Le domande scomode a Putin: un segnale di dissenso in Russia?
Alla fine, più di una domanda scomoda ha superato la censura. In pochi, invero, se lo sarebbero aspettati. E invece, a margine della conferenza-fiume di fine anno di Vladimir Putin, oggi, diversi interrogativi posti dal pubblico via SMS e proiettati sullo schermo alle spalle del presidente russo erano (inaspettatamente) critici nei confronti della leadership politica del Paese.
Una domanda, in particolare, ha catturato l'attenzione: «Dicci, quando miglioreranno le nostre vite?». Un'altra: «Perché la vostra realtà è diversa dalla nostra quotidianità?». E ancora: «Salve, come si fa a trasferirsi nella Russia di cui parlano su Channel One?». Un riferimento, nemmeno troppo velato, alla propaganda della televisione di Stato russa. Altro giro, altra domanda scomoda: «Abbiamo dato il gas alla Cina, abbiamo dato il gas all'Europa, ma quando ci sarà il gas in Chakassia?» ha scritto un altro spettatore, riferendosi alla Repubblica della Siberia meridionale. Di nuovo: «Quando avremo pensioni dignitose, da permetterci un viaggio almeno in Russia?». C'è anche chi, ironicamente, ha domandato: «Se Zelensky all'improvviso ci ripensa e attacca l'Europa, noi lo sosterremo?». Quanto al costo della vita, qualcuno ha fatto notare: «Le auto costano come gli appartamenti, e gli appartamenti come astronavi».
Non è chiaro se Putin abbia visto o meno questi messaggi, preso com'era dalle sue considerazioni. Ha risposto, questo sì, a una donna che gli chiedeva degli aumenti insostenibile delle uova. «Egregia, cara Irina, ne ho parlato col ministro dell'Agricoltura, gli ho chiesto come va con le uova e ha detto che ce le ha a posto, al che io faccio –credetemi – guarda che i nostri cittadini hanno problemi». Piccolo particolare: la parola uova, in russo, indica anche gli attributi.
Tante, altresì, le domande sulla guerra. Una diceva: «Quando saranno rilasciati i soldati mobilitati? Perché 300 mila persone dovrebbero servire per tutto il Paese?». Un'altra, ancora più diretta, ha toccato un tema delicato: l'eventuale fine del conflitto in Ucraina. «Quando finirà la guerra? Quando ci sarà la pace sulle nostre teste? Quando inizieranno i negoziati di pace?».
Resta da capire come sia stato possibile che domande così scomode abbiano superato lo scoglio della censura. Secondo alcuni osservatori, potrebbe essersi trattato di una precisa strategia per aumentare la copertura mediatica dell'evento e, parallelamente, per far sembrare all'Occidente che in Russia ci sia (ancora) spazio per il dissenso.