«La pace con l'Ucraina? Solo quando avremo raggiunto i nostri obiettivi»
La pace con l'Ucraina? Solo quando «avremo raggiunto i nostri obiettivi». Lo ha detto Vladimir Putin, a margine della conferenza stampa-maratona durante la quale ha risposto alle domande dei giornalisti e di cittadini russi comuni. Domande, evidentemente, selezionate e controllate in partenza. Si è trattato del primo, grande evento televisivo per il presidente russo dall'inizio dell'invasione su larga scala nel febbraio del 2022. Buona parte dell'evento, una vera e propria recita cinematografica, verteva proprio su quella che Putin, con testardaggine, ha continuato a definire «operazione militare speciale in Ucraina».
Il presidente russo, fedele alla narrazione, ha ribadito che la situazione sta migliorando lungo tutta la linea del fronte. Non solo, Putin ha detto altresì che l'economia russa è forte. Soprattutto considerando che il Paese è in guerra, ha aggiunto. D'accordo, ma la pace? Arriverà mai? «Ci sarà la pace in Ucraina quando avremo raggiunto i nostri obiettivi» ha insistito il leader del Cremlino. E gli obiettivi «non cambiano», ha detto, elencando «la denazificazione, la smilitarizzazione e lo status di neutralità» dell'Ucraina. Temi dominanti, nei discorsi del presidente, fin dall'inizio della guerra.
Putin, a un certo punto, ha rivelato che la Russia al momento impiega 617 mila soldati in Ucraina. Detto delle 300 mila persone mobilitate lo scorso anno, altre 486 mila si sono arruolate volontariamente a contratto. «Il flusso dei nostri uomini pronti a difendere gli interessi della patria con le armi in pugno non diminuisce» ha tuonato Putin, il quale non ha fornito un numero preciso di perdite pur rivelando che i figli di persone della sua cerchia più «stretta» hanno combattuto per le cosiddette compagnie militari private e che un certo numero di persone «vicine a me» sono morte. Un rapporto riservato dell'intelligence statunitense ha stimato, questa settimana, che 315 mila soldati russi sono stati uccisi o feriti dall'inizio della guerra, pari a quasi il 90% del personale militare russo all'inizio dell'invasione.
Un reporter di guerra del quotidiano russo Izvestia, con sede a Luhansk, nell'Ucraina orientale, ha poi chiesto a Putin della recente presa di posizione dell'Ucraina sulla sponda orientale del fiume Dnipro, occupata dai russi. Descrivendo il successo militare dell'Ucraina in una «piccola area» come un ultimo tentativo da parte di Kiev di sfondare in Crimea, Putin ha spiegato che le forze russe hanno deciso di ritirarsi di diversi metri in aree boschive «per salvare i nostri ragazzi». Il leader del Cremlino ha poi suggerito che il motivo principale per cui Kiev combatte è dimostrare all'Occidente che ha bisogno di maggiori finanziamenti militari. «Non so perché lo stiano facendo, stanno spingendo il loro popolo a farsi uccidere, è un viaggio di sola andata per le forze ucraine. Le ragioni sono politiche, perché i leader ucraini implorano gli aiuti dei Paesi stranieri». Il tutto, va da sé, sottolineando come il sostegno all'Ucraina da parte degli alleati si stia esaurendo.
A Bruxelles, quasi in contemporanea, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha avvertito: «Se Putin vince in Ucraina, c'è il rischio concreto che la sua aggressione non finisca lì». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dal canto suo, ha dichiarato che Putin avrebbe usato l'indecisione sulla guerra in Ucraina contro gli alleati. «I cittadini europei non vedranno alcun beneficio se Mosca riceverà un lasciapassare da Bruxelles sotto forma di negatività nei confronti dell'Ucraina. Putin la userà sicuramente contro di voi e contro tutta l'Europa».
Putin, di nuovo, ha affermato che le forze russe stanno avendo il sopravvento sulla linea del fronte in Ucraina. «Praticamente, lungo tutta la linea di contatto le nostre forze armate stanno migliorando la loro situazione, per dirla in modo modesto». Putin ha insistito sul fatto che la Russia possa andare avanti, nonostante le sanzioni economiche occidentali e l'isolamento politico.
A proposito di sanzioni, Putin si è espresso pure sulle relazioni della Russia con gli Stati Uniti e l'Unione Europea. Il presidente russo ha definito l'America un Paese importante, accusando però Washington di imperialismo. Di qui l'invito a «rispettare gli altri popoli e Paesi», con la promessa di ripristinare le relazioni una volta che gli Stati Uniti faranno questo passo.
La corrispondente del New York Times, Valerie Hopkins, concretamente ha chiesto al leader russo che cosa ci vorrebbe perché la Russia rilasci due cittadini americani detenuti nelle carceri russe, il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich e l'ex marine Paul Whelan. Oggi, proprio oggi, la detenzione di Gershkovich è stata prorogata fino al 30 gennaio. Il giornalista era stato arrestato mentre era impegnato in un reportage per il giornale nella città di Ekaterinburg ed è stato accusato di spionaggio. Accusa che lui e i suoi colleghi negano fermamente. «Per quanto riguarda un possibile scambio, vogliamo raggiungere un accordo e questo accordo deve essere reciprocamente accettabile e soddisfare entrambe le parti» ha risposto Putin. «È in corso un dialogo su questo tema. È un dialogo difficile e non entrerò nei dettagli ora, ma credo che nel complesso stiamo parlando in una lingua che entrambi capiamo. Spero che troveremo una soluzione».
Oltre alle domande spontanee rivolte a Putin da giornalisti russi e internazionali, si mormora che due milioni di domande siano state presentate per l'evento da russi comuni. Domande, come detto, attentamente vagliate.