Musk fa saltare l'accordo con Twitter, ma cosa c'è dietro?
Il tira e molla è finito. Elon Musk ha deciso di ritirare l'offerta da 44 miliardi per acquistare Twitter. E tutta la pantomima portata avanti a suon di cinguettii è finita, spegnendosi in un clamoroso dietrofront. Il motivo ufficiale? Twitter «non ha rispettato gli obblighi contrattuali e non ha fornito le informazioni richieste». È quanto si legge nella lettera inviata dall'avvocato del patron di Tesla all'ufficio legale della società. Lettera di cui la SEC - l'autorità americana di vigilanza sui mercati finanziari - ha ricevuto una copia.
Il motivo ufficiale
Al centro della discordia, ormai lo sappiamo, ci sono i dati sugli account falsi. Musk ha affermato che gli utenti falsi costituiscono almeno il 20% della piattaforma, ma potrebbero arrivare fino al 90%. L’azienda ha risposto per le rime, riferendo che lo spam è ridotto a meno del 5%. E il patron di Tesla ha chiesto prove concrete.
Come anticipato due giorni fa dal Washington Post, la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati proprio i dati «non verificatibili» forniti da Twitter sugli account fake e i bot. Cifre su cui Musk insisteva da tempo e che, dopo l'acquisto lo scorso 25 aprile, erano diventate motivo di impasse. Con un lungo thread su Twitter, il CEO della società, Parag Agrawal, aveva spiegato che il problema dei bot è stato preso molto sul serio. Allo stesso tempo, aveva sottolineato che il blocco degli account bot è tecnicamente complesso e che la situazione del problema cambia rapidamente. Ma che la popolazione di bot su Twitter è inferiore al 5% e non è possibile effettuare stime corrette dall'esterno, perché ciò implicherebbe condividere con soggetti esterni a Twitter importanti dati personali degli utenti.
Un'offerta ormai insostenibile?
Ma, colpo di scena, per molti analisti internazionali questa sarebbe solo una scusa. Il dibattito sui bot di Twitter non è per nulla nuovo. Perché queste ambiguità non sono state chiarite prima di un accordo miliardario? Si tratta di una motivazione sufficiente per mandare tutto all'aria? Gli esperti ipotizzano che Musk fosse alla ricerca di un modo per uscire dall'affare senza incorrere in enormi penali.
Quando Musk ha valutato per la prima volta l'acquisto di Twitter, l'economia delle tecnologie era in una situazione diversa. Alla fine di marzo le azioni Tesla, che sono il motore della maggior parte della sua fortuna, valevano ben più di 1.000 dollari l'una. Ma da aprile il loro valore è calato. E gli azionisti - riferisce la BBC - hanno iniziato a temere che il tempo di Musk, già distribuito tra le sue società Neuralink, Space X, Boring Company e Tesla, si sarebbe assottigliato ulteriormente con l'acquisizione di Twitter. «Gli azionisti di Tesla non possono essere contenti che Musk dovrà distogliere ancora più attenzione dal vincere la gara dei veicoli elettrici», aveva scritto a fine aprile l’analista di Oanda Edward Moya.
La verità sarebbe che l'offerta era diventata insostenibile, perché nel frattempo il valore delle azioni di Twitter è sceso e anche Tesla è calata. L’accordo con Twitter non era piaciuto ai mercati, facendo crollare le azioni di Tesla. La primissima reazione era stato un calo delle azioni del 12%, con il titolo al ribasso di oltre il 28% dal suo massimo storico di novembre. Ma molti esperti di Wall Street sono ottimisti sul fatto che l’azienda che produce veicoli elettrici abbia ancora un enorme potenziale di crescita e rialzo a lungo termine. Le azioni di Twitter sono invece crollate negli ultimi mesi, in mezzo ai timori sull’effettiva conclusione dell’accordo. Un problema che è stato aggravato dalla generale svendita dei titoli tecnologici sul mercato azionario.
Vuole liberarsi senza pagare una penale?
Evidentemente qualcosa è andato storto, anzi stortissimo. Tanto da portare Musk a volersi levare completamente dai piedi. «In alcuni casi Twitter ha ignorato le richieste di Musk, in altri le ha respinte per motivi che ci sembrano ingiustificati e in altre occasioni ancora ha fornito informazioni incomplete o inutilizzabili», si legge nella lettera dell'avvocato indirizzata all'ufficio legale della società e alla SEC. Bisogna quindi «terminare l'accordo», perché la compagnia «è in violazione sostanziale di diverse disposizioni, e appare aver fatto descrizioni false e ingannevoli», su cui Musk si era basato per siglare l'intesa.
Ma la questione non è per nulla chiusa. Twitter ha già affermato che Musk si è (ormai) impegnato legalmente ad acquistare l'azienda, al prezzo concordato. Bret Taylor, presidente del consiglio di amministrazione, ha dichiarato che la società vuole concludere la vendita ed è disposta a portare la questione in tribunale per far rispettare gli obblilghi contrattuali al patron di Tesla. La posta in gioco è molto alta. Secondo gli accordi presi pare infatti che se Musk decidesse di ritirarsi dall’affare dovrebbe pagare una penale da un miliardo di dollari.
Come finirà (non tanto presto) il tutto? Musk si ritroverà, suo malgrado, ad acquistare una società da 44 miliardi di dollari per «sostenere la libertà di espressione»? Intanto tra i suoi cinguettii, stamattina, tutto tace. Forse è impegnato in altro. Business Insider, mercoledì, ha infatti rivelato che nel mese di novembre Musk avrebbe avuto due gemelli in segreto con una dirigente di Neuralink. Salendo a quota nove figli. «Sto facendo del mio meglio per aiutare a contrastare la crisi da spopolamento», aveva twittato lui in risposta. Intanto le azioni di Twitter Inc. sono crollate del 9% nel trading post-chiusura della Borsa.