Medio Oriente

«Israele prenda misure per prevenire un genocidio»

La Corte internazionale di Giustizia dell'Aia ha respinto la richiesta di Israele di archiviare la denuncia del Sudafrica ma non ha deciso per un cessate il fuoco a Gaza – «La Svizzera si aspetta che Israele rispetti l'ordinanza» dell'Aia
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Ats
26.01.2024 13:41

La Corte internazionale di Giustizia dell'Aia ha accettato la causa del Sudafrica contro Israele e ha attribuito alla stessa Corte la giurisdizione per pronunciarsi sul caso.

Lo ha affermato la giudice americana Joan Donoghue, secondo cui «almeno alcuni atti sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio», e «la Corte ritiene di non poter accogliere la richiesta di Israele di archiviare il caso».

La giudice ha affermato che la corte è consapevole della portata della tragedia umana che si sta verificando nella regione ed è profondamente preoccupata per la continua perdita di vite a Gaza.

Il presidente della Corte ha citato il coordinatore dei soccorsi d'emergenza delle Nazioni Unite Martin Griffiths, secondo cui «Gaza è diventata un luogo di morte e disperazione».

A Gaza – ha proseguito – sono state sfollate 1,7 milioni di persone e l'enclave è diventata «inabitabile». Queste cifre, ha specificato, non possono tuttavia essere verificate in modo indipendente.

Ad ogni modo, la Corte ha stabilito che almeno alcune delle denunce di violazione dei diritti umani presentate dal Sudafrica sono giustificate.

Via libera a misure provvisorie

La Corte internazionale di giustizia dell'Aia, ha poi affermato la giudice Donoghue, ha ritenuto che vi sia sufficiente urgenza per stabilire misure provvisorie. Di qui l'ordine dato a Israele di «prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio a Gaza».

«Israele deve prendere misure per prevenire e punire coloro che incitano al genocidio» dei palestinesi, hanno sancito i giudici della Corte internazionale.

Il Tribunale ha chiesto a Israele di preservare le prove del presunto genocidio a Gaza. La presidente Donoghue ha ordinato a di riferire alla Corte entro un mese e ha anche affermato che devono essere adottate misure per migliorare la situazione umanitaria nella Striscia.

Israele deve inoltre adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi di base e dell'assistenza umanitaria urgenti e necessari per affrontare le condizioni di vita dei palestinesi nella Striscia di Gaza.

La Corte internazionale di giustizia dell'Aia ha inoltre chiesto il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi israeliani a Gaza. 

Il tribunale non ha invece deciso per un cessate il fuoco a Gaza, contrariamente alle richieste del Sudafrica. Lo hanno sottolineato i media israeliani.

Le reazioni

Secondo il Sudafrica le misure imposte dalla Corte internazionale di giustizia a Israele equivalgono a una richiesta di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. «Come si possono fornire aiuti umanitari senza un cessate il fuoco? Come si può fornire l'acqua e l'accesso all'energia? Come si può assicurare che i feriti ricevano le cure, eccetera? Senza un cessate il fuoco, niente di tutto questo si può fare», ha dichiarato la ministra degli Esteri sudafricana, Naledi Pandor, parlando ai giornalisti uscendo dal Palais de la Paix dell'Aja dove si è tenuta l'udienza di oggi.

Gli Stati Uniti hanno ribadito la loro posizione secondo cui le accuse contro Israele di genocidio a Gaza sono «infondate», dopo le misure ordinate dalla Corte internazionale di Giustizia dell'Aja. «Continuiamo a credere che le accuse di genocidio siano infondate e notiamo che la Corte non ha accertato il genocidio né ha chiesto un cessate il fuoco nella sua sentenza», ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato americano dopo che la corte ha ordinato a Israele di fare di tutto per «prevenire la commissione di tutti gli atti che rientrano nell'ambito» della Convenzione sul genocidio.

Si susseguono le reazioni internazionali dopo la decisione della Corte internazionale di giustizia dell'Aja, che ordina a Israele di «prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio a Gaza», ma non chiede il cessate il fuoco. «Accogliamo con favore la decisione della Corte internazionale di giustizia e chiediamo alle parti di applicare le misure provvisorie da essa decretate»: scrive su X il premier spagnolo, Pedro Sánchez, in riferimento alla situazione di conflitto nella Striscia di Gaza. «Continueremo a sostenere la pace e la fine della guerra, il rilascio degli ostaggi, l'accesso agli aiuti umanitari e la creazione dello Stato palestinese accanto a Israele, in modo che entrambe le nazioni coesistano in pace e sicurezza», aggiunge il leader iberico.

La leadership palestinese ha accolto con soddisfazione le decisioni giunte oggi dalla Corte internazionale di giustizia dell'Aja. «I giudici - ha rilevato in un intervento televisivo il ministro degli Esteri palestinese Riad al-Malki - hanno stabilito i fatti e la legge, si sono pronunciati in favore dell'umanità e del diritto internazionale. Chiediamo a tutti gli Stati di garantire che tutte le misure provvisorie ordinate dalla Corte siano attuate, anche da Israele, la potenza occupante. Si tratta di un obbligo legale vincolante. Gli Stati hanno ora chiari obblighi legali di fermare la guerra genocida di Israele contro il popolo palestinese di Gaza e di assicurarsi di non essere complici. L'ordine della Corte internazionale di giustizia è un importante promemoria del fatto che nessuno Stato è al di sopra della legge».

«Quello dell'Aja è un passo importante che contribuisce ad isolare Israele e a esporre i suoi crimini a Gaza», ha dal canto suo detto un esponente di Hamas, citato dai media internazionali e ripreso da quelli israeliani, facendo appello affinché «l'occupazione applichi le decisioni» della Corte internazionale di giustizia.

Di tutt'altro parere il premier Benyamin Netanyahu: «La stessa affermazione che Israele compia un genocidio del popolo palestinese è non solo menzognera ma anche oltraggiosa. La disponibilità della Corte di prenderla in esame è un marchio di vergogna che non sarà cancellato per generazioni». Secondo Netanyahu «Israele combatte una guerra giusta contro i mostri di Hamas e la Corte ha respinto giustamente la richiesta di privarci del diritto all'autodifesa». Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant non utilizza mezzi termini: «Lo Stato di Israele non ha bisogno di lezioni di moralità per distinguere tra terroristi e popolazione civile a Gaza». «La Corte - ha aggiunto - è andata ben oltre quando ha accolto la richiesta antisemita del Sudafrica di discutere l'accusa di genocidio a Gaza, e ora si rifiuta di respingere completamente la petizione. Quelli che cercano giustizia - ha aggiunto - non la troveranno sulle sedie di cuoio del tribunale dell'Aja, ma nei tunnel di Hamas a Gaza, dove sono tenuti 136 ostaggi e dove si nascondono coloro che hanno ucciso i nostri figli».

La Corte internazionale di giustizia non «si è pronunciata sul merito del caso» e «ha ordinato misure provvisorie», ma anche queste «sono vincolanti per il diritto internazionale» e «Israele deve attenersi a questo». Lo dice in una nota la ministra tedesca degli Esteri, Annalena Baerbock. «La Corte ha anche chiarito che le azioni di Israele a Gaza seguono il barbaro terrorismo del 7 ottobre e ci ha ricordato che anche Hamas è vincolata al diritto umanitario internazionale e deve finalmente rilasciare tutti gli ostaggi», sottolinea Baerbock. «Sosterremo questo con tutte le nostre forze, così come la misura ordinata a Israele di far entrare urgentemente a Gaza più aiuti umanitari», conclude la ministra tedesca.

«La Svizzera si aspetta che Israele rispetti l'ordinanza» dell'Aia

«La Svizzera si aspetta che lo Stato di Israele rispetti l'ordinanza della Corte internazionale di giustizia (CIG)», ha indicato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) a Keystone-ATS. La CIG ordina a Israele di prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio e permettere la fornitura di aiuto a Gaza.

Il DFAE «ricorda che le misure provvisorie sono vincolanti per le parti, conformemente allo statuto della Corte internazionale di giustizia (CIG)», che la Svizzera «sostiene da lungo tempo».

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