Il caso

Cecilia Sala: «Ciao, sono tornata»

La giornalista è stata liberata ed è atterrata a Roma nel corso del pomeriggio – Su quale sia stata la contropartita fornita dal Governo italiano per la sua liberazione per il momento non si sa nulla di ufficiale – Abedini è infatti ancora in carcere
©Filippo Attili
Paolo Gianinazzi
08.01.2025 21:00

«Ciao, sono tornata». Poi una leggera risata. Abbozzata, sì, ma dal sapore decisamente liberatorio. Tre semplici parole - scambiate in una telefonata con i colleghi di Chora Media, la casa di produzione di podcast per cui lavora - che hanno sancito la fine di un incubo per Cecilia Sala, la giovane giornalista italiana detenuta per 21 giorni nel carcere iraniano di Evin. Il volo che l’ha riportata a casa è atterrato oggi pomeriggio, alle 16.15, all’aeroporto di Roma, dove ad attenderla, assieme ai familiari e al compagno, erano presenti la premier italiana Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Entrambi in queste settimane hanno lavorato alla sua liberazione, in un intreccio di relazioni e interessi diplomatici i cui contorni sono ancora tutti da chiarire.

Il punto di partenza

Sala, infatti, è stata arrestata lo scorso 19 dicembre in un albergo di Teheran con un’accusa - per usare un eufemismo - decisamente generica, ossia quella di «aver violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran». Niente di più, niente di meno. Il suo arresto, però, è avvenuto tre giorni dopo il fermo all’aeroporto di Malpensa di Mohammed Abedini, 38.enne iraniano residente in Svizzera (dove ha una società presso il Politecnico di Losanna), eseguito su richiesta delle autorità statunitensi. In sintesi, gli USA accusano il 38.enne di aver aggirato le sanzioni di Washington, contribuendo a far giungere in Iran tecnologia usata in un attacco con droni che ha provocato la morte di tre soldati statunitensi. E, malgrado le autorità iraniane si siano prodigate più volte nel tentativo di spiegare che i due arresti non erano collegati fra loro, il nesso è apparso a tutti più che evidente. Non a caso, da quel momento sono iniziati gli scambi diplomatici, a più livelli, sull’asse Roma-Washington-Teheran. Sforzi culminati, qualche giorno fa, nella visita di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, in Florida, dove ha incontrato il prossimo presidente Donald Trump.

Le speculazioni sull’intesa

Su quale sia effettivamente stato l’accordo trovato tra i tre Paesi per giungere alla liberazione della giornalista, per il momento, nessuno si è ancora espresso ufficialmente. Tuttavia, sui media italiani parecchie fonti di Governo e d’intelligence hanno fornito qualche possibile lettura. Ad esempio, fonti citate dalla testata Il Post (dove lavora il compagno di Sala) hanno spiegato che l’accordo prevederebbe che, d’intesa con gli USA, al momento il Governo italiano non estradi Abedini negli Stati Uniti. Concretamente, Meloni avrebbe ottenuto una sorta di via libera per negoziare la liberazione della 29.enne sia da parte di Joe Biden sia da parte di Donald Trump. La visita a Mar-a-Lago sarebbe quindi servita a ottenere da Trump l’impegno di non polemizzare con Biden sulla vicenda Sala-Abedini.

Ben più difficile, però, sarà capire che cosa ha garantito il Governo italiano quale contropartita all’Iran e agli Stati Uniti nel corso dei negoziati. Anche perché, va detto, per il momento Abenini si trova ancora in carcere. Il 15 gennaio la Corte d’appello di Milano esaminerà la richiesta dei suoi legali per ottenere gli arresti domiciliari. E, come spiegato dal Corriere della Sera, a quel punto le strade percorribili sarebbero due. Se i giudici gli daranno la possibilità di trascorrere la custodia cautelare nell’appartamento milanese trovato dal suo avvocato, allora si potrà attendere la successiva decisione sulla consegna agli USA. Se, invece, dovesse arrivare il no ai domiciliari, allora potrebbe intervenire il ministro della Giustizia, con il suo potere di revocare l’arresto e liberare immediatamente il detenuto. In ogni caso, secondo il quotidiano italiano, tutto dovrebbe avvenire entro il 20 gennaio.

Un’altra speculazione – in questa intricata vicenda – riguarda il ruolo che avrebbe avuto Elon Musk nelle trattative. Sempre secondo Il Post, dopo la visita di Meloni negli USA la madre di Sala ha ringraziato il miliardario tramite il suo portavoce italiano, attribuendogli così un ruolo negli eventi. Un intreccio che ha subito fatto scattare ulteriori speculazioni sul cosiddetto «caso Starlink» (smentito ufficialmente dal Governo), poiché l’Italia sarebbe in discussione con l’azienda di Musk per un contratto di fornitura di servizi di telecomunicazione: un’operazione da 1,5 miliardi di euro che prevederebbe un sistema criptato per le reti telefoniche e i servizi Internet del Governo che ha fatto storcere il naso a molti, restii all’idea di affidare a un’azienda privata comunicazioni così delicate.

L’unico esito positivo

Sia come sia, si tratta di speculazioni. E sulla reale portata dell’accordo diplomatico forse si saprà qualcosa in più solo con il passare del tempo. Ad ogni modo, oggi Meloni ha incassato una vittoria non da poco, perlomeno sul piano diplomatico. La liberazione di Sala era infatti l’unico obiettivo potenzialmente positivo per il Governo italiano in tutta questa vicenda.

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