Giustizia

No del Governo al codice etico: «Segnale poco incoraggiante»

Dopo la presa di posizione del Consiglio di Stato, che non ritiene necessario sostenere la proposta, prevale la delusione - L’iniziativista Matteo Quadranti (PLR): «Non capisco questa chiusura, specialmente dopo la vicenda del TPC» - Il presidente Fiorenzo Dadò (Centro): «Andiamo in Parlamento»
© CdT/Chiara Zocchetti

«Non mi sembra un segnale positivo, soprattutto dopo quanto successo al Tribunale penale cantonale». Si dice dispiaciuto, il deputato Matteo Quadranti per la risposta arrivata dal Consiglio di Stato, che nel suo messaggio invita il Gran Consiglio a bocciare la proposta inoltrata nel maggio dello scorso anno proprio dal granconsigliere del PLR. Quadranti, lo ricordiamo, con un’iniziativa parlamentare chiedeva di obbligare - tramite un nuovo articolo della Legge sull’organizzazione giudiziaria (LOG) - la magistratura ticinese di dotarsi di un codice etico. Una proposta che però non ha convinto il Governo, secondo il quale innanzitutto vale il principio della separazione dei poteri, senza dimenticare poi che «già oggi esistono una serie di norme e principi iscritti in leggi formali e regolamenti che obbligano i magistrati ad attenersi a determinate regole di comportamento». Nonostante l’Esecutivo precisi di non essere contrario all’introduzione di un codice etico, ritiene dunque che dovrebbe essere elaborato dall’assemblea dei magistrati, in collaborazione con il Consiglio della magistratura (CdM).

«Ricostruire l’immagine»

Una riposta che, come detto, ha lasciato l’amaro in bocca a Quadranti: «So bene che già oggi esistono norme e regolamenti a cui i magistrati devono attenersi. Ma il senso della mia iniziativa era un altro: il codice etico non dovrebbe infatti riguardare solo l’attività dei giudici durante i procedimenti civili e penali, ma aprirsi anche ad altri ambiti, come il confronto personale con i colleghi e il rapporto con gli avvocati». Senza dimenticare, dice, la sfera più privata: «Se una persona ricopre un certo ruolo, non tutto ciò che viene pubblicato sui social network potrebbe essere opportuno».

Dopo tutta la vicenda che ha coinvolto i giudici del TPC, prosegue il granconsigliere, «chiudersi in sé stessi non è un bene. Anzi, sarebbe stato opportuno dare un segnale diverso, testimoniando la volontà di ricostruire un’immagine positiva della Magistratura». Anche perché, prosegue, «ci sono molte realtà che hanno deciso di dotarsi di un codice etico, anche il Ministero pubblico della Confederazione lo ha fatto. Non vedo che male possa fare». Detto ciò, Quadranti non intende demordere. «Ne parleremo all’interno della Commissione Giustizia e diritti, anche perché la richiesta di prevedere un codice etico per la magistratura figurava tra le proposte contenute nella risoluzione votata dal Parlamento in ottobre». In più, osserva il deputato, «il Governo sostiene che dovrebbe essere un compito del Consiglio della magistratura elaborare un codice etico. Ma se oggi il Consiglio della magistratura ha un regolamento è proprio grazie all’input arrivato dalla Commissione Giustizia e diritti».

«Nessun passo indietro»

Dello stesso avviso pure il presidente della Giustizia e diritti Fiorenzo Dadò, che si dice sorpreso dal rifiuto del Governo: «Alla luce di tutto il caos avvenuto al TPC, ci saremmo aspettati tutt’altro approccio. Così, invece, non è stato». In più, aggiunge, «non si capisce bene perché venga evocata la separazione dei poteri, che in questo caso c’entra poco». Anche perché, tiene a ricordare Dadò, «quando il CdM ha avuto bisogno della politica, ad esempio per dotarsi di un regolamento che incredibilmente non aveva o per ampliare le misure disciplinari, non si è fatto problemi a bussare alla nostra porta. Invece, oggi che sul tavolo c’è una questione altrettanto urgente e importante come quella di dotarsi di un codice etico, prevale un atteggiamento di chiusura. È difficile da comprendere, immaginiamo anche da parte dei cittadini». In tutti i casi, spiega Dadò, ora la palla torna al Parlamento. «Di principio, il Gran Consiglio - avallando la risoluzione che già conteneva questa proposta - ha già dato un primo via libera. Ora discuteremo dell’iniziativa di Quadranti in Commissione e poi la porteremo all’attenzione del Parlamento». L’idea di dotare la magistratura di un codice etico, conclude il presidente del Centro, «ci sembra più che sensata. Specialmente dopo le polemiche e gli avvenimenti degli ultimi mesi».

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