terra) fu sanguinoso. Nel frattempo l'esercito israeliano era riuscito a organizzarsi e a sfruttare la sua superiorità. Nonostante la fiducia riacquistata, molti leader arabi si convinsero che Israele non potesse venire battuta militarmente e questo, secondo gli storici, dette un grosso impulso alle trattative di pace. Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ottenne la cessazione dei combattimenti, sancita nel 1974-75 dagli accordi fra Israele, Egitto e Siria, che consentirono, fra l’altro, la riapertura del canale di Suez nel giugno del 1975, rimasto chiuso dopo la guerra del 1967.
Il libro
A inizio settembre, un mese fa, il Mossad ha pubblicato un libro che contiene cablogrammi dei suoi agenti, analisi, fotografie e altri documenti, relativi alla fase antecedente alla guerra del Kippur. Il libro – Un giorno, quando sarà possibile rivelare – conferma quanto pubblicato in passato, ossia che il Mossad ricevette informazioni precise e tempestive sull'imminenza di quella guerra.
Nel presentare il libro l'attuale capo del Mossad, David Barnea, ha affermato: «Non dobbiamo dimenticare lo stato di euforia diffusosi in Israele dopo la guerra dei sei giorni e come tutto cambiò il 6 ottobre 1973 quando il Paese si svegliò di fronte a una realtà totalmente nuova»: ossia l'attacco simultaneo a sorpresa degli eserciti dell'Egitto e della Siria. Rivolgendosi ai leader di Israele, Barnea ha quindi consigliato loro di guardarsi da ogni forma di arroganza, di mantenere anzi un atteggiamento di «modestia e di senso critico» e di non farsi sfuggire occasioni future di pace.