L'analisi

«Vladimir Putin ha ottenuto esattamente ciò che voleva impedire»

Secondo la giornalista e scrittrice Anna Zafesova, dopo due anni «la vera novità del conflitto in Ucraina è l'uso dei missili a lungo raggio»
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Dario Campione
26.10.2023 06:00

Qual è la reale situazione del conflitto russo-ucraino? E che cosa sta succedendo sul terreno? Lo spostamento dell’attenzione internazionale sul quadrante mediorientale ha, inevitabilmente, oscurato la guerra avviata da Vladimir Putin nel febbraio del 2022. Le notizie dal fronte Est-europeo sono sempre più rade e anche l’opinione pubblica sembra segnare una certa stanchezza di fronte al dramma ucraino.

«Nelle ultime settimane non ci sono stati grandissimi cambiamenti - dice al CdT Anna Zafesova, giornalista e scrittrice, già corrispondente da Mosca della Stampa - ci stiamo avvicinando all’inverno e i due eserciti tentano di conquistare posizioni prima che inizino le piogge e il fango autunnale e si complichi lo spostamento dei mezzi pesanti. Assistiamo a una lenta ma continua controffensiva ucraina di terra, e a un tentativo russo di occupare altri territori senza troppo successo. In questo momento si combatte soprattutto in Crimea e ad Avdiivka, nel Donbass, città che sta seguendo un po’ la tragica sorte di Bakhmut: più che essere conquistata, viene rasa al suolo senza particolari avanzamenti da parte russa».

Il fatto è, spiega Zafesova, che «il comando di Mosca ha bisogno di affermare di aver conquistato un altro centro abitato, vuole cioè aggiungere un nuovo toponimo, anche se riferito a una città ormai inesistente, sulla propria bandiera e presentarlo così alla leadership politica».

La vera novità del conflitto, tuttavia, è un’altra: l’irruzione sulla scena dei missili balistici a lungo raggio, i cosiddetti Atacms (Army Tactical Missile System), il cui «esordio - dice Zafesova - è stato piuttosto spettacolare». Con gli Atacms forniti dall’amministrazione Biden, infatti, Kiev ha colpito due aeroporti militari russi nelle zone occupate, quindi tecnicamente in territorio ucraino, «rispettando in questo modo la clausola che vieta di utilizzare le armi americane o dei partner occidentali contro obiettivi in Russia».

In ogni caso, un dato è chiaro: sul piano politico-strategico, dopo quasi due anni di guerra, il tentativo di Mosca è completamente fallito. «Putin ha ottenuto esattamente quello che voleva impedire iniziando la guerra - aggiunge Zafesova - vale a dire un’Ucraina molto più forte e più accettata a livello internazionale, con un leader tra i più popolari a livello mondiale e sostenuta da Occidente a Oriente; un’Ucraina ormai sulla soglia d’ingresso della NATO e dell’Unione Europea, cosa che senza l’invasione russa sarebbe stata impossibile ancora per anni, se non per decenni. Putin voleva pure rivendicare il proprio ruolo di leader di una superpotenza, ma alla fine ha invece mostrato soltanto la fragilità militare della Russia, che ha perso ormai la metà dei territori conquistati nelle prime settimane di guerra».

L’unico risultato concreto, probabilmente, ha una prospettiva interna. «La guerra ha infatti permesso a Putin di consolidare il suo potere - osserva Anna Zafesova - Attraverso politiche estremamente brutali, ha trasformato l’autoritarismo con cui reggeva la Russia in una dittatura militare, mettendo a tacere ogni voce dissonante, ogni opposizione. Diciamo che ha condotto un’offensiva su tutti i fronti del dissenso politico. Ciò detto, non so quanto possa essere soddisfatto davvero di questo esito, perché governare con la paura e la repressione non porta molto lontano. Almeno un milione di russi ha lasciato il Paese, soprattutto giovani, istruiti e benestanti. C’è una carenza di manodopera fortissima e una situazione economica disastrosa, con il rublo che continua a perdere posizioni rispetto al dollaro e all’euro. E oltre all’economia, non è da escludere una crisi del consenso verso il Cremlino. Una serie di segnali indiretti mostra il crescere dello scontento, al punto che si continua a parlare, da parte di alcuni esponenti del regime, di cancellare le presidenziali della prossima primavera».

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