Locarno Pro, quella «nebulosa» dove nascono i film di domani
A Locarno c'è festival e festival. C'è quello più popolare e rivolto al pubblico (una sua caratteristica apprezzatissima) e poi c'è quello rivolto ai professionisti, che si ritrovano sotto il cappello di «Locarno Pro». Produttori, distributori, selezionatori di opere per altri festival. Tutti passano da qui, dal «centro nevralgico» all'Albergo Belvedere. Una sorta di 'nebulosa' da cui nasceranno le pellicole di domani. Decine di progetti ancora in fase embrionale e in cerca di finanziamenti, di soci nella produzione oppure, più semplicemente, di agenti di vendita o distributori che possano poi portare il lavoro al pubblico. Già dall'ingresso è tutto chiaro. Motivi leopardati elegantemente collocati in punti strategici (come non notare le bandiere all'asta?), un manifesto con la 'copertina' di questa 76ª edizione e un grande cartellone giallo con un titolo a caratteri cubitali «Match Me!» a indicare uno dei saloni della struttura. Un viavai di persone con al collo il distintivo che contrassegna tutti i membri della 'comunità' festivaliera passa incessante tra i vari punti di passaggio, all'esterno o all'interno, tra le varie aree dove si svolgono le attività. «È uno spazio per fare rete in un modo informale, per allacciare contatti», spiega soddisfatto Markus Duffner, responsabile di Locarno Pro. «In particolare, questo è il centro di due attività chiave di Locarno Pro: «Alliance 4 Development» e «Match Me!». La prima è una piattaforma di sviluppo di progetti provenienti dalla Svizzera, dall'Italia, dalla Germania, dalla Francia e dall'Austria. Ognuno degli undici progetti selezionati a Locarno Pro cerca di istituire una collaborazione con un altro territorio e, quindi, di trovare un socio in uno degli altri Paesi, alfine di trasformarsi in un film completo, finito», aggiunge il 40.enne. La trepidazione nell'aria è più che giustificata, anche perché a breve inizierà una ‘lezione magistrale’ di Ted Hope, produttore che ha lavorato, tra gli altri, per Amazon Studios in qualità di direttore della produzione cinematografica originale. Hope («The Wedding Banquet» e «The Ice Storm») torna a Locarno, cinque anni dopo aver ricevuto il premio Raimondo Rezzonico.
«Quella che si vive qui è un'esperienza fantastica, perché ho la possibilità di incontrare molti esperti dell'industria cinematografica», dice Johanna Maria Paulson, 28.enne contitolare della casa di produzione estone Stellar Film. «A Locarno porto due progetti, uno di questi racconta una storia d'amore ambientata in un futuro fantascientifico. Entrambi sono in fase di sviluppo e siamo alla ricerca di partner per la produzione o distributori, ma anche di agenti di vendita... tutte figure chiave che incontreremo qui, a Locarno».
Le fa eco Davide Pagano, qualche metro più in là: «La mia società è di Milano e si chiama Casa delle Visioni, questa esperienza è molto interessante perché offre la possibilità di fare moltissimi incontri e in un contesto informale che favorisce l'interazione e la facilità con cui poi si può presentare un progetto», dice il produttore 35.enne. «Al momento sto lavorando a un progetto insieme a una società svizzera, di Berna, chiamata Slow Motion di una regista zurighese. Il 21 agosto inizieremo le riprese in Italia, chiuderemo il 31 settembre. Adesso ho appena finito di fare un incontro con Gonzales e gente che potrebbe essere interessato al progetto».
Due attività coinvolgenti
Entrambi i giovani produttori sono iscritti all'attività «Match Me!». «Quest'attività è dedicata a produttori e produttrici emergenti. Ne abbiamo 31, da dodici Paesi diversi», spiega ancora Duffner. «Ci sono progetti ancora in fase sviluppo, alle prime battute e a volte ancora in uno stato embrionale in cui si cerca, ancora prima di arrivare al finanziamento, di capire la bontà del progetto. Undici esperti daranno dei feedback molto concreti e pragmatici ai produttori, ai registi o alle registe dei film che poi decideranno come migliorare il progetto che è ancora in una fase molto iniziale... oppure se abbandonarlo, cosa che succede in pochissimi casi, per fortuna».
Tutti i saloni (sia quello dedicato all'attività «Match Me!» sia in quelli di «Alliance 4 Development») hanno una serie di cartellini appoggiati ai tavoli. Seduti attorno a loro, gruppetti di 3/4 persone discutono animatamente. «Questi cartellini riportano i nomi dei produttori e delle produttrici che hanno passato la selezione. In tre giorni avranno incontrato, alla fine, oltre 400 persone. Sempre qui organizziamo anche dei pranzi professionali in cui sono 200 persone al giorno. Oltre a ritagliare loro un'agenda 'su misura' per le loro esigenze, organizziamo anche le posizioni ai tavoli in maniera da favorire quegli scambi che possono dare una spinta ai vari progetti su cui abbiamo deciso di puntare».
E Ted Hope sale sul palco
Nei saloni di Alliance for Development, però, i cartellini sui tavoli riportano i titoli dei progetti selezionati. «Corretto, non le società di produzione come nell'altra attività. È proprio questa la differenza. Senza contare che qui abbiamo produttori e produttrici più ‘veterani’, più esperti. In questo caso abbiamo progetti ancora da finire, da finanziare e da produrre, ma dove comunque non si è ancora filmato nulla. Ci sono però altre sezioni di Locarno Pro–conclude Duffner–, anche queste esclusivamente dedicate a chi ha un accredito come ‘Industria’, in cui si tocca con mano qualcosa di filmato ma non ancora finito, penso ad esempio alla sezione ‘First Look’, quest'anno dedicata alla Gran Bretagna, in cui presenteremo sei film non ancora terminati. Uno tra questi potrà vincere un premio per la postproduzione che permetterà poi di completarlo, confezionarlo in un prodotto finito».
L'attesa ora è finita, tutti sono ordinatamente seduti nel salone. Una regia accesa riprende il palco e mostra varie inquadrature. Ted Hope sta per entrare in scena. E parlerà di tutto: dalle piattaforme che offrono film su richiesta agli scioperi, all'industria cinematografica indipendente. Una corsa di oltre due ore e mezza carica di energia e non prima di momenti comici. «Quest'industria cambia ogni minuto! Abbiamo sempre qualcosa di nuovo, qualche aggeggio in più, qualche modo di lavorare che prima non c'era... un disastro!», ha esordito nella sua conferenza.