«Noi che siamo architetti anche nel grande metaverso»
Cantieri in continua evoluzione, giorno e notte. Strutture avveniristiche, grattacieli, strade sopraelevate spuntano come funghi dal terreno brullo. Eppure, non si sente il classico frastuono che accompagna il mondo delle costruzioni. Non un colpo di martello, non un escavatore. Com'è possibile? Beh, perché siamo nel metaverso. Più precisamente, a Decentraland. Qui si mette tutto in piedi a forza di bit e poligoni, gli «atomi» che costituiscono le superfici dei solidi creati al computer. In questo mondo virtuale, le persone – pure loro composte da poligoni – passeggiano e parlano allegramente a pochi metri da un'imponente galleria d'arte, Helmallery, di cui pochi secondi fa non c'era nemmeno traccia. Gli avatar (così si chiamano i «doppi» umani nel mondo digitale) e gli abiti da loro indossati sono coloratissimi e fantasiosi. Non ci sono regole, insomma. Chi vuole, mette occhiali da sole e vestiti scuri. Altri, invece, puntano sullo stile alla marinara. C'è anche qualcuno che per l'occasione preferisce esibire una tuta da astronauta. «Ho studiato architettura in Ucraina, a Kiev, e ora lavoro qui da quasi un anno. Sono arrivata dopo lo scoppio della guerra – racconta la voce di una ragazza dai lunghi capelli rossi che sta saltellando –. Chi l'avrebbe detto che un giorno avrei lavorato nella realtà virtuale», esclama. Lei, nella realtà, è Kateryna Chaplynska, 25 anni. E sì, il suo avatar le assomiglia molto nonostante l'aspetto stilizzato che ricorda un cartone animato. Fisicamente, Kateryna è seduta nel suo ufficio a Besso, nella sede dello studio di architettura e ingegneria Pini Group. Una multinazionale che oggi conta centinaia di dipendenti in tutto il mondo, appena designata dall'Organizzazione autonoma decentralizzata della piattaforma, su 200 progetti concorrenti, come riferimento per i futuri progetti di architettura.
«L'architettura nel metaverso deve presentarsi agli utenti con una chiarezza assoluta in termini di orientamento e di percorsi. Bisogna segnalare senza ambiguità le varie attività che si possono svolgere all'interno degli spazi o dell'intera costruzione virtuale», spiega al Corriere del Ticino Umberto Ceccarelli, architetto di grande esperienza che ha seguito i lavori di Kateryna, presentando l'ultimo lavoro, Helmallery. Sui vari piani, si possono ammirare le opere di Silvano Repetto e Chiara Capobianco. «La Pini Group ha un settore dedicato all'innovazione digitale e questo progetto è la sua punta di diamante. L'idea è sfruttare la nuova opportunità per costruire e dare forma, dato che sono le nostre competenze, agli edifici dei clienti che vogliono insediarsi nel mondo virtuale», aggiunge il 50.enne. Su Decentraland le transazioni sono reali, tramite criptovalute. Il mercato immobiliare è in fermento e alcuni lotti sono arrivati a costare milioni di franchi, soprattutto quelli nelle vicinanze di marchi famosi o luoghi chiave, come aree di ritrovo, aree giochi o altri punti di interesse.
«A dipendenza di quanto terreno acquisti, hai la possibilità di sfruttare un certo numero di poligoni», dice Kateryna. Anche in questo mondo «esistente-ma-inesistente», quindi, ci sono dei limiti. «Più il mappale è grande, più hai poligoni. Più poligoni significa più dettagli e forme più complesse. Per il resto, però, non abbiamo limiti legati alla massa dei materiali o alla fisica che sperimentiamo sulla Terra. È un gran bel vantaggio non dover tener conto della forza di gravità».
Effetto «wow»
I visitatori possono essere colti dall'effetto «wow» in tanti modi. «Sì, è necessario creare forme interessanti o elementi che stimolino la curiosità. Per esempio, nel caso della Helmallery abbiamo utilizzato una serie di rampe luminescenti che partono dalla base e arrivano fino al soffitto. Ed è anche possibile salire sul tetto», precisa la giovane.
«Questo edificio dalle ampie vetrate è una sorta di Guggenheim, però a forma quadrata. L'abbiamo creato così anche per risparmiare sul numero di poligoni (le forme curve ne richiedono di più, ndr.) e aggiungere più dettagli all'interno», dice Ceccarelli. Che rivela un altro segreto di questa nuova professione. «I metaversi più sviluppati e popolari, oggi, sono quelli dei videogiochi. Ma queste mappe, queste aree di gioco, sono pensate per tempi di reattività e di movimento velocissimi. Nel nostro caso, invece, dobbiamo rallentare gli spostamenti degli utenti, affinché possano fermarsi, assorbire dei contenuti, comunicare. Come sarti, dobbiamo tagliare su misura un tessuto che permetta di creare cultura, economia, socialità. Questo è l'aspetto a cui oggi, nella realtà virtuale, pochi pensano e a cui si dà poco peso, tuttavia si tratta della peculiarità delle costruzioni di successo nel metaverso».
Galleria d'arte virtuale
Le opere mostrate alla Helmallery sono anche loro, ovviamente, in vendita. La loro unicità è definita tramite codici informatici che rappresentano un cosiddetto gettone non fungibile, un NFT. «In tutti i metaversi vediamo che l'attività di compravendita di NFT è una delle più gettonate, eppure mancano spazi adeguati per esibirli, per esporli, per collezionarli e, soprattutto, per scambiarli o venderli», osserva ancora Ceccarelli. «Ecco perché la nostra scelta di puntare sulla realizzazione di un'opera del genere, fra l'altro in collaborazione con l'azienda ticinese Helm, specializzata in NFT e metaverso».
Spazi per scambiare idee
Ma quanto costa imbarcarsi in un'impresa del genere? Ceccarelli premette che, per il momento, nessun cliente privato si è ancora annunciato per avere la sua casetta fatta di bit e pixel, o qualsiasi cosa sia il corrispondente della propria abitazione del mondo reale in Decentraland.
«No, ancora nessun cliente privato. Il motivo è abbastanza semplice. Il metaverso funziona come tecnologia integrata in tutti gli ambienti di ritrovo collaborativi. Ecco perché finora il terreno digitale è stato interessante soprattutto per i grandi marchi, oppure gli attori istituzionali. Qui possono realizzare luoghi perfetti per eventi, riunioni, incontri di lavoro. Ma una realtà abitativa privata di norma non è pensata per grandi scambi sociali e culturali. Chi volesse comunque costruire un piccolo spazio per mostrare qualche NFT appena acquistato agli amici, può cavarsela con una cifra anche esigua, parliamo di una forchetta tra 10.000 e i 30.000 franchi per l'acquisto del terreno, ovviamente a seconda della zona in cui decidiamo di edificare virtualmente».
Acque agitate
Il personale di Pini Group, insomma, ci crede e ci tiene. Nonostante le notizie, negli ultimi tempi, non abbiano tirato l'acqua al mulino della realtà virtuale o della realtà aumentata. Tra la fine del 2022 e questo inizio 2023, sono migliaia i posti di lavoro saltati nel settore della tecnologia. Mettendo in forse un ulteriore sviluppo di questo tipo di soluzioni. Meta, Microsoft, Amazon: sono solo alcuni dei grandi giocatori che, ancora in piena pandemia, spingevano a tavoletta ripetendo quanto ci tenessero allo sviluppo della realtà virtuale. La musica, però, sembrerebbe cambiata. Per non parlare dei vari tracolli legati al mondo delle criptovalute, con la piattaforma FTX in prima linea, il cui fondatore – il 30.enne Sam Bankman Fried – è ora accusano dalle autorità statunitensi di aver frodato gli investitori e di aver sottratto miliardi di dollari di fondi dei clienti.
«Tutti questi eventi sono difficili da interpretare», illustra Ceccarelli. «Mi spiego meglio: non è chiaro quanto una serie di collassi possa realmente influire sull'essenza del concetto di metaverso, di blockchain e criptovalute. Penso che in un futuro ormai prossimo non ci chiederemo neanche più se una determinata tecnologia che stiamo usando sia stata costruita da Meta o se sia basata su blockchain. Sarà così e basta. Come Internet. All'inizio, quando stava per diffondersi, una serie di pesanti vicende che avevano scosso i mercati non ne ha comunque impedito l'adozione universale da parte di tutti. Sono momenti normali della storia, momenti di espansione o di contrazione», dice l'esperto.
«Oggi abbiamo la possibilità di costruire ambienti virtuali dove la sicurezza dei dati è la più alta in assoluto. Grazie appunto alla blockchain, blocchi concatenati, la struttura alla base di queste tecnologie. Un sistema che non può essere tecnicamente manipolato e che non dipende da un organismo centrale di controllo. Questa è l'essenza che porterà il metaverso a essere una realtà importantissima. Ed è lì che dobbiamo arrivare», conclude Ceccarelli.