Il caso

«Non ci sono i requisiti legali per far restare qui i bambini»

Sulla vicenda dei tre minori che dovranno lasciare il Bellinzonese a fine giugno per fare ritorno in Honduras si è espresso anche il Consiglio di Stato: «È una misura proporzionata ed esigibile, andranno a vivere con i loro genitori»
Un’immagine generica che mostra tre bambini su una spiaggia dell’Honduras. © Shutterstock
Irene Solari
01.03.2025 06:00

La vicenda dei tre bambini honduregni, che vivono nel Bellinzonese con i nonni e che dovranno lasciare la Svizzera tra pochi mesi per fare ritorno nel loro Paese d’origine, è tornata sotto i riflettori. Ad esprimersi in merito è stato il Consiglio di Stato, rispondendo ad un’interrogazione inoltrata a metà gennaio da alcuni deputati del Gran Consiglio. Secondo quanto scritto dal Governo ticinese, i minori «non adempiono i requisiti legali per la permanenza in Svizzera». E, quindi, dovranno essere allontanati dalla Confederazione una volta scaduta la proroga per terminare l’anno scolastico, valida fino al 30 giugno 2025, concessa loro dall’Ufficio cantonale per la migrazione. Proroga che si rifaceva al precedente termine di partenza dei tre bambini, fissato al 31 dicembre 2024.

Un iter lungo

Ma riavvolgiamo il nastro per ripercorrere l’iter amministrativo e giudiziario di una vicenda che si trascina da anni. A portare l’attenzione sulla storia era stato il nonno dei bambini - ticinese e residente nel Bellinzonese - al quale sono stati affidati i tre nipoti vista la lontananza dei loro genitori, nel frattempo rientrati in Honduras. Nonno che si è sempre battuto affinché i bambini potessero restare con lui: «I miei nipoti vivono in Ticino da otto anni e sono integrati benissimo, sia a livello scolastico che sociale. La loro vita è qui, hanno studiato qui ed è giusto che restino, non vanno assolutamente allontanati», aveva dichiarato al CdT, intenzionato a portare avanti la sua battaglia nonostante i ricorsi sempre respinti dai tribunali. I minori, aveva ancora sottolineato l’uomo, «in Ticino vivono in un contesto adeguato ai loro bisogni, che non siamo certi potrebbe venir ricostituito in Honduras». Nel loro interesse superiore era quindi stato auspicato il riconoscimento di un loro statuto in Svizzera, «naturalizzazione o permesso di soggiorno». Tuttavia, sia l’Ufficio cantonale della migrazione, sia le istanze giudiziarie adite su ricorso hanno sempre dato risposta negativa: «I minori devono lasciare il Paese».

Il parere dei tribunali

«I bambini sono entrati con lo statuto di turisti», spiega dal canto suo il Consiglio di Stato «e, fin dall’inoltro della prima domanda, i genitori e i nonni sono stati informati che i criteri per l’ottenimento di un permesso non erano adempiuti». Il soggiorno in Ticino dei tre minori, precisa lo scritto, «è stato finora tollerato esclusivamente in ragione delle procedure ricorsuali in corso ma senza mai dar luogo al riconoscimento di un diritto di residenza». Per quanto riguarda invece l’argomento della lunga permanenza dei minori in Ticino, la replica del Governo è molto chiara: «Questa non può essere determinante per il riconoscimento di un diritto di soggiorno, come chiarito dalla giurisprudenza federale». Inoltre, sia il Tribunale federale che il Tribunale cantonale amministrativo hanno stabilito con le rispettive sentenze che il rientro in Honduras dei minori «presso i propri genitori biologici è una misura proporzionata, legalmente esigibile e conforme al diritto federale». Per queste ragioni «le istanze giudiziarie hanno stabilito in via definitiva l’esigibilità del loro rientro». Inoltre, precisa ancora il Consiglio di Stato nella sua articolata risposta: «I bambini, una volta giunti in Honduras, non saranno abbandonati a loro stessi ma si ricongiungeranno con i genitori biologici che, attualmente, sono residenti all’estero».

Condizioni socio-politiche

I firmatari dell’interrogazione avevano altresì rilevato che uno «sradicamento» dei bambini dal contesto sociale e scolastico nel quale vivono attualmente da otto anni potrebbe avere delle «conseguenze nefaste», come ribadito dai rapporti redatti dall’Ufficio dell’aiuto e della protezione e dal Servizio medico psicologico. Anche su questo punto il Consiglio di Stato ha riflettuto sulle conclusioni di quei documenti. Tuttavia, fa sapere, tali rapporti «non vincolano le decisioni in materia di migrazione, come spiega la giurisprudenza del Tribunale amministrativo federale». Sulla stessa linea il Tribunale cantonale amministrativo che «ha valutato la situazione senza ritenere che questi elementi giustifichino una deroga alle norme sulla residenza degli stranieri». Quanto alle condizioni che i bambini troverebbero nella destinazione sudamericana, «vista l’attuale situazione politica», i due Tribunali sono concordi nel riconoscere «le difficoltà socio-politiche dell’Honduras, tuttavia, non ci sono condizioni tali da rendere il rientro dei minori non esigibile».

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